“Dovere. Tempo. Destino. Tutto tende a separarci e di fatto ci separa…

Reginella è vulata? E tu vola! Vola e canta… Nun chiagnere ‘ccà!“, così scriveva nel 1917 Libero Bovio, uno dei più grandi autori musicali napoletani di tutti i tempi, ideatore di tanti brani leggendari come Lacrime napulitane, Silenzio cantatore e O’ Paese d’o sole e, per l’appunto, Reginella, spesso arrangiata per le strade della città. Una canzone che parla d’amore, un amore vissuto tra pane, ciliegie e baci, che adesso è finito e di cui rimane solo una flebile traccia. Sembra impossibile non riconoscere in questa poesia cantata dei richiami, anche solo a partire dal nome, a quel personaggio Disney creato da una coppia di assoluti maestri, Rodolfo Cimino e Giorgio Cavazzano, nel lontano 1972, su Topolino 873. Una figura nata in un’epoca che per certi versi lontana, quando tante cose erano diverse rispetto a oggi: il fumetto era diverso, e anche la sensibilità per certi temi, la percezione della dolcezza, della tenerezza e dell’affetto, non sempre identificato con l’amore ma con il piacere di stare insieme, senza pensare troppo a tutto il resto.

Nonostante quarantacinque anni di distanza e le differenze tra quel periodo e l’attualità, quel numero ci ha presentato un’icona della letteratura disegnata italiana che ciascuno di noi, almeno una volta, ha conosciuto di persona: Reginella. La papera di origine extraterrestre, sovrana di un mondo alieno che conta su di lei per la propria sopravvivenza, divisa tra la “ragion di stato” e gli obblighi verso la sua gente, innamorata di Paperino, con cui ha avuto una tribolata e struggente storia senza avere mai la possibilità di viverla pienamente. I due sono costretti a dirsi ripetutamente addio, simili a due stelle che si guardano da lontano senza potersi mai toccare. Eppure, come spesso accade nella vita, quella vera, mentre alcune persone sono destinate a sparire completamente altre invece lo sono a ritornare, seguendo il filo che le lega vicendevolmente. Poco importa che di mezzo ci siano nazioni, continenti, oceani, pianeti e perfino galassie: se siamo legati a qualcuno, verrà il giorno in cui potremo ritrovarci. Ed è questo che accade, dopo ventitré anni, tra Paperino e Reginella, nei numeri di Topolino di queste settimane.

Difficile non ricordare o evitare di menzionare una penna come Rodolfo Cimino ogni volta che si realizzano le più grandi storie dei personaggi Disney. All’interno del grande pantheon di autori nostrani che hanno creato e indirizzato, nel corso dei decenni, l’immaginario dello storico settimanale, crescendo generazioni di lettori che poi susseguitisi agli stessi banditori della loro fantasia, l’autore di Palmanova, venuto a mancare nel 2012 a Venezia, ha un posto di primo piano assoluto. E difficile anche riassumere in poche righe la sua poetica, fatta di situazioni al limite del parossismo, sapienti riferimenti classici e letterari, lessico ricercato e spiritoso, stragemmi narrativi, attualizzazione di elementi coniati da Carl Barks, “l’Uomo dei Paperi”, il suo tipico umorismo e il leitmotiv del viaggio in luoghi assurdi o fuori dal tempo, irreali come un sogno. Ed è proprio da questo espediente che si creano le condizioni per il primo incontro tra Paperino e Reginella, in Paperino e l’avventura sottomarina. Qui ancora il personaggio è nella sua fase embrionale, e anche la vicenda appare molto più leggera, così come i nomi del mondo dal quale proviene la Regina e il suo popolo, battezzato qui Cocuzzolandia e poi cambiato, nelle storie successive, in Pacificus. Ma le idee fondamentali ci sono già.

La trama è abbastanza consueta: Paperino, in una battuta di pesca subacquea alla Baia Silenziosa, viene rapito da una mano gigante uscita dal terreno, manovrata dal popolo vagante di Cocuzzolandia. Viene accolto dalla comunità e, per impedire che possa tornare in superficie a raccontare il loro segreto, viene condizionato con la tecnologia aliena e dimentica ogni cosa della sua vita a Paperopoli. Lui e Reginella si conoscono e sviluppano un rapporto di affetto genuino che purtroppo ha vita breve. Infatti, la presenza del papero rischia di avere gravi effetti sulla città segreta e lei stessa è costretta ad allontanarlo. L’amore impossibile è il fulcro della narrazione, un amore che non può avvenire per colpa della vita, del destino. Cimino realizza così una storia che potremmo definire tragica e romantica, sfruttando il fatto che Paperino non può, per indiscutibili ragioni di status del personaggio, avere relazioni con nessuna tranne che con Paperina. In questo senso, le regole della narrazione disneyana e seriale in generale dei fumetti, secondo cui alla fine tutto deve tornare come prima, incarnano la crudeltà di un destino che segue vie imperscrutabili. Le parole che lui manda alla sua amata, in quello che pensava essere l’ultimo, commovente saluto, hanno strappato più di una lacrima: “Addio, Reginella! Ti restituisco il medaglione! Anche se la nostra primavera non è diventata estate, ti ricorderò e rispetterò il tuo segreto per sempre.” Ma a volte, se forze invisibili allontanano e dividono, possono pure riunire. In questo caso, si trattò di un altro amore, non meno potente e inossidabile: quello dei lettori!

“…Ma il sentimento non conosce frontiere e mi unisce a te come se avessi sempre la mia mano sulla tua.”

Questo incontro ebbe molti seguiti negli anni a venire, tutti sceneggiati da Rodolfo Cimino, di cui tre disegnati ancora da Cavazzano e l’ultimo dall’artista spagnolo Antoni Bancells Pujadas. In ciascuno di essi, l’autore lima gli ultimi dettagli, cambia il nome del mondo originario in Pacificus, sviluppa alcuni elementi e ne abbandona altri, costruendo una piccola saga fatta di tenerezza e dolore. I due innamorati, infatti, continueranno ad incontrarsi, a rivedersi, ad accorrere l’uno in soccorso dell’altra, ma non coroneranno mai il loro sogno di stare insieme, arrivando perfino alla drastica decisione di farsi cancellare la memoria per evitare di soffrire ancora e per occuparsi dei rispettivi doveri. Anche questo è un altro dei grandi temi di Cimino: il dovere, la responsabilità verso il popolo che si guida, la “ragion di stato” che spesso, esattamente come nella realtà, impedisce di inseguire i desideri bramati dal cuore. Ma Paperino e Reginella non si separano mai veramente: ogni volta che accade, non è per sempre.

Nel corso nei decenni, succede in diverse occasioni. Paperino e il ritorno di Reginella, pubblicato sull’Almanacco Topolino n. 213 del 1974, è quella che più ha scavato nel rapporto tra i due e più ci ha fatto soffrire al momento dell’addio. Addio comunque temporaneo, come dimostra Paperino e il matrimonio di Reginella, su Topolino 1673 del 1987. Stavolta è lui, il nostro papero vestito da marinaio preferito, a partire per salvare l’amata e il suo popolo da un’invasione straniera. Ma ancora una volta i due dovranno separarsi, fino al prossimo incontro, nel 1992, in Reginella e la minaccia terrestre (Topolino n. 1884). Salutarsi di nuovo, fino all’ultimo ritrovo sceneggiato da Cimino, in Paperino e il terribile vampirione (Mega Almanacco 456 del 1994)…

“Addio.”

…Finora, nell’agosto del 2017, per merito di Bruno Enna (l’unico capace di realizzare una simile impresa) e Giada Pessinotto, con la benedizione di Giorgio Cavazzano che ha firmato la copertina del suo grande ritorno. Reginella, l’amore impossibile di Paperino e di tutti, quell’amore cui ciascuno di noi ha dovuto dire addio, per una ragione o per un’altra, e che rimane sempre lì, dentro al nostro cuore, e ogni tanto ritorna per farci provare le stesse sensazioni di un tempo.

Ma è solo per poco. Perché la realtà è implacabile, ci riunisce e ci separa ogni giorno. Reginella, quella stupenda papera dagli occhi grandi e i capelli scuri con due stelle tra le ciocche, custodisce forse in questo un’altra chiave del suo successo, della sua capacità di penetrare in tal modo la fantasia dei lettori, grazie al suo richiamo continuo all’infanzia, al periodo dove si vive di sogni che purtroppo, troppo spesso, la vita adulta ci porta via. Proprio come tra Paperino e la sua amata dello spazio, che si rivedono giusto il tempo di un idillio per poi essere separati dalla vita adulta, dalla realtà, riportati sulla Terra, dal loro amore vissuto tra le stelle.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!