Chiacchiere da sedile posteriore senza cinture allacciate

È sempre un piacere ricevere un codice con cui scaricare qualcosa di gratuito dal PS Store. Sa di vittoria. Questa volta il nostro benefattore è la Ubisoft che necessita di feedback e commenti su un titolo ambizioso che ha presentato in pompa magna qualche mese fa: la versione di corse automobilistiche più social del secolo, dal nome danzereccio di The Crew. Se in un primo momento può far pensare all’ennesimo titolo di ballo per giocatori sudati, quello che si nasconde dietro il nome è tutt’altro. Qui non suda nessuno, al massimo ci si sporca di olio e si puzza un po’ di benzina, mentre sfrecciamo a 250 km all’ora in giro per gli Stati Uniti.

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Big wheel keep on turning

Sia messo bene in chiaro fin da subito: questa non è una recensione, ma solo una serie di commenti sparsi su un’esperienza di gioco minimale e ristretta, di fronte a un titolo potenzialmente enorme che ha tanto da offrire (almeno sulla carta). Il gioco si apre come il ben noto Fast and Furious 2, con qualche differenza minima, ma con lo stesso concept: sgominare una banda di criminali motorizzati che ha basi in tutti gli States, con il classico cliché dell’infiltrato al soldo dei poliziotti.
Il protagonista è un uomo con gli occhiali (cosa che mi ha sorpreso, lo ammetto) incastrato da un agente dell’FBI corrotto con le mani in pasta in traffici e rapine a 3000 di cilindrata. Come ogni action che si rispetti, compare la poliziotta buona (e bona) che vuole rimettere le cose a posto per lui e per la società. E così ci regala un po’ di fondi per comprarci un’auto. Spettacolo!
Nella Beta erano a disposizione poche vetture, ma tutte mostruosamente belle: Ford Mustang, Dodge Charger and so on, per un totale di cinque. Ma tralasciamo questo aspetto collezionistico manageriale che in questo frangente lascia davvero il tempo che trova e sarebbe fuorviante per chiunque decida di seguire questo gioco. Passiamo invece alle cose serie: cosa succede quando ci sediamo al volante?

the crew

Ah, beh, qui la situazione si fa interessante. Partiamo col dire che The Crew è un gioco molto, tanto, assai arcade, con qualche velleità para-simulativa. Non è Forza Motorsport, non è Gran Turismo (senza fare ironie, per favore!) e non è un simulatore per PC, ma d’altronde non è neanche Burnout (meraviglioso). Insomma si pone in una giusta via di mezzo, per affascinare il giocatore più smaliziato e anche chi di volanti e carburatori non ne ha mai sentito parlare. Fa della sua forza il non rispetto del codice della strada, come del resto ci si aspetta da un titolo del genere. Una volta al volante, bisogna andare contromano, superare tutti i limiti, sorpassare le vecchiette a tre cm dallo specchietto e pettinarsi tutte le auto parcheggiate con lo sportello aperto (questo non si può fare, ma sarebbe stato fichissimo), per guadagnare soldini e esperienza. Il bello del gioco è che le automobili crescono di prestazioni in base al livello del pilota e in base ai pezzi che si vincono in giro, svolgendo compiti e vincendo prove e gare. Quindi la vostra Ford che all’inizio risponde ai comandi come una Smart incidentata, presto (o quasi) comincerà a comportarsi come il cavallo di razza da cui prende il nome, migliorando nelle varie caratteristiche. Tutto questo però non deve far pensare al tuning più spinto, alla garageria complicata e supertecnica di un già citato Forza Motorsport: no no, qui le cose sono molto più immediate e semplice e vanno più o meno in questo modo.

  • Spunta il pop up di vittoria e il premio associato: carburatore di livello 2. (FICO!)
  • Voce: vuoi montarlo? Il livello della tua automobile sarà aumentato di 1… (FICO per 2!)
  • Sì, certo, montalo e non rompere! (STRAFICO!)

E basta. La macchina è potenziata. Ora avrà qualche parametro migliorato. Quale? Buh! Ma chi se ne frega! Non avete il tempo per studiare queste inezie, perchè dovete GUIDARE da una parte all’altra degli Stati Uniti, a cercarvi qualcosa da fare e avete solo quattro giorni di Open Beta! Ora che avete la vostra macchinuzza super potente e state devastando l’intero codice della strada, ecco che diventate bersaglio facile della polizia, un manipolo di tutori della legge motorizzati che non vi daranno tregua e che nella migliore tradizione Need For Speed vi inseguiranno, vi tamponeranno e saranno scorretti fino all’inverosimile pur di mettervi le mani addosso. E come nella migliore tradizione Need For Speed, voi dovrete sfuggire. Quindi niente di nuovo… se non forse una maggiore difficoltà a scampare all’arresto una volta accerchiato: bastano pochi secondi a macchina ferma per regalarvi un bel paio di manette.

Guidare in compagnia (più o meno)

the crewThe Crew si presenta come un gioco altamente votato all’aspetto sociale, di cooperatività e amicizia, tanto da spingere il giocatore a trovare compagni di viaggio e di avventura, con cui mettere in comune i guadagni (chiamati Bucks, per distinguersi dai dollari che uno si mette in saccoccia per conto proprio) e girare in cerca di altre crew da battere e di missioni storia da svolgere. Detto così sembra strafantastico ed in effetti come concept sta tirando tantissimo quest’anno (vedi DriveClub, nel bene e nel male). Ma com’è stata l’esperienza multiplayer di The Crew? Eh? Beh, la risposta è… insomma… uhmm.. BOH! Davvero, ho speso qualche decina di ore a capire perché dovevo avere la crew se non potevo neanche fare un po’ di break dance e partecipare a qualche contest americano di ballo. La mia esperienza è riconducibile a due approcci. Il primo, il più ovvio: ho mandato l’invito di unirsi al mio gruppetto a un amico della mia lista che stava casualmente giocando contemporaneamente a me. Invito accettato! Peccato che il mio amico XX (per motivi di privacy, non perchè sia una donna…) si trovasse a 71 km di distanza da me e stava svolgendo una sua missione… Io ci ho provato lo stesso e ho avviato una missione coop… Dopo qualche secondo di attesa, ecco che il gioco mi avvisa che il mio amico (FUCK!) non voleva lanciarsi in missione con me… E così è stato per un altro paio di tentativi. Poi c’è stato il colpo di scena: è stato lui a invitare ME! Fantastico! Finalmente avremmo fatto qualcosa insieme… Solo che il gioco prontamente mi ha avvertito che la missione a cui ero stato invitato non era giocabile perchè non l’avevo sbloccata nella storia… sigh… (ho rimosso dagli amici XX, così per ripicca…)

the crew

In un’altra sessione di gioco ho messo in pratica una nuova tattica. Siccome il gioco fa vedere gli altri partecipanti in città, ho cominciato a mandare inviti a catena… senza esito. Nessuno accettava inviti da sconosciuti, neanche  fossero caramelle da un serial killer. Comprensibile tra l’altro: considerando il rischio di un gap linguistico e di una differenza di skill videoludiche, l’esito era praticamente scritto ancor prima che iniziassi a spammare inviti. Ho quindi provato a attirare l’attenzione come un pavone in cerca di una compagna: ho inseguito i giocatori, gli sono stato attaccato al paraurti posteriore respirando benzina bruciata, ho sgommato davanti a loro, ho guidato con capotte abbassata e ho scritto PLAY WITH ME sulla sabbia, ma niente… Lì ho cominciato a dubitare un po’ della utilità del social, visto che comunque le missioni Storia erano pensate per un solo giocatore e il gioco proseguiva anche senza aver accanto qualcuno con cui chiacchierare sulla Highway 65 (rivisited). Davvero! Ancora non ho veramente capito a cosa serve avere una crew, a parte il divertimento del multiplayer. Forse questi dubbi verranno fugati nella versione finale del gioco, quando tante persone si connetteranno contemporaneamtne, le mappe si riempiranno di automobili e avrà senso sfidarsi (se sarà possibile) a ogni curva…

Lonely Planet

the crewMi premeva scrivere di un aspetto che forse sto analizzando per la prima riguardo a un videogame di guida (o un videogame in generale), ed è quello turistico. Sì, perché The Crew ha un enorme pregio che balza subito all’occhio: un’area di gioco ENORME, GIGANTESCA! Possiamo guidare in lungo e in largo per tutte le strade degli Stati Uniti e andarcene in giro per le città più importanti, guidare verso siti archeologici… come se davvero avessimo noleggiato un’auto alla Hertz. Com’è noto, le distanze sono state ritoccate per evitare che ci vogliano davvero sei ore per farsi 800 km, ma resta il fatto che davvero si può fare il coast to coast, girare per Los Angeles, andare a vedere il Monte Rushmore e correre nel deserto del Nevada. In più, si può tranquillamente violare la protezione del guardrail e andarsene per campi, abbattendo granoturco e cespugli di gramigna, sgommando nel fango e spaventando gli animali al pascolo. Purtroppo tutto questo ben di dio ha un costo: quello grafico. Oh, tutto è molto godibile, ma gli elementi di contorno, come automobili non ‘umane’, persone che passeggiano, animali vari sono molto approssimativi in contrasto con le automobili giocabili che sono ben realizzate. Non è nostra intenzione muovere critiche sulla grafica di un gioco che è ancora lungi dall’essere pubblicato, ma semplicemente facciamo presente questo fatto.

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Fine della Beta

In definitiva, The Crew sembra un buon titolo, un gioco da tenere d’occhio che mostra un bel po’ di idee interessanti accanto ad altre forse evitabili, come la maledetta stazione radar da cercare per sbloccare gli eventi! No, ma davvero, alla Ubisoft inseriscono questa meccanica in ogni fottutissimi titolo. Immagino che nei loro uffici non puoi andare al cesso se prima non lo sblocchi a terminale all’ingresso! A parte questo sfogo, dettato dall’abuso di un cliché videoludico, vi confesso che guarderò The Crew da lontano, per adesso, senza farmi prendere troppo dall’hype, dalla bellezza della mappa giocabile, dal fatto che posso farmi un coast to coast in groppa a una Mustang e lascerò che questo titoli si riveli un po’ di più prima di andare a comprarlo. La componente multiplayer è il vero scoglio che mi tiene lontano, che mi spaventa, perché effettivamente ancora non ne capisco l’utilità…

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.