L’indistruttibile Cage in un mare di caos e pallottole

Il 14 giugno 2018 le sale italiane accoglieranno 211 – Rapina in corso, film diretto da York Alec Shackleton, con Nicolas Cage protagonista.
Shackleton, cineasta californiano, è uno di quelli che nel mondo di Hollywood ci sta provando da una vita. Ha iniziato con una serie di videoclip, per fare poi diverse apparizioni come attore in produzioni indie e in programmi televisivi, fino al primo lungometraggio, Las Paraditas, nel 2005.
A distanza di 13 anni arriva finalmente il primo film per il grande pubblico, con un protagonista universalmente noto come Nicolas Cage. Un esperimento, purtroppo, non riuscito.

211 – Rapina in corso si ispira al conflitto armato del 1997, che cambiò letteralmente il modus operandi della polizia di Los Angeles.
Degli ex militari, armati fino ai denti, fanno irruzione nella Bank of America, prendendo in ostaggio 26 persone.

L’agente Mike Chandler (Nicolas Cage) è il primo a trovarsi sul posto, mentre è di pattuglia con il collega, nonché genero, Steve (Dwayne Cameron), ed intervengono successivamente le squadre speciali della LAPD e la SWAT, supportate dell’Interpol. Tra tentativi di negoziazione ed un mare di pallottole, prenderà vita il racconto di Shackleton.
Un racconto, a dirla tutta, piuttosto fiacco e che ci fa continuamente porre domande e ci confonde. Una confusione che parte dall’inizio, quando aspettiamo il mento a punta e la fronte alta di Nicolas Cage, come accade solitamente nei film con l’attore di Long Beach, ma ci troviamo catapultati in Afghanistan, tra profittatori di guerra e l’Interpol che dà loro la caccia. Subito dopo, eccoci a Los Angeles in una scuola dove un ragazzo di colore, Kenny (Michael Rainey Jr.), viene bullizzato dai compagni.

È un’introduzione che risulta un po’ forzata e destabilizza lo spettatore, soprattutto perché il ruolo dell’Interpol nella vicenda è piuttosto marginale ai fini della narrazione, pertanto sarebbe stata preferibile un’immissione meno invasiva.
In questo contesto si va ad aggiungere ulteriore confusione con la partecipazione attiva di Kenny, che dopo essersi ribellato ai bulli che lo infastidivano, picchiandoli, per evitare l’espulsione dalla scuola viene inserito in un programma di affiancamento alla polizia, e dovrà passare una giornata in macchina insieme a loro. Ovviamente i due poliziotti incaricati sono proprio Mike e Steve, esattamente nel tragico giorno della rapina.

C’è un breve spazio per un rapido scambio di battute tra Kenny e Mike, dove in pochi minuti oltre ad emergere randomicamente il tema della privacy, con la repulsione dell’agente per le videocamere e i cellulari, assistiamo al mutamento di Mike da orso a uomo affabile e protettivo e a quello di Kenny, che cambia la sua percezione sui poliziotti nel tempo di una battuta.
Un polpettone pieno di spunti e ricco di cliché, a cui si aggiunge l’elemento terrorismo, con gli assaltatori che fanno esplodere un bar per cercare di distogliere l’attenzione della polizia.

 

A cosa serve tutto ciò? È questo che ci chiediamo a più riprese durante la visione del film, che fortunatamente ha il pregio di durare meno di 90 minuti, tutto sommato abbastanza intensi e con pochi cali di ritmo, ma sostanzialmente ci viene da riflettere su quanto di quello che abbiamo visto fosse evitabile.
Ciò che c’è di buono in questo action-drama tutto anarchia e pallottole, sono appunto le seconde. Si spara tanto e l’azione fuoriesce in modo potente, forse esasperata in qualche occasione, ma è quell’eccesso che piace allo spettatore amante dei bank robbery movie, e la crudeltà dei rapinatori è il fattore che dà il la allo scorrere degli eventi. In questo caos visivo ed uditivo assistiamo ad un folle massacro in cui vengono risparmiati in pochi, e i mercenari senza pietà appaiono invincibili ed immuni persino ai colpi delle forze speciali (ma non a quelli della pistola di Nicolas Cage).
Non mancano, purtroppo, i momenti WTF, con alcune sequenze, sia sul “campo di battaglia” che in ospedale davvero kafkiane, che ci strappano qualche amara risata per l’assurdità dello svolgimento.

Insomma, sembra quasi che il regista si sia divertito a creare scompiglio in un plot che avrebbe funzionato senz’altro più fluidamente secondo i canoni standard. Invece tanti ingredienti finiscono gettati in un calderone che bolle per oltre mezz’ora, prima di servirci la rapina e la sparatoria che dovrebbe essere il fulcro della narrazione. Considerando che Shackleton, per brevi tratti, ci ha mostrato di saper dominare i mezzi dell’action, ci viene da chiedere quali siano le motivazioni che l’abbiano portato a far prendere a 211 questa deriva bislacca ed irrazionale, quando avrebbe potuto servirsi di tali armi per il più classico dei film sulle rapine in banca. In fondo c’è anche Nicolas Cage con tanto di famiglia al seguito (Weston Cage nei panni di uno dei rapinatori, n.d.R.): cosa si può chiedere di più?

211 rapina in corso recensione

Verdetto

York Alec Shackleton dirige 211 – Rapina in corso, un action drama ispirato ai fatti del ’97, quando una banda di criminali assalì la Bank of America, dando vita ad un terribile conflitto a fuoco con le forze armate. Il risultato però è un film totalmente confusionario ed in balia di una regia assurda, che apre tante strade che non portano a nulla e ci regala come unico punto di interesse l’ingordigia di action del suo regista, che all’improvviso dispensa follia e pallottole.
Ci saremmo aspettati il più classico, e in fondo banale film con Nicolas Cage, ma 211 ha scelto di non essere nemmeno quello.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.