Come sfruttare (male) 5 anni di sviluppo

Credo di essere uno dei pochi in Redazione (e forse al mondo, chi lo sa) a nutrire una profondissima fiducia nei confronti di Wii U e dei suoi titoli. Mi trovo a battibeccare (in amicizia e sempre nel migliore dei modi) sulle potenzialità della console maggiore di Nintendo e la difendo a spada tratta, rimarcando che i giochi veramente superfichi esistono e li sto giocando proprio adesso!

Poi, il destino ci mette lo zampino e manda tutti i miei ragionamenti a puttane, così dall’oggi al domani, senza avvisare e con una protervia che ha del brutale. Il destino infatti, o qualcuno al posto suo, ci ha recapitato il codice promozionale per recensire il nuovo (più o meno) Rodea The Sky Soldier. Come scoprirete in corso di lettura, la precisazione sul codice promozionale ha un peso enorme, sia sulla recensione in sé, sia sull’eventuale desiderio malsano di acquisto che potrebbe nascere in Voi Lettori.

Andiamo però, con ordine, come si confà a una recensione di tutto rispetto, ché di storie da raccontare ne abbaiamo tante…

Mille anni

Vi sembrerà strano, ma R0dea ha dalla sua una storia abbastanza intrigante e articolata, sempre se paragonata ai canoni della categoria action a cui si rifà. Inizia tutto con un Impero di via di disfacimento, quello di Naga, votato alla ricerca tecnologica. Come nelle migliori eco-tradizioni giapponesi, Naga si è giocata tutte le risorse e il suo territorio si è trasformato in una arida distesa di niente tossico. Quando accadono queste cose, nel magico mondo dei videogame, di solito il Sovrano di turno decide di risolvere la situazione invadendo il regno vicino, che tradizionalmente è in condizioni migliori, in pace con la natura e senza alcun tipo di esercito degno di questo nome.

Nel caso di Rodea, l’Impero di Naga si rivolge agli abitanti del Piano di Sopra, il Regno di Garuda, che vivono su delle isole fluttuanti lassù nel cielo sempre più blu. E scoppia la Guerra, quella drammatica.

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Purtroppo, il cattivissimo imperatore di Naga cova una serpe in seno, e lo scopre quando sua figlia Clelia decide di volare insieme a R0dea, la sua guardia del corpo robotica, verso i Sovrani di Garuda per cercare porre fine al conflitto. Questo suo tentativo viene tarpato dalle forze di suo padre e prima che tutto vada in vacca, Clelia consegna a Rodea metà di un artefatto, La Chiave del Tempo. Colpito da questo gesto e da tanti ma proprio tanti proiettili nemici, Rodea viene robotomizzato, cade in una specie di coma cibernetico.

Per mille anni. MILLE.

Questa era solo l’intro. Il gioco vero e proprio si svolge in realtà mille anni dopo gli avvenimenti finora narrati, quando la bambina Ion, inventrice e petulante rompipalle di prima categoria, trova l’esanime Rodea e lo aggiusta. Il soldato del cielo però purtroppo non ricorda nulla di sé, della sua missione, del suo passato. L’unica cosa che sa è che nonostante siano passati mille anni dalla sua ultima apparizione, Naga si ritrova nuovamente in battaglia con Garuda, per lo stesso motivo. Questa volta, però, Rodea entra in gioco direttamente come difensore degli oppressi, combattendo attivamente contro l’esercito di macchine provenienti dal continente di sotto. Nel frattempo il Robot cercherà di riprendere le fila del suo passato, svelando a poco a poco la sua vera natura, in una storia ricca di amicizia, lealtà e tanti buoni sentimenti, come ci si aspetta da un prodotto del genere.

Certo, bisogna sorvolare sul fatto che in mille anni le forze di Naga sono rimaste esattamente le stesse, senza nessun restyling né miglioramento (gli aerei a forma di pescetti, con tanto di coda sbattente!), i contadinelli di Garuda sono rimasti tali e quali, e nonostante tutto non hanno pensato minimamente di mettere in piedi un piccolo esercito della domenica, just in case, come direbbero gli Americani. Bisogna sospendere paurosamente l’incredulità per godersi la storia in un certo senso, prenderla come una fiaba e starci dentro solo per questo.

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Anche perché i personaggi collaterali a Rodea sono abbastanza stereotipati e vengono direttamente dai cliché manga-anime che i Giapponesi ci hanno insegnato fin da piccoli. La ragazza inventrice, Ion, è fastidiosissima, paragonabile a Vanilla di Final Fantasy XIII, con un livello di chiacchiericcio al limite dell’illegale. Sono giunto alla conclusione che Ion sia stata volutamente creata così, in laboratorio, con pezzi di ragazzine petulanti morte, tanto che gli stessi realizzatori hanno inserito tra le opzioni la possibilità di ZITTIRLA! E con questa forse le ho visto davvero tutte!

Il cast si completa con le normali famiglie disfunzionali giapponesi, con nonni che allevano nipoti, sorelle malate che affidano a fratellini imberbi compiti pericolosissimi, il contadino single che non si sa come faccia a passare le sue solitarie serate invernali e a mantenere la vista acuta e una bella cera.

Ce n’è davvero per tutti i gusti anche se, come si può intuire, i cliché sono presenti tutti, e anche lo stesso Rodea (che è un robot maschietto) è un concentrato di sofferenza in salsa anime giapponese, tra tribolazioni, dedizione all’amicizia, momenti di introspezione da teatro kabuki e battute idiote. Nonostante tutto, alla fine, si riesce anche ad affezionarsi a questi personaggi (anche a Ion, ma solo dopo averle chiuso il becco!) e si sente persino il bisogno di sapere a che serve la Chiave del Tempo e perché Rodea ha un cuore…

Tutti fuori a giocare!

R0dea The Sky Soldier è un action acrobatico aereo, una tipologia di gioco un po’ pomposa e altisonante che forse non avrete mai sentito. Ma in realtà non è vero, di questo tipo di giochi ne conosciamo qualcuno e ci abbiamo anche giocato. Vi ricordate di Sonic, quando per la prima volta si avventurò nel suo mondo tridimensionale, dove saltava e correva, afferrava gli anelli dorati e si schiantava contro i nemici a tutta velocità? O se vogliamo citare una fonte ancora più diretta, l’onirico Nights into Dreams, titolo cult dell’era Saturn? Con Rodea siamo su quel frangente, anche perché dietro la copertina di questo gioco, in veste di produttore si cela il caro vecchio Yuji Naka, che è appunto il papà dei vari Sonic, anche quelli tridimensionali.

Il sistema di gioco di R0dea è una sorta di evoluzione o rivisitazione di quello che già abbiamo visto con altri suoi titoli. L’ossessione per i movimenti aerei, spaziali, ampi, è qui alla mercé del concept del personaggio principale. Essendo, come da titolo, un Soldato del Cielo, R0dea si muove principalmente saltando e VOLANDO verso il suo bersaglio, fluttuando per aria. Il salto è affidato alla pressione di un tasto, mentre, una volta in aria, con la levetta controlliamo un mirino con cui scegliamo il nostro bersaglio di atterraggio e lo confermiamo con lo stesso tasto del salto. Quindi: ci si libra in volo, si sceglie dove andare e si vola allegramente.

Durante i nostri viaggetti con il vento tra i capelli e le luci accese anche di giorno, è sempre possibile mirare ai nemici presenti sull’area di gioco ed eseguire un Attacco Turbo, scagliandoci contro di loro e distruggendoli. Nell’arsenale del nostro protagonista, poi si aggiungeranno altre armi che affiancheranno il nostro Attacco Turbo e aggiungeranno altre abilità  quelle principali di salto e attacco.

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Fin qui, tutto sembra idilliaco, e già vi immaginate a volare beati tra le montagne di Garuda, insieme a stormi di uccelli, intenti a distruggere le macchine inquinanti di Naga. E invece no, miei Cari. Dovete fare sempre i conti con sua maestà l’Altimetro. Eh beh, perché, anche se siete dei cazzutissimi robot d’assalto aereo, non potrete restare in aria per sempre, ma ogni tot dovrete scendere a terra, o comunque dovrete toccare terra con i vostri bei piedini. Se non lo fate, il povero Rodea si troverà a precipitare a peso morto.
Esistono altri metodi per recuperare energia altimetrica, tipo collezionare Gravitoni (l’equivalente degli anelli di Sonic), ma questa cosa influisce relativamente sul vostro gioco abituale, perché se ne trovano pochi e i nemici non li rilasciano quando vengono uccisi…

Tutto questo si traduce in un gameplay frazionato, a singhiozzi, fatto di salti spezzettati e madonne buttate da tutte le parti, combo rovinate dalla necessità di toccare terra per forza e ancora madonne da tutte le parti.

Sul serio, Rodea ha un concept davvero divertente, un’idea centrale che voleva il giocatore intento a VOLARE e a combattere volando, un gameplay fatto di velocità, mira, riflessi e ancora velocità. Invece con questa scelta scellerata di aggiungere l’altimetro con i suoi obblighi infernali ha completamente snaturato l’elemento caratterizzante del gioco stesso. A questo aggiungiamo poi una telecamera posseduta e incontrollabile, che fa di tutto, DI TUTTO per dare fastidio, e abbiamo il mix perfetto per creare il cosiddetto gioco da scomunica.

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Behind The Scene

Concedetemi una piccola digressione, adesso, così da spiegare anche il sottotitolo a questa recensione. R0dea The Sky Soldier è un gioco con una storia estremamente travagliata. Annunciato nel 2010 per Wii dallo stesso Yuji Naka, il gioco era pronto fiammante per essere pubblicato sulla console ricca di motion controller nel 2011. Kodakawa Games, però, disse: ‘Fermi tutti! CI serve la versione per 3DS. Non possiamo vivere senza!’ E tutto si fermò effettivamente. Il porting divenne quasi infinito, si dilungò fino al 2014, quasi 2015. I tempi erano maturi per la pubblicazione, ma purtroppo il Wii era stato ampiamente soppiantato da Wii U e Kodakawa decise di prendere in mano la versione 3DS e di trasportarla su Wii U. Ed è quella che abbiamo ora tra le mani, più o meno.

Più o meno.

Perché durante le varie conversioni e i passaggi, qualcosa si è andato perso e molto è stato cambiato, fino ad arrivare al terribile gioco che abbiamo ora tra le mani.

La prima iterazione di R0dea, vedeva il gameplay strettamente connesso alle dinamiche dei motion controller di Nintendo, tanto che saltare, prendere la mira con il Wii Mote e poi far volare il soldato erano un movimento quasi naturale, veloce (muovere il controller verso la tv è molto più immediato che spostare un mirino con la levetta direzionale) e soprattutto NON ESISTEVA l’altimetro! R0dea poteva volare indefinitivamente, tanto da poter andare da una parte all’altra del livello, combattendo e raccogliendo bonus senza il bisogno di mettere piede a terra! La creatura pensata e messa in piedi da Yuji Naka era ben altra cosa rispetto al titolo tarpato e mutilato che ci troviamo tra le mani.

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Come se non bastasse, la versione Wii U vanta una grafica addirittura PEGGIORE della sua controparte Wii, con un fastidiosissimo effetto blurring o noise o quel che è, attivato su tutte le texture, tanto da farle sembrare colorate a pastello da un folle rinchiuso ad Arkham. Inoltre tutta la palette di colori è stata virata verso tonalità più oscure, togliendo la sensazione di avere tra le mani un gioco gioioso e luminoso.

Quindi, come avrete intuito, Rodea non è un gioco solo pessimo sotto molti aspetti, ma soprattutto è un gioco SBAGLIATO, arrivato sulle nostre console tanto rimaneggiato da non essere neanche paragonabile al progetto originale.

Lo stesso Yuji Naka ha detto che la vera versione di Rodea è quella per Wii, disconoscendo di fatto il porting su Wii U. Ora la domanda che tutti si stanno ponendo è: Posso giocare alla versione Wii? Oppure: Me ne fotto dell’altimetro, ma posso almeno usare il motion controller nella versione Wii U, tanto sono compatibili?

La risposta alla prima domanda è: NI, nel senso che esiste la versione Wii del gioco, ma solo ed esclusivamente come contenuto bonus della PRIMA EDIZIONE FISICA del gioco per Wii U. E per sbloccarla dovrete finire tutto il gioco… Ah, quante madonne! E se invece come noi avrete preso la versione in digital download, beh, vi potete attaccare al tram, grazie.
Per quel che riguarda la compatibilità dei controller: NADA! Non si può: avete la versione Wii U, usate il pad del Wii U anche se non serve veramente a molto e il secondo schermo è utilizzato solo per ospitare artwork e ritratti di personaggi che continuano a stalkerarvi per tutta la durata del gioco. Un incubo.

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.