Il ritorno poco dignitoso di un grande classico per Super Nintendo 

Come molti dei nostri lettori sanno, Stay Nerd non ama più di tanto le rimasterizzazioni. Da un lato proviamo a vederci del buono, ad esempio la preservazione di capolavori storici fruibili con meccaniche aggiornate ai giorni nostri, ma non possiamo neanche far finta di non vedere il bisogno di fare profitto su titoli arcinoti usati come esce per gli acquirenti compulsivi, come già ha scritto il Boss nei buoni propositi del 2018.

Secondo questa ottica è impossibile ritenere la rimasterizzazione di Secret of Mana qualcosa di buono, non tanto per la sua importanza videoludica quanto per una realizzazione generale discutibile e la sensazione di avere tra le mani un lavoro frettoloso e all’acqua di rose, freddo e senza cuore. Secret of Mana è noto in Giappone come Seiken Densetsu 2, seguito di Mystic Quest per Game Boy. Quest’ultimo è anche noto come Final Fantasy Adventure, già rimasterizzato come Sword of Mana per Game Boy Advance e Adventures of Mana per PlayStation Vita. All’epoca della sua uscita nel 1993 (ma già due anni prima con il primo episodio) la serie Mana doveva rappresentare la risposta di Squaresoft a The Legend of Zelda e in parte ci riuscì, introducendo nel sistema classico da JRPG combattimenti in tempo reale con la possibilità di giocare in multiplayer locale e confezionando il tutto con un comparto grafico tuttora memorabile ed una colonna sonora tra le migliori mai ascoltate su Super Nintendo.

La trama, ovviamente, è la stessa: il mondo ha vissuto anni di terrore quando un’antica civiltà ha scoperto una fonte energetica nota come Mana. Ciò portò alla creazione della Mana Fortress, una nave da guerra volante la cui potenza preoccupò gli dei del mondo, che intrapresero una lunga guerra che portò al consumo di tutto il mana disponibile. La guerra cessò grazie all’intervento di un eroe che, sfruttando la leggendaria Mana Sword, distrusse la fortezza volante e portò la pace nel mondo. Una pace porta a svanire nel momento in cui l’impero si mette alla ricerca di otto Mana Seeds, semi che al loro interno conservano   la potenza del Mana e che potrebbe permettere la ricostruzione della Mana Fortress. Qui inizia la nostra avventura nei panni di Randi, un giovane ragazzo che scopre la Mana Sword ormai ridotta a ruggine e la afferra, scoprendo di essere l’eletto che dovrà riportare l’ordine nel mondo.

Come abbiamo accennato nell’introduzione, Secret of Mana è un gioco di ruolo con combattimenti action in tempo reale: nelle varie aree di gioco che andremo a percorrere, dunque, potremo attaccare i nemici liberamente, facendo sempre attenzione però ad una barra che indicherà la nostra stamina e decreterà anche l’efficacia del colpo dato. Le meccaniche di gioco di ruolo sono più limitate rispetto agli standard di Square, ma presenti: i nostri personaggi saliranno di livello autonomamente ed il sistema di equipaggiamento ci permetterà di migliorare le nostre abilità di base oltre ad ottenere bonus elementali. Il feeling è pressoché identico all’originale e, in parte, anche meglio: un esempio è la possibilità di attaccare a 360 gradi, cosa assente nell’originale SNES basato sui quattro punti cardinali, il che permette alle battaglie un respiro più ampio e un pizzico di frenesia in più che non guasta.

A parte ciò, però, bastano una manciata di ore per comprendere quanto le cose non vadano, o meglio, quanto le cose vadano nella stessa direzione intrapresa un quarto di secolo fa. Il passaggio alle 3 dimensioni si rivela infatti approssimativo e sembra non aver tenuto in considerazione l’entità che avrebbe avuto questa trasposizione su un sistema di gioco non ottimizzato: un esempio è il level design che, spesso e malvolentieri tramuta alcuni elementi estetici in veri e propri ostacoli che, per quanto sormontabili dall’intelligenza umana, mettono in crisi l’IA dei compagni di viaggio che finirà immancabilmente per incastrarsi in giro per le mappe. La stessa IA che, tra l’altro, non riesce mai ad essere veramente utile fino in fondo a causa di ordini problematici e macchinosi. Più in generale, però, si avverte la totale assenza di cambiamenti volti a rendere il gioco più leggibile: basti pensare al menu ad anello, tanto comodo in passato ma che adesso risulta confusionario e limitato, oppure all’assenza di qualunque descrizione degli oggetti tanto nei menu che dai mercanti. Potremmo dire che il tutto è volto a rendere l’esperienza autentica ma per cose del genere esistono altri mezzi come il SNES Mini o la Virtual Console: di fatto, però, il gioco viene trasposto cercando un equilibrio che alla fine della fiera non funziona al punto che la stessa difficoltà del gioco è altalenante, tra nemici pesantemente nerfati e boss terribilmente complessi da battere più per demeriti della programmazione che per incapacità del giocatore, leggasi party sostanzialmente non pervenuto.

L’unica modifica effettivamente tangibile e che giustifica la presenza dell’HD a fine titolo è la rimasterizzazione grafica, che tuttavia è frutto di sotterfugi malcelati. Il motore grafico di Secret Of Mana è infatti lo stesso utilizzato per tutte le conversioni 3D della casa giapponese e, se la cosa non crea particolari problemi su PlayStation Vita, rende l’esperienza su PS4 visivamente imbarazzante. I modelli dei personaggi, tutto sommato ben realizzati, dispongono di animazioni povere e ripetute, al punto che spesso non è possibile leggere le mosse dei nemici (e conseguente squilibrio della difficoltà). Per non parlare poi del livello di alcune textures ambientali spalmate sopra edifici o altro arrivando fino all’assenza di movimenti della bocca durante i dialoghi, tutte cose che non ci aspettavamo di vedere sull’ottava generazione e che non sono in nessun modo giustificabili. A nulla servono tocchi di classe innegabili come la minimappa in 16bit, si poteva e si doveva fare di più. Ultimo ma non meno importante è il drastico cambio di direzione artistica, particolare che fa perdere più o meno atmosfera a seconda dei propri gusti, ma che prende una via molto più bambinesca con palette di colori brillanti che, per quanto siano gradevoli, uccidono un po’ l’atmosfera nei momenti più lugubri del gioco. Allo stesso modo, cambiano gli arrangiamenti della colonna sonora, che diventa vagamente più allegra e perde parte del suo mordente e arriva il doppiaggio in inglese e giapponese, con il primo di qualità mediocre al punto da preferire l’idioma orientale, ben più professionale.

Verdetto

Secret of Mana è una rimasterizzazione problematica da valutare. Le radici del gioco sono presenti e visibili a tutti e continuano a mostrare una qualità intrinseca che testimonia quanto questo titolo sia effettivamente bello da giocare ancora oggi. Al netto di ciò, però, il lavoro svolto è lungi dall’essere sufficiente e rende l’acquisto di questa versione HD difficile da consigliare, soprattutto nel momento in cui la versione SNES di Secret of Mana è reperibile a pochi spicci anche su mobile.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.