What a time to be alive

Non è la prima volta che lo diciamo, ma per gli appassionati dei racing game questa è veramente una grande epoca in cui vivere. Tra l’eccellente Dirt 4, un F1 2017 tornato ai suoi massimi livelli, e il dualismo Forza Motorsport – Gran Turismo, quest’anno ai blocchi di partenza quasi in contemporanea, e chissà quanti altri ne stiamo dimenticando, chi vuol giocare un bel simulatore di corse ha veramente soltanto l’imbarazzo della scelta.

In un mercato che trabocca di titoli di qualità dunque, si inserisce Project CARS 2, sequel del già interessante primo capitolo del titolo di Slightly Mad Studios, ed ha tutte le carte in regola per ergersi ulteriormente tra la folla.

180 automobili, 140 tracciati suddivisi su 60 località e tanto, tanto realismo, sono gli ingredienti di base del gioco, che oltre a un’indiscutibile qualità, di cui vi parleremo tra poco, offre anche una grande varietà di discipline.

Di tutto un po’

In Project CARS 2 trovano spazio infatti i kart, vetture a ruote scoperte (Formula Renault e le Honda e le Chevrolet del Campionato Indycar, ad esempio), auto da rally (introdotta la guida sul ghiaccio ed il rallycross, la disciplina ibrida tra rally e corse vere e proprie), auto da pista e da strada, e le auto LMP e GT dei campionati di endurance. Tanta roba insomma.

E se il colpo d’occhio offerto dal gioco è notevole, anche su una PlayStation 4 “liscia”, con le vetture ben realizzate (anche dal punto di vista del sonoro: ottimo il rombo dei diversi bolidi), una discreta profondità visiva e un’ottima fluidità anche con tante macchine presenti contemporaneamente sullo schermo, quello che colpisce principalmente di Project CARS 2 è il gameplay.

Il gioco vira decisamente più verso la simulazione pura, molto più privilegiata rispetto a uno stile di guida più “arcade”, ma riesce a farsi apprezzare, soprattutto dopo qualche giro di prova, va detto, anche dai meno esperti, che magari sono alla ricerca di una sfida più impegnativa.

Il paradiso dello smanettone

Ogni singolo aspetto della macchina è personalizzabile a seconda delle proprie esigenze e della propria abilità: bilanciamento della frenata e del peso, deportanza, perfino l’angolo delle sospensioni e la durezza degli ammortizzatori, oltre alla gestione dei rapporti e del differenziale (ormai un classico per i racing un minimo simulativi), è tutto gestibile a proprio piacimento. Il gioco strizza anche l’occhio a chi non è proprio espertissimo di motori, attraverso l’ingegnere di pista. Selezionandolo sarà infatti possibile segnalare a lui i problemi della macchina, e cosa si vorrebbe migliorare, e verranno selezionate in automatico le opzioni migliori.

Così come gli aiuti alla guida, potrete scegliere l’influenza del controllo della trazione, l’assistenza alla frenata, gli aiuti per la traiettoria ideale, insomma ognuno potrà plasmare la difficoltà del gioco come meglio crede, fermo restando che il gioco offrirà comunque un livello di sfida notevole.

Piacere di guida

Ma dietro il volante, qualunque sia il livello di difficoltà scelto, sarà difficile restare impassibili di fronte alle sensazioni che il gioco è in grado di regalare, soprattutto in condizioni di bagnato, grazie a un sistema meteo dinamico tra i migliori della categoria. Guidare sotto un’acquazzone, non solo sarà tremendamente difficile, ma anche estremamente realistico considerando che il gioco tiene conto della formazione di pozzanghere lungo il tracciato, ad esempio, dove la macchina tende ovviamente a perdere aderenza.

Ma con il passare delle auto sulla pozzanghera, quest’ultima si sposterà ai lati del tracciato, ad esempio. Oppure con il migliorare delle condizioni atmosferiche (condizione rilevabile soprattutto sulle gare a lunga percorrenza), tali pozzanghere si asciugheranno, e questa cosa è innegabilmente una figata.

La modalità carriera, che alla fine come in praticamente tutti i giochi di guida è quella con la quale spenderete il maggior numero di ore di gioco, è strutturata per categorie di vetture e tipologie di corse, nelle quali però non correrete semplicemente per guadagnare crediti e magari migliorare il vostro parco auto. Le auto in gioco non saranno “vostre”, ma offerte dai team per i quali deciderete di correre, nella categoria per la quale avrete scelto di gareggiare.

Costruisci la tua carriera

Potrete iniziare con i kart, o con le Formula Junior, per specializzarvi nelle gare con vetture a ruote scoperte, oppure partire con le Ginetta per spostarvi poi sui campionati Turismo, insomma anche il modo in cui deciderete di proseguire nella carriera starà a voi, per una sensazione di libertà che difficilmente troverete in un racing.

Il che, paradossalmente, rappresenta l’unico eventuale ostacolo per chi cercasse un titolo più immediato.

Project CARS 2 è infatti un gioco che richiede dedizione e allenamento, ma che una volta padroneggiato sa regalare grandi emozioni. È però anche un pelino dispersivo e abbastanza diverso dai racing “tradizionali”, anche per via della diversa gestione della modalità carriera, il che potrebbe spiazzare chi cercasse un titolo più lineare e con un po’ più di immediatezza, ma francamente siamo ben lungi dal giudicare questo aspetto un difetto.

Anzi, ce ne fossero di racing così.

Verdetto

Project CARS 2 è un gioco che gli appassionati dei racing non dovrebbero assolutamente farsi sfuggire. Offre un gran livello di realismo e di sfida, probabilmente il miglior sistema meteo mai visto su console, un buon parco macchine (anche se non perfetto) e tanta varietà dal punto di vista delle discipline motoristiche. Il livello di difficoltà è tendente all’alto, e presenta diverse opzioni molto tecniche, ma anche i novizi, perlomeno quelli che abbiano un minimo di pazienza e forza di volontà, possono padroneggiare il sistema di guida anche grazie a un’eccellente bilanciamento degli aiuti. Forse pecca un po’ di immediatezza, sia perché c’è effettivamente bisogno di un po’ di pratica per godersi al meglio il titolo, sia perché la modalità carriera può risultare un pelino dispersiva. Ma alla luce di quanto descritto prima, non ce la sentiamo di considerarlo un difetto: non siate pigri e fate pratica giocando, che col piacere di guida offerto dal gioco, vi verrà anche facile.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.