Scrittura creativa per principianti

La serie di Scribblenauts è una delle più particolari che mi sia capitato di giocare, ed una delle poche che ha da sempre davvero puntato sulla creatività come caratteristica principale del gioco. Per chi ne fosse totalmente a digiuno, per andare avanti nei mondi di gioco era necessario far comparire, scrivendone il nome su un taccuino, un oggetto che potesse aiutare il giocatore a risolvere gli enigmi proposti, che si trattasse di una scala da far comparire per raggiungere un determinato punto del livello, o di cibo da far mangiare al cattivone di turno che sbarrava la strada al nostro eroe.

Con Scribblenauts Showdown la serie vira decisamente verso il multiplayer, diventando di fatto un vero e proprio party game, conservando in parte la sua natura di imprevedibilità ed un pizzico di follia che non fa mai male.

“In parte”, sì, perché l’esperimento è riuscito a metà: se da un lato abbiamo divertenti minigiochi da affrontare in compagnia degli amici, dalla parte dei contro c’è un po’ di ripetitività di fondo, e soprattutto il fatto che la creatività nell’ideare gli oggetti che ci serviranno per portare a compimento il livello, non sia poi così fondamentale.

“Warioware, sei tu?”

Ma andiamo per ordine: in Scribblenauts Showdown ci sono tre modalità principali: la prima consiste nel giocare una serie di minigiochi in compagnia di un amico. Si può scegliere tra giochi di velocità, giochi di parole, giochi di velocità o un mix tra questi.

I minigames sono tendenzialmente piuttosto brevi, e variano da quelli dal gameplay estremamente semplice e basati, appunto, sulla velocità, in puro stile Warioware, come ad esempio quello in cui bisogna dissotterrare un tesoro agitando semplicemente il Dual Shock, oppure quello in cui vince chi fa esplodere per primo una bottiglia di spumante, muovendo in alto e in basso la levetta sinistra, a quelli un minimo più complessi, dove bisogna superare degli ostacoli ed arrivare dal punto A al punto B.

Soprattutto in questi ultimi entra in gioco la componente creativa del gioco: all’inizio del livello infatti, ci viene chiesto di scrivere il nome di un oggetto che sarà essenziale ai fini del minigame. In uno dei giochi ad esempio, bisogna consegnare un oggetto guidando dei droni: dovremo scegliere noi l’oggetto in questione, basandoci su ciò che ci viene chiesto dal gioco (ad esempio un oggetto blu, o uno che inizi per la lettera R, e così via).

Rispettare le regole imposte dal gioco darà un vantaggio al giocatore, ma la scelta si rivelerà ben presto non così fondamentale. Uno dei mingiochi ad esempio consiste nel cercare di abbattere la torre avversaria lanciandogli contro qualcosa. Il requisito era “oggetto di forma cilindrica”, e non venendomi nulla in mente lì per lì, ho scritto “Pediatra”, ed eccomi lì a lanciare dottori contro la torre avversaria, vincendo perfino la partita.

Se questo da un lato può rivelarsi anche divertente, perché in fondo chi è che non ha mai sognato di vincere una corsa ad ostacoli cavalcando un ragioniere, un serpente o un ghiacciolo gigantesco, dall’altro lato fa notare come una delle caratteristiche principali del gioco sia totalmente ignorabile, senza praticamente nessuna conseguenza.

Oltretutto i giochi proposti non sono più di una ventina, e durando tutti dai 30 secondi al minuto e mezzo, non ci metterete poi tanto ad averli provati tutti, con il rischio concreto che vengano molto presto a noia.

“No, ha sbagliato numero. Qui è Mario Party.”

L’altra modalità presente è “Resa dei conti”, che prende chiaramente spunto dai giochi da tavola e in particolare dal board game videoludico forse più famoso: Mario Party.

Si può giocare fino a quattro persone, su un tabellone di gioco più o meno ampio, a seconda della durata (breve, media o lunga, insomma dai 20 ai 60 minuti di gioco, orientativamente) che vi viene chiesto di scegliere.

All’inizio di ogni turno, il giocatore (è possibile giocare fino a 4 persone) giocherà una carta che avrà un determinato effetto, come ad esempio avanzare di un numero di caselle, rubare una carta ad uno dei propri avversari, e così via. Una volta giocata la carta, partirà il minigioco, al termine del quale il vincitore avrà diritto al bonus della carta stessa. Bisogna dunque stare attenti a ciò che si vuole giocare, perché gli effetti, in caso di sconfitta, potrebbero rivolgersi contro lo stesso giocatore che ha compiuto il turno.

Si tratta probabilmente della modalità più divertente del gioco, soprattutto se avete tre persone con cui giocarci, ma vale il discorso fatto sopra: dopo poche partite avrete già imparato a memoria tutti i minigiochi, e andare a pesca utilizzando un frigorifero come esca, potrebbe venirvi a noia dopo poco.

Libertà!

L’ultima modalità di gioco è il sandbox, una sorta di gioco libero un po’ più simile alla modalità storia classica dei giochi precedenti. Anch’essa è giocabile in co-op con un amico, e consiste nel risolvere alcuni enigmi posti dai personaggi del mondo di gioco in cui venite catapultati (dalle rovine Maya, ad un treno in corsa).

I vari NPC avranno delle nuvolette che vi forniscono un indizio sul problema che dovrete risolvere, creando degli oggetti. Sarete dunque alle prese con l’uccisione di una banda di scheletri animati, o intenti a rimuovere la corona dal Re Scimpanzé per “riportarlo coi piedi per terra”, e così via. Avrete anche a disposizione la possibilità di comprare un suggerimento utilizzando le starite (piccole stelline, valuta in-game, sostanzialmente). Più enigmi risolvete, più starite guadagnerete per comprare oggetti estetici per il vostro personaggio.

Scribblenauts Showdown in soldoni regala qualche ora di divertimento soprattutto in compagnia, ed è un gioco che val la pena far provare anche ai più piccoli, per il suo stile allegro e, fra molte virgolette, educativo, sia per la sua semplicità. Se siete più cresciutelli e siete fan della saga, pure può valer la pena concedergli una chance, ma si tratta di un titolo la cui longevità dipende soprattutto da voi e dal numero di amici che possedete che siano disposti a provare il gioco, perché in single player per la verità, non offre davvero molti spunti degni di nota.

Verdetto

Scribblenauts Showdown è un gioco sfizioso soprattutto se si hanno amici, ma anche -perché no?- pargoli qualora foste genitori (anche i gamer crescono, sigh), perché fa del suo stile allegro e scanzonato, e i suoi minigame à la Mario Party e Warioware il suo punto di forza per passare qualche ora in compagnia e spensieratezza. Non si può dire altrettanto per quanto riguarda il comparto single player, e soprattutto, ed è forse il difetto più grande per un gioco il cui leit-motif siano i minigame, il rischio che venga a noia dopo poco è piuttosto concreto, vista la loro durata molto breve e il loro numero piuttosto esiguo.

 

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.