Porcospini rivoluzionari

Ci avevamo creduto. O meglio, ci avevano fatto credere che Sonic fosse tornato.
Sonic Mania è stato un gran bel gioco, che operava un lavoro magistrale riportando vecchi livelli a rinnovata vita, affiancandogli anche nuovi stage realizzati per l’occasione. Bravo Sonic Team? No, perché non l’han fatto loro. Erano invece impegnati a realizzare Sonic Forces, ultimo episodio della saga principe di SEGA qui in analisi.

Ci avevamo sperato, si è detto, che dopo Mania la china discendente intrapresa dal porcospino si fosse di nuovo impennata, facendo tornare la mascotte della casa ai fasti di un tempo. Il team di sviluppo invece ci ha riportato con i piedi per terra, ricordandoci che no, non c’è niente da ridere da diverso tempo su questo fronte, mettendo l’ennesima croce su una IP oramai allo sbando, dopo anni di giochi superflui inframezzati da lavori più piacevoli, ma mai eccelsi.

Fin dalla presentazione ho nutrito dei dubbi su Sonic Forces, per un motivo molto semplice: il primo trailer recitava alla fine “Join the revolution” e una grossa stella rossa svettava a fianco del titolo (tra l’altro il gioco è uscito il giorno del centenario della Rivoluzione d’Ottobre). Naturalmente ho pensato che in Sonic Team avessero bevuto un paio di bicchieri di troppo: quando è successo che Sonic ha preso una qualche connotazione politica? Amen, mi son detto, se il gioco sarà valido passeremo sopra una storia che già si preannunciava improbabile. Ovviamente tutto ha avuto conferma, e così il Dr. Eggman, a fianco della sua nuova spalla Infinite, ha preso il controllo del pianeta, riuscendo praticamente a coronare il suo sogno, imprigionando anche Sonic. La resistenza viene presa in carico da Knuckles, pur se è ridotta al lumicino al momento in cui inizia il gioco. In tutto questo, non capiamo perché i malvagi robot di Eggman, che ha già vinto, continuano imperterriti a distruggere cose anche a mesi di distanza dalla cattura di Sonic. Vabbè, fa scenografia.

Ad ogni modo, un nuovo eroe è pronto ad aiutare la causa della resistenza, e questo sarà il personaggio che il giocatore potrà creare a proprio piacimento, e poi personalizzare. Chiaramente dopo pochi minuti riusciremo a liberare anche Sonic, che prenderà il suo posto come leader. La storia continua così, senza scossoni o colpi di scena, e soprattutto senza essere mai effettivamente interessante.

Stendiamo quindi un velo pietoso su degli animaletti antropomorfi che organizzano la resistenza contro un dottore panciuto che ha conquistato il mondo perché gli andava, e passiamo oltre. Del resto il cuore di un platform è il gameplay.
Facciamo un passetto indietro, e cerchiamo di capire cosa rende un gioco di piattaforme più o meno gradevole, cosa lo fa salire nell’Olimpo. Ci viene subito in mente il level design, che deve essere rifinito e vario, e soprattutto nel caso di Sonic deve aprirsi a diverse strade da riuscire a imboccare all’ultimo secondo con un salto perfetto. Ce lo ha mostrato molto bene Sonic Mania, come si fa in tal senso un lavoro adeguato. Peccato che quando hanno messo su il team per realizzare Sonic Forces si devono essere scordati di assumere un level designer.

Ma andiamo oltre. Un platform, in particolare Sonic, deve permettere al giocatore di perfezionarsi, puntando al completamento del livello in meno tempo possibile e senza perdere neanche un ring, così da vedere a fine stage il punteggio massimo, una bella “S”. Ecco, Sonic Forces tira in faccia al giocatore le “S”, e non solo perché i punteggi sono dati con manica più che larga, ma anche e soprattutto perché il gioco è di una facilità disarmante. Direte, sì vabbè, ma i livelli di difficoltà? Dato l’avvio, ci viene chiesto se vogliamo giocare normaledifficile, come è ovvio che sia. La difficoltà massima vede come sottotitolo “per chi ha già giocato a titoli di Sonic”. Baldanzoso mi appresto ad affrontare il tutto a difficoltà alta, convinto di trovare una sfida degna dei miei anni di esperienza con i porcospini. Niente. La “facilità disarmante” di cui vi parlavo poche righe fa è riferita esattamente al livello di difficoltà massimo. Ottimo.

A margine troviamo le missioni giornaliere che, portate a compimento, permetteranno di sbloccare nuovi elementi estetici per il nostro avatar, che potrà poi essere utilizzato da altri utenti online. Ci sono poi le missioni SOS, in cui bisogna aiutare altri giocatori utilizzando il loro avatar. Questi elementi non riescono a mettere la proverbiale pezza sulla scarsa sfida offerta dal titolo, che non riesce a fare quello che qualsiasi videogioco dovrebbe fare: intrattenerci per più e più ore, facendoci divertire. Quello che risulta è – bisogna ribadirlo – un prodotto estremamente lineare, che fallisce nel cercare di costruire una sfida, e quindi uno stimolo, a tornare giorno dopo giorno ad avviare il gioco.

L’aspetto tecnico è invece il momento più alto del lavoro di Sonic Team. Non che ci volesse molto dato il resto, direte voi. Graficamente il gioco è davvero bello, coloratissimo, con fondali pieni di dettagli e animazioni e una regia estremamente cinematografica.
Sonic Forces gira perfettamente senza intoppi e senza cali di framerate, anche nelle situazioni più concitate e veloci. Il contraltare di questa volontà di rendere il tutto estremamente spettacolare è un gioco, come si diceva prima, piuttosto lineare e scriptato. Chiudiamo con un plauso al lavoro svolto sulla colonna sonora, rock-pop-punk come da tradizione della serie, veramente ben riuscita, in grado di fomentare non poco il giocatore nelle situazioni più veloci e spettacolari.

Sonic Forces Recensione

Verdetto:

Sonic Team riesce a portare a casa l’ennesimo buco nell’acqua. Eppure la strada da seguire è chiara, la community e la critica hanno indicato negli ultimi anni quali sono le problematiche che la serie si porta appresso da oramai troppi giochi. Un detto recita “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, e perfettamente si adatta alla triste situazione del porcospino blu. Sonic Forces è l’ennesimo titolo affetto dai soliti problemi. Magari prima o poi riusciremo ad avere un bel Sonic 3D, ma per il momento l’unica cosa che posso suggerirvi è di giocare, se non l’avete ancora fatto, Sonic Mania.

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.