Nel 2013 lo studio dietro la serie Disgaea, Nippon Ichi Software, lancia in esclusiva Playstation 3 The Witch and the Hundred Knight, un action RPG con una storia assolutamente bizzarra e delle meccaniche di gioco ancor di più. Ma non perdiamoci in chiacchiere e lanciamoci nel mondo di Medea per affrontare un’avventura fatta di magia, colpi critici e puzza di palude.

Crisi pseudo adolescenziali

Lia è una ragazzina simpatica che ama vestire con abiti succinti e un cappellone da strega. Lia non è una ragazzina normale, è una strega confinata all’interno di una palude dalla sua acerrima avversaria Malia. Indubbiamente Lia, che in preda a delle crisi da ragazzina ormonata ha cominciato a vestirsi di nero e farsi chiamare Metallia, non è affatto contenta della cosa e ha deciso di vendicarsi. Per questo motivo con l’aiuto del suo fedele maggiordomo metallico, Arlecchino, ha dato fondo a tutta la sua conoscenza del magico per risvegliare One Hundred Knight, un potente essere sovrannaturale in grado di combattere Malia e rimuovere la sua maledizione contro Metallia. Nonostante l’evocazione vada a buon fine, la strega della palude si ritrova tra le mani un piccolo esserino che sembra tutt’altro che capace di dar del filo da torcere a Malia. Da qui parte un’intricata vicenda che poterà Hundred Knight a scoprire il suo vero potenziale e “aiutare” Metallia.

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Di combo, mostri e qualche novità

Nippon Ichi Software si è sempre distinta come uno degli studi più capaci di elaborare esperienza di gioco tattiche a turni. Con Disgaea sono riusciti a trovare il perfetto bilanciamento tra novità, difficoltà e un pizzico di frustrazione. Purtroppo il passaggio dalle meccaniche a turni ad un modello di gioco più dinamico non è affatto banale: The Witch and the Hundred Knight ha una struttura da action RPG piuttosto classica con delle introduzioni che finiscono per rompere il sottile equilibrio presente in questo genere di giochi.

I primi problemi si notano sin da subito con una visuale isometrica che può essere ruotata con lo stick. Nonostante questa libertà l’immagine risulta quasi sempre troppo “povera” o bloccata per rendere l’esperienza fluida in combattimento. Lo stesso combat system vanta una serie di meccaniche che faticano a dare immediata profondità al titolo: è, infatti, possibile equipaggiare fino a 5 armi contemporaneamente che vengono usate da One Hundred knight a rotazione per creare delle spettacolari combo; se sulla carta questa caratteristica associata alla schivata che concede una sorta di rallenty dei nemici se effettuata perfettamente dovrebbe creare una serie di incontri piuttosto intensi. Invece, si finisce quasi sempre ad imbattersi in nemici con comportamenti piuttosto semplici che non pongono una vera sfida al giocatore ma risultano un’incessante ripetizione di azioni. Un discorso identico vale per le abilità o per i bonus che si ottengono uccidendo i nemici nelle aree di gioco: tutto sembra improntato a voler accrescere l’esperienza di gioco, a renderla di “più”, senza però dargli quell’anima che gli manca.

L’unico twist innovativo è l’introduzione delle Giga calorie, una sorta di punti azione dinamico che il giocatore avrà a disposizione quando entra in un area di gioco. Le calorie vengono bruciate da nostro beniamino combattendo o usando abilità speciali e possono essere recuperate ingurgitando i nemici o oggetti speciali. Ovviamente, nonostante i poteri magici, il nostro One Hundred knight  non può mangiare in eccesso perché il suo stomaco si riempe di scarti che vanno eliminati con oggetti speciali o acquistando nuovo “spazio”. Se il giocatore consuma tutte le calorie la vita del piccolo cavaliere comincia a decrescere progressivamente fino allo svenimento dello stesso e al ritorno alla base, ossia casa di Metallia, dopo però aver perso tutti gli oggetti conquistati.

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Primi anni duemila

La sensazione che si ha giocando al titolo di Nippon Ichi è un salto nel passato. Non tanto per la grafica ormai datata, quanto per alcune meccaniche di gioco che sembrano veramente provenire da un’altra era. La struttura del gioco è piuttosto lineare con aree che si sbloccano progressivamente battendo quella precedente. Le aree già sbloccate possono essere rivisitate per completare quest aggiuntive. All’interno di ogni livello sono presenti dei checkpoint a forma di pilastro che devono essere attivati riempiendoli di mazzuolate. A quel punto è possibile tornare a casa di Metallia e ritornare al pilastro stesso in un batter d’occhio. L’assenza dell’auto-save in questo punto è stata tra le cose che mi ha fatto davvero un triste effetto nostalgia per poi passare alla gioia estrema di realizzare che queste meccaniche sono state bandite da tutti gli sviluppatori dotati di intelletto. Nella casa di Metallia, che come detto funge da quartier generale, è possibile non solo salvare (pweph!), ma anche acquistare oggetti o nuove abilità. Insomma c’è tutto quello che avevamo negli ultimi anni novanta o nei primi del duemila.

Merita una citazione la possibilità di invadere le case dei poveri malcapitati che abitano la palude e la foresta circostante per creare dei punti di ristoro per One Hundred knight: basterà premere un tasto davanti all’abitazione per innescare una scenetta con relativo esito del tentativo di invasione. Non lasciatevi ingannare molte case saranno più dure da conquistare di quanto si possa pensare anche se abitate da quelle che sembrano indifese nonnette.

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Revival

Sicuramente da citare è l’assenza, almeno nella nostra esperienza, del bug critico che affliggeva la versione Playstation 3. Durante tutte le nostre sessioni di gioco non siamo mai stati rimandati al menu Playstation e le nostre partite filavano lisce tra un tiro a canestro e un film di Spike Lee (scusate!).

Graficamente il titolo ha dei piacevoli intermezzi in stile anime che lasciano ampio spazio alle tondissime tettine di Metallia. Il resto del titolo non ci è sembrato abbia avuto particolari miglioramenti degni di nota, eccezion fatta per l’aggiunta del dungeon Torre dell’illusione nel quale il nostro eroe dovrà affrontare una serie di sfide sacrificando un’arma a piacere, più forte l’arma più difficile la sfida.