1849

Texas Centrale
Un ragazzino cammina nella foresta, fa caldo, gli insetti fanno confusione e il sole picchia.
Cerca un posto per pescare ma è guardingo, sospetta qualcosa e mentre finalmente si riposa con l’amo in acqua ecco sbucare un tacchino, prontamente freddato con un preciso colpo di fucile.
Il ragazzo controlla l’animale e grazie all’inquadratura che si allontana si scopre che c’era davvero qualcuno a osservarlo, ma non sono occhi amichevoli quelli che lo fissano, sono occhi di Comache, indiani.

the son serie tv

Questo è l’inizio della nuova serie prodotta da AMC, stagione di 10 puntate tratta dall’omonimo libro del 2013 di Phillip Meyer.

Un intenso drama che nel pilot viene appena accennato ma che già dimostra di avere mordente per tenere attaccati gli spettatori al televisore: un padre (Pierce Brosnan) dal passato difficile e misterioso, temprato dal lavoro e duro come l’acciaio che vede nella corsa al petrolio il nuovo business di famiglia. Il figlio Pete (Henry Garrett) schiacciato dal peso della figura paterna, tormentato dai fantasmi del passato e (fin’ora) incapace di dimostrare di avere la tempra dell’uomo che l’ha messo al mondo. Più un’altra mezza dozzina di comprimari e personaggi a malapena accennati, ma che sembrano tutti avere qualcosa a che fare con almeno altri due abitanti del Texas Meridionale, location di questo serial.

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La storia in realtà si svolge nel 1915 e gioca sulla doppia time-line per far capire allo spettatore che il padre di famiglia ne ha passate davvero tante e che dietro alla faccia di pietra di Eli (questo il nome del barbuto protagonista) c’è un passato di dolore e lotta per la sopravvivenza che l’ha portato a diventare il classico tipo che bada poco ai mezzi se ha ben chiaro il fine.

Interessante la scelta di ambientare la seconda parte della storia in un periodo poco avvezzo ad essere portato su schermo. Il Vecchio West è finito da circa 20 anni e ormai la Prima Guerra Mondiale è alle porte per noi europei; la domanda di petrolio si fa sempre più pressante e i vecchi impieghi lasciano il campo a nuove professioni.

Infatti se nel flashback il West rappresentato è quello classico, con la casetta di legno nel prato e le donne coi vestiti larghi, nel 1915 c’è ormai ben poco di quel retaggio, ci sono i bar al posto dei saloon, i pali della luce si stagliano in città a bordo strada e le automobili a manovella fanno il loro scoppiettante ingresso in scena.

I tempi stanno cambiando ed Eli non vuole farsi scappare il treno (che si sa, passa una volta sola) della corsa al petrolio, a costo di andare contro il gestore del ranch di famiglia e contro il suo stesso figlio Pete, cercando di fregare alcuni investitori sulla disponibilità di petrolio nei propri possedimenti, senza contare i banditi che lo sabotano con sparizioni di bestiame e danni alle proprietà, rendendo Eli ancora più nervoso e determinato.

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La regia non brilla per tecnicismi o tocchi di classe ma fa degnamente il suo dovere, mentre le ambientazioni sono le classiche dei western: la tenuta terriera, la città, la prateria e il fiume, tutte cose che chiunque abbia letto un Tex negli ultimi cinquant’anni saprà riconoscere perfettamente.
Davvero apprezzabile la recitazione degli attori che risultano credibili e sfaccettati senza essere pacchiani in un periodo storico complicato (senza citare Pierce, che praticamente tiene la scena in piedi da solo), come la doppia time-line che fa capire come Eli sia diventato quello che è nel 1915.

La storia si snoda in maniera interessante tra la love-story tutta sguardi e gli intrighi politici appena accennati: ci sono gli indiani e gli scalpi, ci sono famiglie con un sacco di figli e il barista con un segreto, gli stacchi sulla prateria e le corse a cavallo di notte; insomma non si può dire che il menu non sia ricco.

Sicuramente un serial dalle ottime potenzialità, che se non si perde troppo nel family drama rischia di diventare uno degli appuntamenti fissi di quest’anno.

A cura di Marco Berengo