Signore e signori, oggi, in occasione dell’uscita dell’attesissimo DLC standalone Uncharted: L’Eredità Perduta (che abbiamo già recensito qui), vorremmo cogliere la palla al balzo per riflettere un po’ su quella che è, narrativamente e iconograficamente, una delle saghe più grandi vissute sulle console Sony ormai da un decennio. Ma, visto che abbiamo già lungamente e meritatamente tessuto le lodi di Nathan e compagni, praticamente ad ogni occasione, stavolta ci siamo concentrati, con lente di ingrandimento e occhio spietato, sui piccoli difetti che si possono riscontrare nella leggenda raccontata da Naughty Dog, una saga che, come anticipa il titolo, riteniamo quasi perfetta. Già, quasi, ma perché?

1) Mancanza di un grande piano

Da questo primo particolare, piuttosto vago in realtà, potremmo dire che derivano tutti gli altri, a esso consequenziali. La prima critica che ci sentiamo di muovere, anche se è molto più facile farlo con il senno di poi, è la mancanza di un piano a lungo termine. Quando la saga ha debuttato con il suo primo capitolo, nel 2007, è improbabile che si aspettasse di diventare quello che è oggi. Forse ancora stentava a crederci all’uscita del secondo, che ha consacrato la leggenda di Drake nell’iperuranio playstationiano. Non avere un piano preciso del proprio futuro non è di per sé un difetto, ma forse questo ha rappresentato qualche indecisione nella direzione della saga, sia per quanto riguarda i suoi aspetti concettuali che narrativi. È anche vero però che, dall’altro lato della medaglia, la serie ha saputo “scoprirsi”, passo dopo passo, sviluppando quello che era dall’inizio il suo patrimonio genetico videoludico. Quindi, dal punto di vista del gameplay niente da dire, i passi in avanti sono stati sempre decisi, progressivi, da gigante. Lo stesso è avvenuto per maturità della narrazione e messa in scena, regia, ampiezza della visione. Ma qui, i metaforici passi in avanti non sono stati tutti in linea retta. Scopriamo più nello specifico perché e come.

2) Il Fattore Indiana Jones

Ri-cominciamo da un elemento importantissimo, cambiato al giro di boa della serie, dopo l’acclamato secondo capitolo, Uncharted 2: Il Covo dei Ladri, ovvero la scomparsa dell’elemento soprannaturale. Mentre nei primi due titoli questo era presente, seppur non predominante, nel terzo è stato relegato a “parvenza”, con misteri che alla fine trovano tutti spiegazione razionale, e nel quarto è stato del tutto abbandonato. Ora, l’assenza dell’elemento soprannaturale nella ricerca di verità e tesori attorno a misteri storici, che noi abbiamo simpaticamente rinominato “fattore Indiana Jones”, può ben essere cosa gradita a taluni, così come sgradita a talaltri, ma certo non è l’ideale che prima ci sia e solo a un certo punto scompaia. Non giova alla visione d’insieme di una serie che fa della narrazione uno dei suoi punti più forti. Ci teniamo a ripeterlo, questo non è un aspetto che rovina l’esperienza, ma se dovessimo elencare le minuscole incrinature che la separano dalla perfezione, allora… E poi, andiamo, non avreste gradito anche voi delle sezioni simil-horror o sovrannaturali con cui sfruttare il comparto tecnico al top di gamma del quarto capitolo?

3) Villain iconico cercasi

Nathan Drake, Elena, Sully, Chloe, persino Sam Drake… La pletora di comprimari vanta tante e tali personalità che non faticherete a ricordare i nomi di tutti. Lo stesso, ahinoi, non si può dire per gli antagonisti. Quest’ultimi, alternatisi diligentemente e senza ripetersi nei quattro episodi, sono alquanto bidimensionali. Fanno la loro parte di ricettatori senza scrupoli, o di mercenari affamati di potere, o di agenti segreti oscurantisti, ma nessuno di loro colpisce per eccessiva profondità o particolare carisma. Un paio, forse, ci sono andati molto vicini (a parere di chi scrive, Lazarevich e Marlowe), ma anche a loro avrebbe giovato un ritorno. Spieghiamoci meglio: con un protagonista forte e caratterista come Nathan, la ciliegina sulla torta sarebbe stata una nemesi alla sua altezza, ricorrente magari non in maniera insistente, ma con almeno due comparsate nell’arco di quattro titoli. Invece questa latitanza tende a riflettersi anche in boss fight finali non sempre ispiratissime e tendenti a somigliarsi.

4) Tarallucci e vino

Qui, rischiamo di andare sulla filosofia narrativa. Abbiamo già parlato dei molti personaggi del cast unchartediano, e se siete arrivati fin qui avete presente la quantità enciclopedica di guai in cui finiscono per immischiarsi, volenti o nolenti. Bene, la nostra obiezione in questo caso è… che finisce sempre tutto troppo bene. Andando avanti, la saga si è fatta sempre più matura, raggiungendo il suo apice di pathos con il quarto e ultimo capitolo “principale”, ma tale maturità narrativa non ha cambiato la generosità delle sue conseguenze. Ogni eroe, tradizionalmente, va incontro a delle ripercussioni, persino per le sue buone azioni. Non deve trattarsi necessariamente della morte di qualcuno (cosa che pure avrebbe sortito un effetto pazzesco, nell’economia della serie), ma di qualche perdita o compromesso con funzione catartica, magari riparato in un secondo momento. Invece, nella saga di Uncharted, il massimo cui si arriva è la morte apparente. Con questo tipo di racconto, non siamo stati sorpresi di scoprire, alla fine del terzo capitolo, che Sully non era davvero morto. E, per le stesse premesse, il finale percorso dal quarto capitolo non ci ha sconvolto affatto. Ribadiamo per l’ennesima volta: questo non toglie un grammo all’emozione di giocare Uncharted, di vivere le sue avventure ai confini del mondo conosciuto, ma non sarebbe stato male almeno credere di poter perdere qualcuno nella nostra battaglia (specie considerata la grande quantità di comprimari in gioco, vecchi e nuovi), persino la nostra stessa vita. Ci avrebbe fatto lottare con ancora più coinvolgimento, il che, partendo dai già alti standard di Naughty Dog, non è dire poco affatto.

5) Una mano di Retcon e passa la paura

Ti ho mai raccontato di…” sono alcune delle parole più classiche usate nei famosi casi di Retcon. Per chi non conoscesse il termine, Retcon è ciò che si fa quando si aggiunge o si modifica un pezzo di storia narrata in precedenza, o comunque se ne cambia l’interpretazione. È la sigla abbreviata per “retro-continuity”, ovvero continuità retro-attiva. Ecco, la serie di Uncharted ne fa uso già nel terzo capitolo con l’approfondimento delle radici di Nathan, del suo rapporto con Sully e della retro-introduzione del villain di turno, Marlowe. Ma è soprattutto con Uncharted 4: Fine di un Ladro che le aggiunte all’indietro si fanno corpose. Un abbondante parte del titolo è ambientata nel passato e serve prima a presentarci Samuel Drake, fratello maggiore di Nathan, finora mai nominato (perché non previsto, con ogni probabilità), e poi ad approfondire il suo legame con il giovane Nate. Nel presente, Sam è una figura ingombrante, che serve a riportare Nathan sulla via del “ladro”, cui aveva rinunciato per la quiete familiare offerta da Elena. È un ruolo che Sully, per motivi caratteriali e d’età, non avrebbe potuto rivestire, e forse farlo interpretare da Chloe avrebbe messo in gioco tensioni da triangolo amoroso troppo da romance thriller e poco da adventure, quindi in un certo senso il fratello-creduto-morto era l’unica soluzione. Ma, nonostante ciò, solo il carisma di Sam e la sua grande caratterizzazione possono farci dimenticare, nel corso di gioco, che la sua aggiunta è stata, narrativamente parlando, quanto mai tardiva e ai limiti del forzato. Persino in The Lost Legacy sentiamo un inside joke al riguardo, quando Chloe ironizza sul fatto che il fratello di Nathan sia “apparso dal nulla“. Ma ora immaginate di vedere Sam introdotto già nel secondo capitolo, e magari “morire” in quello stesso episodio, per poi ritornare nel quarto, a sorpresa. Sarebbe stato più complicato, ma forse anche più convincente. Certo, ai tempi del Covo dei Ladri non serviva la figura del fratello e sarebbe stato pressoché impossibile pianificare un colpo di scena simile con due giochi d’anticipo, specialmente perché, come abbiamo detto, in Uncharted è piuttosto difficile morire. Inoltre, non riusciamo a toglierci dalla testa che, ora che la saga è lanciata oltre la sua stessa conclusione “ufficiale”, l’aggiunta di Sam sia stata predisposta anche per averlo come protagonista in qualche prossimo DLC. Anche se questa non è la nostra unica previsione che riguarda il sangue dei Drake e i futuri episodi aggiuntivi, come vi spieghiamo nel prossimo paragrafo…

L’occasione perduta

Stavolta non numeriamo, perché non si tratta tanto di critica, quanto di aspettative e speranze per il futuro. Il primo DLC, L’Eredità Perduta, è disponibile da oggi stesso, e ha come protagoniste Chloe Frazer e Nadine Ross, finora conosciute come comprimarie (Nadine addirittura in veste di antagonista). Forse è esagerato parlare di “occasione perduta”, anche perché, come vi diciamo approfonditamente nella nostra recensione, questo DLC standalone è un’altra gemma di narrativa e gameplay, ma mentiremmo se dicessimo che di tutti i protagonisti possibili, per raccontare un’altra storia nell’universo di Uncharted, avremmo scelto loro due. Il già citato Samuel Drake, ora in coppia d’affari con un Sully sempre più avanti con l’età, sarebbe stata un’opzione considerevole, e anzi, siamo sicuri che lo sarà, in futuro. Ma c’è un altro personaggio, mai visto nella saga principale ma oculatamente trattato, nel quarto capitolo, che avremmo amato e che ameremmo impersonare in futuro. Anzi, diciamo di più: visto quanto misteriosamente se n’è parlato, siamo convinti che diventerà il perno di una serie di storie future, e questi è… nientemeno che la madre di Nathan e Samuel, Cassandra Morgan, alias mamma Drake, ritenuta “la più grande storica della sua epoca”, quindi un Indiana Jones al femminile, una Lara Croft ante-litteram in salsa Uncharted. Sul serio, cosa volete di più? Inizialmente pensavamo che proprio la somiglianza con il concept di Tomb Raider, e considerato il recente reboot di successo, avrebbe escluso questa possibilità, ma dopo che pure in Naughty Dog si è accennato a futuri capitoli aggiuntivi che non avranno Nathan come protagonista ci siamo re-innamorati della nostra profezia. E voi che ne dite? Come vedreste un prequel spin-off DLC standalone con Cassandra come eroina di turno?