Dal  Canada con furore arriva un film viscerale e stralunato che strizza l’occhio a molti autori ed opere del genere horror.

The Void è un film canadese uscito l’anno scorso, e che debutterà nelle nostre sale italiane il prossimo 7 dicembre. Il progetto nato su Indiegogo con una campagna di cowdfounding che ha raggiunto circa 80.000 dollari, sufficienti per concretizzare la particolare idea di Steven Kostanski e Jeremy Gillespie, i due autori del film che in precedenza hanno lavorato agli effetti speciali di molte pellicole più o meno note (come Pacific RimPoltergeistRobocopSuicide Squad, e il recente It).

Devo dire che questo film ha abbastanza destabilizzato il mio senso critico, talmente passa con schizofrenia più o meno consapevole, dal geniale alla trashata, dall’autorevolezza di alcune scelte registiche ad una quasi esibita amatorialità di altre. Ma andiamo con ordine. Prima di tale confusione, The Void mi stava convincendo in maniera tradizionale ma solida nei suoi primi 15 minuti. Un misterioso omicidio nei pressi di una baracca in un bosco. Una vittima riesce a scappare e viene recuperata ferita dall’agente di polizia Daniel Carter (Aaron Poole). Il ligio poliziotto, pur mostrando fin dall’inizio un fare un po’ “cazzone” e disinibito poco aderente all’uniforme ma sicuramente ottimo per renderlo quanto meno interessante, lo porterà in un pronto soccorso semi dismesso e in attesa di essere chiuso, in cui rimane ancora pochissimo personale a lavorare. Un posto semi abbandonato e isolatissimo e uno sparuto gruppo di personaggi al suo interno. Non serve moto altro per cominciare bene un horror soprattutto se ci sono i tempi, c’è l’atmosfera e il giusto innesco. Non vorrei parlarvi ulteriormente della storia o di quello che succede, in quanto lo psichedelico tunnel degli orrori che vi riserva il film da questo momento in avanti è tutto da scoprire.

Vi basti sapere che, in questo ospedale operano forze misteriose, a cui ovviamente gli sprovveduti protagonisti dovranno dare una definizione con quel solito palleggio tra indagine e sopravvivenza che caratterizza tante pellicole simili. Ma sopravvivenza da cosa? Alcune risposte saranno chiare, come le grottesche mostruosità, cosi carnose, deviate, e completamente “artigianali” (niente computer grafica) che non potrete non pensare a “La Cosa” guardandole. Protagoniste dei momenti splatter migliori della pellicola, grazie anche all’utilizzo del sangue che non si risparmia in nessuna occasione. Altre risposte invece saranno più enigmatiche criptiche e coinvolgeranno l’occulto, dimensioni oscure e demoniache. Nel calderone infatti The Void ci butta un po’ tutto.

Si tratta di un film che omaggia con scelte stilistiche e citazioni moltissime opere horror degli anni 80 e 90, da quelle del già citato Carpenter a Hellraiser, a La Mosca etc. In generale il film cerca chiaramente di sembrare un film di quegli anni li, poco edulcorato, ingenuo per certi versi, ma allo stesso tempo con delle tematiche di fondo allucinate degne di un Cronenberg. Peccato che tutto questo non riesce esattamente a trasformare il film in quello che probabilmente voleva essere: un armonioso compendio di influenze eccellenti riarrangiate in maniera coerente e fluida sotto l’egidia di una forte idea originale e personale. Questo film sembra piuttosto un “mostro di Frankestein”, composto da molti pezzi diversi e a volte estranei tra loro, molta carne al fuoco, che sta davvero in bilico in quella sottilissima linea che separa l’intrigante dal confusionario. The Void fa alcune cose benissimo, crea delle sequenze magistrali composte da una fotografia intensa sia quando dipinge la scena in modo monocromatico e claustrofobico sia quando decide di valorizzare l’oscurità, ha degli effetti speciali particolarmente vividi e viscerali e una storia sicuramente fin troppo surreale, di quelle pretestuose da horror di serie B, ma che tratta comunque con rispetto fino al suo ambiguo finale. Allo stesso modo però fa tira e molla con lo spettatore: lo coinvolge e poi lo molla, con brusche interruzioni di ritmo o scene mal recitate piene di inutili esasperazioni espressive che fa sembrare tutto kitsch e poco credibile, o con sviluppi “narrativi” troppo repentini e spiazzanti, che non ti permettono mai di farti completamente rapire da un flusso di eventi gettando con cadenza ingombrante altre tematiche, altre domande, altri punti interrogativi nella storia. È un film che fino alla fine ti chiedi se veramente valesse la pena infarcire di così tanti input poco definiti e lasciati quasi completamente all’interpretazione.

Verdetto

The Void è un film affascinante e coraggioso, che va ad unirsi in maniera tutta sua a quel filone di produzioni finalizzate al recupero nostalgico di generi e modus operandi di un paio di decenni fa. Mentire se dicessi che nel genere horror, non ci troviamo di fronte ad uno dei titoli più interessanti degli ultimi anni, soprattutto sul piano stilistico. Ma sarei altrettanto disonesto se negassi il fatto che sotto sotto qualcosa non funziona completamente. Qualcosa non legato al basso budget, ma in parte ai personaggi, che sembrano quasi tutti, protagonista a parte, macchiette monodimensionali, e al ritmo che a volte sembra funzionare al contrario, velocizzando ciò che chiederebbe più tempo e viceversa. Inoltre è sempre difficile unire in un unico film i piani dell’occulto, dell’onirico, delle suggestioni impalpabili, del metafisico, con quelli più concreti, fisici e viscerali del body horror trucido e violento. Si rischia di creare una certa confusione che manda in cortocircuito il coinvolgimento dello spettatore. In parte The Void cade in questo errore, e in parte, rimane un film carismatico che messi da parte i vari pipponi analitici, merita sicuramente una visione.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!