Ecco perché penso che la saga Star Wars non sia un capolavoro inestimabile

So ancora prima di scriverlo che questo articolo mi farà piombare addosso un sacco di critiche di fan accaniti, con la bava alla bocca.

Il 16 Dicembre sarà probabilmente un nuovo anno zero del cinema. Uscirà Star Wars: Il Risveglio della Forza. Settimo episodio della serie e primo di una trilogia completamente nuova. Sono passati 10 anni da quando abbiamo assistito alla trasformazione di Anakin Skywalker nel mitologico Dart Fener in quello che è stato il miglior film della trilogia-prequel che ha seguito quella originale, La vendetta dei Sith. Stiamo ovviamente parlando di una saga entrata nell’immaginario collettivo, esulando dal semplice concetto di prodotto cinematografico. Il business legato a Star Wars ha abbracciato tutto: serie animate, fumetti, giocattoli e qualsiasi altro oggetto da collezione. È un universo, probabilmente studiato a tavolino da George Lucas, una volta fiero esponente di un certo tipo di cinema autoriale (su sprono del suo “maestro” Francis Ford Coppola) e ora una sorta di magnate dell’industria, dalla quale sembra aver rifiutato qualsiasi coinvolgimento artistico per dedicarsi a tempo pieno al ruolo di produttore, dopotutto quello più adatto alle sue caratteristiche professionali.

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Perché, diciamocelo, Lucas ha avuto sempre una visione, è stato unicamente quello a fare la differenza. È stato il primo a voler creare universi, razze, storie, a voler dare vita ad un suo sogno personale: realizzare una fantascienza “accessibile” e divertente che potesse essere fruita e amata da tutti. E così è stato. Star Wars ancora oggi rappresenta un dogma, per alcuni una vera e propria “fede”. Ma i fan più razionali, dentro di loro, sanno di non essere legati ai singoli film ma più a tutto quello che gira loro intorno. Mi spiego meglio e parlo per opinione personale: a 28 anni ho visto l’intera saga per la prima volta qualche settimana fa, dopo anni di riluttanza dovuta all’avversione al genere, più che altro. Arrivato infondo sono rimasto perplesso: è vero, la prima trilogia è un qualcosa che 40 anni fa ha rappresentato la scoperta del fuoco, soprattutto dal punto di vista degli effetti speciali (la Industrial Light & Magic è nata con questo film, nel magazzino di un aeroporto) eppure è innegabile che le mancanze in fase di sceneggiatura fossero evidenti allora come oggi. È palese che Lucas avesse in mente un mondo sconfinato, dopotutto stiamo parlando di uno degli autori più fantasiosi della storia della settima arte. Eppure i personaggi rimangono monodimensionali, alcuni di loro avrebbero tranquillamente potuto non esserci (vedi la principessa Leila, utilizzata soltanto come “collante” per tenere insieme tutta la brigata in Episodio IV e completamente inutile nei successivi due film). L’infinità di razze aliene che ci scorrono sotto gli occhi, nello splendore dei loro pacchianissimi costumi gommosi, non si sa bene da dove arrivino e quale sia il loro ruolo all’interno della vicenda. La continua volontà di Lucas di realizzare una sorta di western galattico, infarcito di umorismo e autoironia, ha fatto si che tutto il contesto, alla lunga, si trasformasse in una sorta di giocattolone, dove buttare dentro di tutto perché ormai l’intelaiatura c’era e i fan l’avevano adorata così, con tutti i suoi difetti e le sue mancanze.

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E il risultato di tutto questo è una seconda trilogia a tratti imbarazzante (anche tecnicamente, dato che in quegli anni di prodotti visivamente superiori ne erano usciti già parecchi), inutilmente trash e forzatamente complessa nello svolgimento. E Jar Jar Binks, di quello non ne parliamo che Lucas rischiò il linciaggio già nel ’99, tanto che negli episodi II e III decise giustamente di eliminarlo (quasi) dal plot. Eppure come si fa a non amare Star Wars? Chi di noi non si è mai immedesimato in Luke Skywalker, emblema supremo dell’eroe positivo che non vacilla mai e mantiene inalterati i suoi valori, nonostante non abbia mai capito che cazzo fosse la Forza visto che nessuno ha mai saputo spiegarglielo? Come si fa a non adorare la shakesperiana impronta che Lucas ha dato alla storia di suo padre Anakin, interpretato da uno dei peggiori attori che il cinema ricordi (nella prima trilogia) ma consacrato già villain definitivo diversi anni prima, emblema dell’antieroe per eccellenza, di quelli che si redimono in zona Cesarini, strappandoti il cuore dal petto senza pietà? Star Wars è tutto qui: è la storia di un percorso parallelo tra un padre e un figlio, è la storia dell’aberrante cambiamento del primo e dell’immutabile volontà del secondo. Questa è la Forza. La Forza di una saga che in quei mirabolanti scontri a bordo di bellissimi veicoli spaziali e in quei duelli con le spade laser ha solo trovato un’identificazione capace di trainare la storia nella leggenda.

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Quando ho iniziato a scrivere questo pezzo mi sarebbe piaciuto, almeno una volta, usare il termine “sopravvalutato” per definire Star Wars. Avrebbe sicuramente attirato un sacco di click e generato una discussione infinita che ad un portale di intrattenimento fanno sempre comodo. Eppure non ci sono riuscito. Perché se è vero che di sei pellicole, quelle realmente valide a tutti gli effetti, sono tre (gli Episodi III, V e VI a parere di chi vi scrive) è vero anche che una persona a cui la saga, in generale, non è che sia piaciuta poi così tanto, è qui a parlarvene, alla fine, in maniera positiva e accorata. Percepisco un’interferenza nella Forza. Magari anche io il 16 di Dicembre avrò qualcosa da fare… E non saranno i regali di Natale. Che la Forza sia con voi, giovani Padawan.

Simone Bravi
Nasce nella capitale dell'impero tra una tartaruga ninja, un Mazinga e gli eroi del wrestling dell'era gimmik. Arriva a scoprire le meraviglie del glorioso Sega Mega Drive dal quale non si separa mai nonostante l'avvento della PlayStation. Di pari passo con quella per i videogame vanno le passioni per il cinema, le serie Tv e i fumetti. Sembra Sheldon di The Big Bang Theory ma gli fanno schifo sia Star Trek che Star Wars. E' regolarmente iscritto all'associazione "Caccia allo Juventino".