Amicizia, amore, dolore e rassegnazione: ecco la nuova fantastica avventura di Tequila Works

Dopo uno sviluppo decisamente travagliato, la nuova opera di Tequila Works è finalmente arrivata sulle nostre console e PC. Pensata al principio come un’esclusiva PlayStation 4, nel corso del suo sviluppo Rime è diventato un titolo multipiattaforma al centro dell’attenzione per diversi mesi.

Acclamato dal pubblico dopo la sua prima apparizione, l’amore per Rime si è trasformato in odio da parte di diversi giocatori, che è sfociato in pesanti accuse contro il team di sviluppo, accuse che in parte avevano influito sulle aspettative generali. Non ci è voluto così tanto, però, per far scomparire l’alone di negatività che circondava il titolo che, non a caso, abbiamo definito in apertura come “un’opera”.

“Un viaggio inaspettato”

Cosa servirebbe ad un gioco privo di dialoghi, e con un incipit totalmente assente, per poter funzionare e raccontare una storia che sfoci in un finale imprevedibile e che valga, senza ombra di dubbio, il prezzo dell’intera avventura? Sicuramente un level design ispirato, una direzione artistica magistrale ed una colonna sonora che cammina a braccetto con l’avventura in ogni singola fase. Tutti questi elementi sono decisamente i punti di forza di Rime.

Il gioco ci porterà su un’isola deserta, nei panni di un ragazzino e, senza aggiungere altro, ci ritroveremo ad esplorare le coste del posto. Inizialmente abbiamo avuto una sensazione di deja-vu, con delle fasi platform e puzzle che ricordavano produzioni come ICO e The Last Guardian, ma ben presto il gioco riesce ad acquisire un’identità propria regalando, oltre ai classici enigmi che ci consentiranno di proseguire per la nostra strada, anche una buona fase esplorativa alla ricerca di collezionabili. Tutto quello che avrete a disposizione è la voce del protagonista, che consentirà di attivare dei meccanismi mediante delle statue sparse nelle varie aree: niente combattimenti, ma solo la possibilità di nascondersi o eliminare alcune strane entità oscure ed eteree tramite delle sfere di luce. Gli enigmi di Rime non minano particolarmente il prosieguo dell’avventura. In tal senso, la capacità del team di sviluppo di proporre delle sfide bilanciate in grado di non spezzare i ritmi di gioco ma, allo stesso tempo, di non trasformarlo in una semplice passeggiata è davvero encomiabile. Questi si basano principalmente su alcuni giochi di prospettiva, su oggetti da posizionare in punti specifici o, come detto in precedenza, sfruttare alcune sfere per liberare la strada dai nemici, senza tralasciare ovviamente alcuni enigmi meno immediati e ben strutturati. Inoltre, in diverse occasioni si potrà contare su alcuni “alleati”: una volpe onirica che incontreremo nelle prime fasi e ci accompagnerà per tutta l’avventura e alcuni androidi meccanici che aiuteranno il protagonista a liberarsi degli ostacoli presenti sul cammino.

Rime scorre senza mai annoiare, nonostante non ci siano evoluzioni particolari che possano esplicare il motivo del lungo viaggio intrapreso dal protagonista, merito sicuramente di un level design curato, con ambientazioni ispirate e sempre diverse che passano dal fiabesco al dark, per poi sfociare in un finale inaspettato che vale tutte e 6 le ore passate a cercare di cogliere il senso dell’opera. Questo aspetto forse potrebbe annoiare alcuni giocatori, che si ritroveranno a proseguire senza uno scopo, senza un motivo ben preciso per andare avanti ma, una volta giunti al termine di questo meraviglioso viaggio, credeteci, si ripenserà ad ogni singola cosa vista e ad ogni piccola azione effettuata, riavvolgendo il nastro e ripercorrendo la storia fino all’inizio, in cui ci si ritrova distesi sulle rive dell’isola.
Appare dunque chiaro che non ci siano grandi motivi per effettuare una seconda run a Rime, se non per recuperare alcuni collezionabili che potrebbero aggiungere quel pizzico di longevità alle 6 ore necessarie per portare a termine il gioco.

Passando invece all’aspetto tecnico, questo risulta essere la principale nota dolente dell’intera produzione. In alcune fasi si percepisce lo sviluppo travagliato che ha influito in maniera inevitabilmente negativa su questo comparto, soprattutto in presenza di inquadrature panoramiche o nelle fasi più concitate, dove si assiste a dei cali di framerate alquanto evidenti. A soffrire principalmente di problemi di ottimizzazione è la versione PC, in grado di donare prestazioni ottimali soltanto in presenza di un comparto hardware di fascia medio/alta. Per il resto, anche le fasi platform funzionano bene, senza ostacolare minimamente lo scorrimento del gioco, tranne che per qualche inquadratura panoramica in alcune sporadiche occasioni che inizialmente potrebbero spiazzare i giocatori.

Verdetto:

Nonostante lo sviluppo travagliato e le speranze affievolite dei giocatori che avevano apprezzato Rime fin dalla sua prima apparizione, l’ultima fatica di Tequila Works è riuscita a fugare ogni dubbio. Rime è un gioco che funziona sotto quasi tutti i punti di vista, un’avventura priva di dialoghi, che riesce a trasferire ai giocatori più di quanto non si possa fare con le parole. Le diverse ambientazioni che passano dal fiabesco al dark, proprio come la storia che il team ha voluto raccontare, fanno del titolo un viaggio emozionante che si dimostra più maturo e profondo del previsto, sfociando in un finale che da solo potrebbe valere il prezzo dell’intera produzione. Nonostante alcune imperfezioni tecniche, tra le quali diversi cali di framerate, Rime è un’opera che merita una chance da parte di qualsiasi tipologia di giocatore e che noi di Stay Nerd consigliamo vivamente.

Settimio Capozzoli
Ingegnere per hobby, Nerd di professione. Appassionato di Videogames, da quando mio padre mi regalò un Atari 7200 con MidnightMutants (avevo solo 2 anni) ed attratto da qualsiasi aggeggio elettronico. Odio profondo per Assassin’s Creed, dopo averlo lodato fino al terzo capitolo ed amante di Halo, Dragonage, The Witcher e di quel gran figo di Illidan Stormrage. Da grande sogno di diventare uno Spartan.