Isola che vai, orrore che trovi

Giacomo Bevilacqua è uno dei fumettisti più attivi in rete: formatosi come un disegnatore, alcuni anni fa ha cominciato a pubblicare delle strisce autoconclusive intitolate A Panda Piace, in cui l’alter-ego dell’autore, un simpatico panda stilizzato, raccontava per l’appunto cosa gli piacesse e cosa no. Nel giro di pochi mesi, il fumetto è diventato un cult andato ben oltre il semplice pubblico di amanti del genere o del medium, ha avuto una sua linea di merchandising dedicato e una serie di pubblicazioni con Panini Comics, facendo conoscere Bevilacqua ad un pubblico ancora più grande. Nel frattempo Giacomo ha proseguito la propria crescita inarrestabile come autore a 360°, pubblicando prima Metamorphosis e poi Il suono del mondo a memoria, quest’ultimo con BAO Publishing, arrivato alla sua terza edizione e venduto prossimamente anche all’estero. Oggi parliamo dell’ultima fatica di Bevilacqua come autore completo, che uscirà nelle edicole il 12 luglio come speciale annuale della collana Le Storie Bonelli: Lavennder.

Un’inquietante Laguna blu

I due protagonisti della storia, Gwen e Aaron, cominciano la loro avventura arrivando su un’isola deserta, accompagnati da un tour operator che promette l’isolamento totale dalla civiltà a chi ha bisogno di staccare da tutto e tutti. La partenza in stile laguna blu, con l’isola deserta e la coppia innamorata, si presta a tante ipotesi: la storia romantica, il risvolto piratesco o ancora l’isolamento e la follia. Noi di Stay Nerd, come immaginiamo succederà a tanti lettori, siamo stati piacevolmente cullati dalle possibilità offerte dalla trama, guardandoci intorno per capire dove quest’ultima stava andando a parare.

I piccoli indizi di una tensione sotterranea si vedono fin da subito e sembrano quasi presi da un manuale di sceneggiatura: una casupola abbandonata al centro dell’isola, una figura sfocata che scompare nella boscaglia, le provviste saccheggiate durante la notte. Tutto, pian piano, suggerisce al lettore che la superficie delle cose nasconde molto più di quanto mostri. In questa fase, è molto piacevole il contrasto tra i colori brillanti dei paesaggi, il sole alto nel cielo senza nuvole, la rigogliosa natura dell’isola e l’inquietante discesa verso il brivido che si avverte pagina dopo pagina.

Cosa si nasconde nella lussureggiante natura dell’isola?

Le prima pagine scorrono piacevoli tra scherzi amorosi in primo piano e riferimenti al terrificante non detto subito dietro. Anche la presentazione dei protagonisti, così come gli indizi horror, viene narrata rimanendo nel “canone”: un fonte esplicita, la voce di uno dei due protagonisti, che racconta qualcosa di sé o dell’altro e, dopo poche pagine, un’azione che mostra il carattere o un’altra caratteristica di quel particolare personaggio, che potremmo definire, per contrasto, la fonte implicita.

I problemi arrivano verso il fondo del volume, purtroppo, quando l’autore avrebbe dovuto tirare le redini della storia verso la conclusione. Troppo spesso il lettore assiste ai cliché dell’horror: i protagonisti si dividono, non chiamano subito i soccorsi, temporeggiano sull’isola pensando che la notte porterà loro consiglio. Puntualmente, di fronte a queste azioni arriva la reazione, sotto forma di aggressione, dei cattivi di turno o gli scarejump che il lettore più attento riesce ad anticipare. Tutto questo rende meno piacevole la lettura? Solo in parte, ci viene da rispondere. Perché ciò che la storia perde nella parte finale, lo guadagna dal punto di vista estetico.

La bravura di Bevilacqua nella resa dei personaggi e nella loro caratterizzazione è notevole: i cattivi sembrano quasi usciti dal manga One Piece, in alcuni momenti. La vera abilità di disegnatore e colorista, però, Giacomo la rende quando rappresenta l’isola: lussureggiante e inquietante come quella di Lost quando i protagonisti rimangono a terra, luminosa e pericolosa quando invece Gwen e Aaron si avventurano in mare. Alcune tavole, in particolare quelle delle scene di pesca subacquea, valgono da sole l’acquisto del volume.

Quando ci siamo trovati a chiudere l’albo dopo averlo letto, le sensazioni erano contrastanti: da un lato il piacere di aver (ri)trovato un abile disegnatore e un ottimo colorista, dall’altro la consapevolezza che, come narratore, Giacomo Bevilacqua può ancora migliorare per esprimere al massimo le sue grandi, e del tutto innegabili, potenzialità.

Verdetto

Lavennder è lo speciale della collana Le storie Bonelli, scritto, disegnato e colorato da Giacomo Bevilacqua. Una lettura estiva piacevole e inquietante che, per atmosfera e personaggi, richiama un po’ i cliché del genere horror anni ’70. L’ambientazione, un’isola deserta resa magnificamente dal tratto e dai colori dell’autore, entrambi splendidi, compensa la scarsa originalità della storia e un finale poco incisivo. Consigliato, ma non leggetelo mentre siete in vacanza su un atollo sperduto.

Felice Garofalo
Fin da quando riesce a ricordare è stato appassionato di fumetti, di cui divora numeri su numeri con buona pace dello spazio in libreria, sempre più esiguo. Ogni tanto posa l’ultimo volume in lettura per praticare rigorose maratone di Serie TV, andare al cinema, videogiocare, battere avversari ai più disparati giochi da tavolo, bere e mangiare schifezze chiacchierando del mondo. Gli piace portare in giro la sua opinione non richiesta su qualsiasi cosa abbia visto o letto. Sfoggia con orgoglio le sue magliette a tema.