Una storia di coraggio senza confini.

Uno dei periodi della storia contemporanea maggiormente controversi e, forse per questo, dotati di maggiore interesse, è senza dubbio la Guerra Fredda, quando il mondo, dopo la sconfitta dell’Asse, rimase diviso in due blocchi dominati da superpotenze con un arsenale abbastanza vasto da poter distruggere l’intero pianeta.

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Non tutto però era dominato dalla paura della bomba. Il mondo viveva infatti un momento di progresso scientifico e sociale molto rapido, dettato anche dalla “rivalità” mondiale. Bisognava dimostrare la validità del proprio stile di vita, a scapito di quello dell’altro blocco, umiliare l’avversario rendendo palese la sua inferiorità. Questa stessa necessità ha generato le prime storie dei pionieri del viaggio spaziale. E se dopo cinquant’anni di evoluzione scientifica il viaggio nello spazio continua tutt’oggi a presentare elevati fattori di rischio, pensate cosa doveva essere allora, con mezzi e conoscenze decisamente inferiori.

È in questo particolare contesto che si colloca Da quassù la Terra è bellissima, volume edito da Bao e ultima opera di Toni Bruno, autore già affermato che da sempre si contraddistingue nella sue storie per l’impegno in ambito sociale e la sua attenzione per gli individui, sulle loro emozioni e i loro sentimenti, mantenendoli sempre al centro della narrazione.

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La storia del cosmonauta russo Akim Smirnov (figura fortemente ispirata da quella di Jurij Gagarin, primo uomo a vedere la Terra dallo spazio) e dello psicologo americano Frank Jones è una storia di coraggio nella sua forma più pura, quello destinato a superare le proprie paure. Ritornato sulla Terra con successo dopo la prima missione, il maggiore Smirnov, nominato eroe del CCCP, si trova ad affrontare un periodo difficile della propria vita. A fronte di un’imminente nuova missione nello spazio dall’elevato valore propagandistico, viene colto da attacchi di panico prima di entrare nella centrifuga, il macchinario per simulare le accelerazioni dovute al decollo e al rientro dai voli spaziali, e la cosa sembra precludergli la possibilità di andare ancora nello spazio.

Dall’altra lato della cortina di Ferro, intanto, facciamo conoscenza del secondo protagonista della storia, lo psicologo Frank Jones, richiamato improvvisamente dallo Zio Sam per andare al fronte, nel bel mezzo della guerra in Vietnam. Per farsi riformare ed evitare il fronte servono soldi, così Frank accetta l’insolito incarico offertogli da un amico, data la sua elevata conoscenza della lingua russa. Volare fino a Mosca e lì aiutare il maggiore Smirnov a superare le sue paure per entrare ancora una volta nella Vostok e osservare la Terra dall’alto.

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Sia Jones che Smirnov sono figure legate a un passato difficile, con un rapporto complesso con la figura paterna. I due sembrano, a modo loro, complementari: Smirnov è un uomo che ha cercato di dimenticare gli orrori della guerra lasciandosi tutto alla spalle, persino la Terra; Jones, invece, le cui paure sono legate a un evento traumatico della sua infanzia, sembra abbia rinunciato a volare, preferendo dedicarsi a curare le ferite degli altri, forse ritenendosi incapace di curare le proprie.

Seguiamo così la crescita dei due personaggi appartenenti a mondi differenti, separati in tutto e per tutto da quella Cortina di Ferro che costituiva ben più di un semplice confine politico. Da un lato seguiamo i progressi di Akim, il suo prendere di nuovo confidenza con l’addestramento e l’idea di tornare nello spazio vanno di pari passo al suo riavvicinarsi alla famiglia, alla moglie e alla figlia da cui si era allontanato. Dall’altro il percorso di Frank, che lo porterà ad affrontare e/o a riconciliarsi con fantasmi del suo passato, che costituiscono la “centrifuga” del non-astronauta.

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Dal punto di vista artistico c’è poco da dire di fronte a un’opera sinceramente ineccepibile. Lo stile appare evidentissimo da ogni vignetta e sottolinea, con la propria delicatezza, la fragilità speculare dei temi trattati. Leggendolo ci siamo innamorati varie volte del volume di Toni Bruno, su livelli diversi: della storia, dei personaggi, dei disegni, dei colori, nonché del modo in cui tutto sembra combaciare con grande armonia.

Tutto questo non può che aiutare la chiarezza del messaggio, di cui l’autore si fa portavoce, ovvero che le paure vanno affrontate, certo, ma non represse. Più che sconfiggere la paura, Akim e Frank imparano ad accettarla come parte della loro storia e quindi della loro vita, maturando come individui alla luce di questa consapevolezza. Comprendere che dopo certi eventi non si può più tornare indietro, e si deve solo andare avanti, questo diventa, in definitiva, il coraggio.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.