La prova di Stay Nerd del prossimo Zelda!

Milano, anno del Signore 2016. Se seguite la nostra pagina Facebook saprete certamente che siamo stati nel capoluogo lombardo per vedere com’è il prossimo e attesissimo The Legend Of Zelda: Breath of the Wild. Quello che forse non saprete è che abbiamo provato le stesse demo giocabili all’E3, e per diverso tempo abbiamo avuto modo di toccare con mano le novità che questo nuovo capitolo dell’epopea di Link ci propone. Le demo giocabili si concentravano nello specifico su due momenti del titolo: il primo di questi era l’esplorazione nuda e cruda di quel 2% di mappa disponibile nella demo, mentre l’altro era incentrato sulle prime battute della storia.

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La nuova Hyrule

Dal poco che si poteva capire della storia, Link si sveglia dopo 100 anni di sonno in una specie di capsula, immerso in un liquido. Appena uscito si trova a seguire i suggerimenti di un anziano, dal quale apprende che il castello di Hyrule è stato conquistato da ben 100 anni da un demone – Ganon –  che quando si risveglierà del tutto porterà la fine del mondo. In tutto questo una voce fuori campo guida Link, probabilmente al posto della Navi che conosciamo. Da quel poco che abbiamo potuto apprezzare, la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad una civiltà perduta che ha lasciato degli artefatti, come il “tablet” che l’Eroe del Tempo porterà sempre con sé o i testi misteriosi che riempiono il mondo circostante. Hyrule, comunque, appare completamente paralizzata, congelata nel tempo.

Altri segni della perduta civiltà sono delle torri nascoste sotto al terreno, che il nostro eroe sarà tenuto a far uscire e a scalare, per poi arrampicarcisi sopra e visualizzare la mappa dell’area circostante. Tra i punti di interesse, utilizzabili per il fast travel, oltre alle torri troveremo dei piccoli dungeon, che Nintendo promette essere più di cento, al termine dei quali si troveranno degli oggetti. Probabilmente, trattandosi di un numero così elevato, gli oggetti ivi contenuti non saranno fondamentali per il proseguimento del gioco. Pare, in ogni caso, che tutti questi sotterranei saranno esplorabili fin da subito. Per il resto non abbiamo molti dettagli su cosa il gioco proporrà: in lontananza si vede un grosso vulcano, che lascia presagire il classico dungeon di fuoco, cui speriamo si aggiungano i proverbiali Lago Hylia, Deku Tree e via discorrendo. Insieme a tante nuove idee, beninteso.

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Nuovi modi per tirare schiaffi

Sempre in tema di novità, questo Breath of the Wild mette sul piatto una quantità di cose veramente notevole, e con loro anche qualche dubbio. La struttura open world è certamente la più evidente di queste introduzioni, e la mappa di gioco sembra veramente sterminata. Il dubbio collegato è se davvero servirà tutto questo spazio, e sa sarà riempito a dovere, dove con “a dovere” non si intende solo qualche zona nascosta qui e là, ma anche un mondo vivo, pulsante e credibile, con le sue città e i suoi luoghi peculiari. Lo scopriremo solo vivendo… fino a marzo, data d’uscita del gioco.

Il sistema di combattimento nudo e crudo è praticamente sempre lo stesso, con la piccola novità di una schivata tutta nuova, che si può portare a casa saltando via nel momento subito precedente all’impatto di un colpo avversario. Sotto questo punto di vista avremmo preferito provare qualcosa di un po’ più strutturato, di un po’ più moderno. Le possibilità strategiche aggiunte al classico corpo a corpo sono però corpose, e le possibilità che il team di Aonuma ci propone per affrontare le diverse situazioni sono tantissime: si può utilizzare un approccio stealth, colpire barili esplosivi specifici per far saltare in aria tutto, approntare trappole esplosive, bruciare l’erba per far prendere fuoco alle nostre trappole, lanciare oggetti metallici in faccia ai nemici (o tirarceli sbadatamente in faccia noi stessi) e molte altre cose. Per quanto riguarda i nemici, se è vero che possono perdere le armi e lo scudo quando cadono a terra, è anche vero che l’intelligenza artificiale cercherà sempre nuovi oggetti per reagire ai nostri attacchi.

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Cooking Link

Continuando a parlare di armi, saprete già certamente che queste si rompono e vanno sostituite spesso, ruotando gli oggetti in inventario alla bisogna, anche perché il numero di cose trasportabili non è infinito. Allo stesso modo le armature dovranno essere cambiate nel corso del gioco, ma queste non si rovinano e sono anzi caratterizzate da diverse resistenze alle temperature estreme. Quello della temperatura è un elemento da non sottovalutare. Vi facciamo un esempio: siamo riusciti a farci un giro nelle montagne innevate del gioco e siamo stati fortunati a trovare i tanti peperoncini che Nintendo aveva lasciato all’accesso dell’area. Anche alcuni cibi, infatti, influiscono sulla nostra temperatura corporea, e se cucinati possono avere persino effetti curativi. Ah, già, i cuoricini non si trovano più tra le piante, fatevene una ragione.

La zona innevata ci ha inoltre rivelato alcuni aggiuntivi dettagli interessanti su questo nuovo The Legend of Zelda: innanzitutto per varcare il fiume è stato necessario raggiungere una barca a vela, peccato che il pontile fosse crollato. In un albero vicino era però piantata una grande ascia. Detto fatto: tagliando gli alberi avremmo agevolmente creato un ponte improvvisato. Ma, ahinoi, la soluzione non era così scontata, perché il gioco ha uno sviluppato motore fisico che gestisce i movimenti dei tronchi portati in giro dalla corrente, e a seconda di come questi cadono si possono fermare (male) vicino alla barca, ostruendo il passaggio.

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In tutto ciò, perché non provare a nuotare? Perché nell’acqua gelida si muore in pochissimo tempo. Il motore fisico del gioco ci ha dimostrato i suoi muscoli all’opera anche con la creazione di un’altalena improvvisata, assemblata utilizzando un forziere e una trave, ed in grado di lanciare Link a grandi distanze. Anche sotto questo punto di vista, Aonuma ha messo in piedi un mondo dalle enormi possibilità, resta solo da vedere come e quanto le sfrutterà per approfondire i già interessanti enigmi ambientali della serie.

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Incertezze tecniche

L’aspetto tecnico è purtroppo il lato più debole del titolo, e nonostante il molto tempo che manca alla release ufficiale, è ovvio che le ambizioni di Nintendo cozzano con i limiti hardware del Wii U. Il frame rate ballerino è chiaramente la prima cosa che infastidisce, ma non è l’unico problema: le texture vicine al personaggio sono bruttine, quelle lontane sono inguardabili. I tanti fili d’erba che si muovono camuffano uno po’ il problema sulla breve distanza, ma l’effetto pop-up è decisamente marcato.

Gli alberi, le foglie, tutto è un po’ troppo approssimativo nell’odierno 2016, ma d’altronde il Wii U è quello che è. Come se non bastasse, la risoluzione è assolutamente insufficiente. Ciò che davvero ci mette la famosa pezza è la direzione artistica, che fa ampio sfoggio di un cel shading ispiratissimo, impreziosito dall’utilizzo di colori pastello, probabilmente un po’ troppo spenti per qualcuno, ma certamente in grado di creare un’atmosfera fiabesca e sospesa.

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Tanta speranza

Pad alla mano il nuovo The Legend of Zelda convince, anche se come appena descritto solleva più di un dubbio. La sensazione è quella di avere davanti un mondo pieno di segreti dove si può andare ovunque, e bisogna solo capire come. Anche quando si approccia un gruppo di nemici, si ha l’idea di poterli togliere di mezzo con stile, senza passarli volgarmente a fil di lama. Inoltre, questo Breath of the Wild è il più grosso passo in avanti fatto dalla saga dai tempi Ocarina of Time, dal momento che, come quello storico capitolo, mette in discussione una grandissima parte degli stilemi tradizionali.

È ovviamente un grande azzardo da parte di Nintendo, che però sembra avere intrapreso la via giusta per donare una nuova giovinezza a Link e soci. Peccato per il Wii U che non è assolutamente all’altezza di muovere il gioco, al momento, anche se le nostre pur legittime preoccupazioni sono parzialmente fugate dall’esperienza, la quale ci insegna che Nintendo non rilascia giochi che funzionano male.