I Sette Peccati Capitali tornano a difendere il regno

Nato dalla penna di Nakaba Suzuki il manga, conosciuto in patria come Nanatsu no Taizai , giunge finalmente su console con una nuova avventura per Meliodas ed i Sette Peccati Capitali. Dopo il già famoso Dragonball FighterZ ,Bandai Namco ci porta un altro gioco basato sull’opera di un autore del Sol Levante. Forse non particolarmente famoso in Italia, Seven Deadly Sins gode però di un enorme successo in Giappone, per cui ci siamo approcciati a questo titolo con grandi speranze, anche se purtroppo non tutte sono state ben riposte.

La ricerca dei 7 peccati capitali

Il titolo si presenta in maniera abbastanza semplice ,con 2 modalità di gioco disponibili: Avventura e Duello. La prima è la parte più corposa del titolo, ripercorre le vicende della prima stagione dell’anime, anche se in maniera poco approfondita. Usando uno stile simile a quello già visto nei giochi dedicati a Naruto le vicende vengono rivissute attraverso una serie di filmati e di combattimenti. Tuttavia queste cutscene sono decisamente poco efficaci, poiché i “filmati” sono composti solo da piccoli dialoghi che riprendono unicamente le battute salienti, lasciando coloro che conoscono l’opera insoddisfatti e coloro che invece non ci si sono mai approcciati estremamente confusi.
Spostandoci con il Boar Hat, che come sa chi ha letto almeno qualche capitolo del manga, è attaccato alla schiena di un enorme maiale, potremo viaggiare attorno alla città di Lionesse visitando i principali luoghi apparsi nella serie animata: dalla foresta di White Dreams alla prigione di Baste. In ognuno di questi avremo la possibilità di affrontare missioni principali per progredire nella storia o secondarie. Queste ultime però hanno come unico scopo quello di raccogliere materiali utili a creare oggetti per il potenziamento dei personaggi o per acquisire dicerie. Si esatto dicerie. Un aspetto abbastanza originale e simpatico anche se non particolarmente sviluppato purtroppo è il sistema di progressione e di scoperta delle missioni. Dopo ogni attività apriremo la locanda al pubblico ed ascoltando le chiacchiere dei clienti riguardanti ciò che accade nel regno verremo a conoscenza di fatti che andranno a sbloccare nuove missioni. Per far si che le persone “chiaccherino” è necessario tener alto il livello di spettacolarità nei combattimenti: tendenzialmente ogni azione fa salire l’indicatore, ma maggiori saranno le combo eseguite, gli attacchi speciali o la distruzione dell’arena e più velocemente la sfida si trasformerà da programma noioso in tarda serata a show con milioni di spettatori al pari del Super Bowl.

Per ottenere una missione principale è quasi sempre sufficiente completare quella precedente, tuttavia per quelle secondarie a volte è necessario raccogliere un bel po’ di dicerie svolgendo anche le missioni con voti abbastanza alti. Per completare la storia principale ed al massimo qualche extra necessario alla progressione delle vicende basteranno poco più di 6 ore, mentre per completare anche tutte le altre quest ne serviranno circa una decina data il numero abbastanza elevate di queste ultime.

La modalità Duello invece ci permette di dar vita a sfide all’ultimo sangue in una delle arene disponibili, concedendoci però una possibilità di personalizzazione dello scontro assai limitata. A parte il luogo del combattimento le altre impostazioni offerteci sono se combattere da soli o in co-op e se farlo in locale, multiplayer o in online. Sul Duello non c’è molto da dire, per quanto sia ridotto all’osso è esattamente ciò che deve essere: una sfida pre-impostabile contro la CPU o un altro giocatore. Il gioco però non invoglia molto all’approccio di tale modalità, prima di tutto perché per di intraprendere una sfida sarà necessario completare la Campagna principale, dato che nonostante un buon roster di circa 25 personaggi, solo pochissimi saranno disponibili ad inizio gioco ed andranno tutti sbloccati completando alcune missioni (stesso discorso per le arene dove combattere) . Secondo perché, dopo aver giocato in Avventura, a meno che non vogliate cimentarvi con un amico o in online avrete già provato ogni possibile combinazione di combattenti e sarete probabilmente già stufi di rifare sempre le solite battaglie.

C’è inoltre da notare un evidente sbilanciamento verso i personaggi che si basano sulla velocità, con i quali si riesce spesso a tener sotto scacco quelli di tipo forza o magia. Ciò fa si che soprattutto nelle sfide online si tenda sempre alla scelta degli stessi personaggi.

Combattimenti da Peccato D’Ira

Gli scontri costituiscono il corpo principale del gioco, possono essere contro uno/due nemici oppure delle “risse” nelle quali è necessario sconfiggere un determinato numero di avversari in un determinato lasso di tempo. Le dinamiche sono semplici, vi è un tasto per l’attacco rapido e uno per l’attacco potente, la possibilità di eseguire 3 diversi attacchi speciali (i quali consumano la barra del mana) e un attacco finale utilizzabile al completo caricamento di un’apposita barra. Allora, per quanto l’impostazione di base sia semplice ed ampiamente testata, poiché presenta diverse somiglianze con altri picchiaduro del genere (in primis i già citati Ninja Storm di Naruto), vi sono alcune lacune che rendono le sfide molto frustranti. In primis la mancata reattività di telecamera e mirino; essendoci spesso più di un avversario alla volta è necessario “lockarne” uno in modo che il nostro personaggio si concentri su di esso. Tuttavia capita spesso che la telecamera tardi nel seguirlo e se dovesse uscire dall’inquadratura perderemmo completamente il lock e ritrovandoci a colpire l’aria fino alla fine della combo. Il mirino non ci aiuterà di certo, poiché anch’esso sarà estremamente tardivo nell’impostarsi su un altro bersaglio facendoci quindi spesso preferire il riassegnamento manuale, il che non è per forza un male sia chiaro, ma in un gioco tanto frenetico tende ad esser fastidioso.
Un altro aspetto particolarmente snervante è l’impossibilità di poter ricaricare la barra dell’energia. Essa infatti si rifornirà MOLTO lentamente oppure si riempirà completamente dopo qualche secondo dal suo totale esaurimento. Secondi nei quali però non potremo far praticamente nulla se non fuggire poiché a barra esaurita nemmeno i normali attacchi ci saranno permessi. Considerando che alcuni personaggi fanno della magia il loro punto di forza consumando mana in abbondanza, il continuo rimaner senza risorse vi porterà a optare per un altro eroe la prossima volta.
Anche se forse di importanza marginale un ultimo punto che rema contro gli scontri soprattutto in pvp è la mancanza di un combo-break, se l’avversario vi riesce ad intrappolare in una serie di attacchi non c’è modo di interromperla , poiché anche usando la parata o una mossa offensiva il sistema darà sempre la precedenza alle mosse avversarie. Imparando quindi a gestire i tempi di invulnerabilità dell’avversario dopo un colpo subito, lo si può praticamente intrappolare in una morsa di colpi infinita. E’ anche vero che le combo disponibili sono assai poche e corte ma se padroneggiate un minimo possono esser davvero fastidiose.
I personaggi sono decisamente ben fatti, con ottimi modelli poligonali e le voci dei doppiatori originali;  gli ambienti oltre ad esser molto ampi e particolarmente ispirati sono in buona parte distruttibili, dando quindi un piccolo tocco in più alla lotta.
Le sfide insomma sono divertenti poiché molto frenetiche e semplici da padroneggiare, ma non particolarmente curate purtroppo, ci sarebbero diversi aspetti che richiederebbero una messa a punto.

Verdetto

Seven Deadly Sins: Knight of Britannia è un titolo che avrebbe potuto mostrare un enorme potenziale essendo basato su un manga che si presta bene al genere, ma dà l’idea di esser voluto uscire troppo in fretta. Gli sviluppatori sembrano aver realizzato troppe cose in maniera approssimativa o non ben ponderata ed è un vero peccato perché ci aspettavamo molto dal primo gioco di questo fumetto.
In sostanza è un titolo che vi divertirà per qualche ora se non siete fanatici dei combattimenti troppo tecnici, per poi però lasciarvi un forte senso di ripetitività.
Lo consigliamo perciò solo a chi è un fan del manga, rivivere le avventure della prima serie sarà comunque emozionante, ma ci saremmo sicuramente aspettati di più.

Mirko Ferrari
Nasce in uno sperduto paesino della Lombardia, e sin da piccolo adora friggersi il cervello con videogiochi vari fin quando non scopre l’oscuro e dispendioso tunnel dal quale non uscirà mai: i fumetti. Accanito lettore e collezionista soprattutto di manga, scrive cercando di condividere la sua opinione su qualunque cosa gli passi fra le mani, anche quando nessuno la richiede. Quando non sta leggendo boiate o morendo su Bloodborne, si dedica alla sua passione per la musica (credendosi un chitarrista), alla scoperta di nuovi video di gattini nell'internet o alla ricerca dell' One Piece. Frequenta la facoltà di ingegneria, per lo meno fin quando non riuscirà ad avverare il suo sogno di conquistare il mondo.