E infine è successo! Ubisoft si è scusata. Si tratta di un atto coraggioso a cui va il nostro sincero apprezzamento, anche se col senno di poi poco cambia se si pensa a chi ha acquistato il gioco con denaro sonante. Se possedete Assassin’s Creed: Unity lo saprete già, ma se non lo avete acquistato vi diciamo cosa è successo. Nel corso della giornata di ieri una mail di Ubisoft a nome di Yannis Mallat, CEO di Ubisoft Montréal e Toronto è arrivata a quanti hanno acquistato il gioco. Nella mail ci sono le scuse del Signor Mallat e di Ubisoft tutta per il pessimo lavoro che si è fatto con Unity e di tutti i bug che con il gioco sono arrivati sulle nostre console. Potremmo parlare per ore di come e quanto ci faccia cagare questa pratica del mercato che, in pratica, ci vende giochi in fase beta al prezzo di un blasonato gioco fatto e finito, ma non lo faremo adesso. Le scuse di Mallat, a cui si associa un DLC gratis per chi ha acquistato il gioco in versione liscia, e un gioco gratis tra le ultime uscite Ubi tra quanti hanno la collector edition. Come che sia tutta questa situazione ci ha portato di nuovo a pensare a Unity nella sua interezza ed a quelle che sono delle vere e proprie cazzate che ci hanno fatto cascare le pa… ehm… le braccia! Badate, perché non parliamo di meri bug, ma di alcuni passi falsi che ci hanno fatto dubitare delle menti che hanno sviluppato il gioco! Eccovi quindi un bel listone a tema, stavolta si parla de Le 8 imperdonabili cazzate di AC: Unity.

 

Le micro-transazioni

Ebbene si, in Unity ci sono le micro-transazioni. Non ne abbiamo parlato in recensione per un semplice motivo: sono del tutto inutili, marginali e superflue e pertanto, nell’economia di un gioco già pesantemente alla deriva, evidenziarle non ci sembrava utili di per sé ma visto che se ne parla, inserire una roba come le micro-transazioni in AC, a maggior ragione della loro inutilità, è veramente una presa in giro. Perché ce le hai messe? A che diamine mi servono?! La risposta è semplice: a nulla e la cosa, se permettete, mi sa doppiamente di presa in giro da parte di una società che potrebbe tranquillamente permettersi di EVITARE certe trovate becere. Parlando poi in termini pratici: non c’è niente di più triste delle micro-transazioni, a maggior ragione in un gioco concentrato sul single player e privo di ogni forma di competizione tra gli utenti. Ok, nelle coop ci sono i punti e dei giocatori che sono delle autentiche teste di minchia, ma questo non significa che ci sia una competizione aperta. Come funzionano? Si tratta di dare soldi a Ubi (sino a un massimo di 99,99€) per ottenere dei punti utili allo sblocco istantaneo di certi pezzi di equipaggiamento che, come sapete, in Unity significano un miglioramento delle statistiche di Arno. Potete poi addirittura spendere i soldi per ottenere crediti, e spendere i crediti per attivare dei bonus a tempo del massimo di 3 minuti. Si esatto, spendere soldi per 3 fottuti minuti di bonus! Se parlassimo di titoli freemium, la cosa potrebbe anche essere giustificabile ma in un gioco acquistato a prezzo pieno che diamine di senso ha? Vero che la cosa è del tutto superflua, ma cercare di spillare soldi per sbloccare delle robe che sono comunque disponibili è o non è una presa per il culo?!

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La sospensione dell’incredulità

Semioticamente parlando (e detta con due spicci) si parla di sospensione dell’incredulità quando ci si pone dinanzi a un media il cui coinvolgimento e immersività annullano la nostra incredulità. Guardando, ad esempio, un film fantastico, ci si dimentica per un attimo del fatto che quel che si vede è irreale e lo si accetta con una certa cognizione di causa. Perché ne parliamo? Perché c’è una cosa in Unity che ci fa veramente rivoltare le scatole ed è il fatto che il gioco ormai non fa più nulla per rendere “credibile” il fatto che si stia viaggiando nella storia. Ok, il viaggio è frutto di un programma, e dunque chi entra nell’Animus si trova in una super-realtà virtuale, ma con il passare degli anni questa cosa è stata esasperata, tanto che oggi sullo schermo di AC compaiono decine e decine di scritte sempre pronte a ricordarci che stiamo vivendo una simulazione. Io dico: “ok, fa parte della trama, come in Matrix”, ma nell’ottica di una trama nel presente praticamente andata a farsi benedire (leggasi: INESISTENTE) che diamine di senso ha questa ossessione per le trovate alla Matrix. Ma cazzarola fammi giocare nel passato e basta!

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App, app everywhere

Il pensiero sulla sospensione dell’incredulità è dato anche da una cosa: LE MALEDETTE APP. Unity gode infatti di ben due sistemi di gioco “esterni”, uno è propriamente una app (per la precisione la companion app ufficiale), l’altro è la rete (non so come altro chiamarla) Initiates. Ora, benché le idee possano anche essere carine, è incredibile che più passano gli anni più Ubisoft letteralmente ci obblighi a iscriverci a sempre più servizi. Si era partiti con Uplay, e si è arrivati a diverse app di supporto ed al sito Initiates di cui sopra. La cosa mi fa girare le scatole per due motivi buoni: il primo è che mi pare incredibile che per godere appieno del gioco mi tocchi connettermi e sbattermi tra diversi mezzi di supporto, rendendo il tutto macchinoso. “Godere a pieno” non è una parola scorretta, perché sia la app, che Uplay e Initiates permettono al giocatore di poter scaricare diversi materiali utili e addirittura dei vestiti bonus. In giro per Parigi, inoltre, esistono diversi forzieri che il nostro Arno potrebbe aprire e il condizionale è obbligatorio, poiché li si può forzare solo se si è raggiunto il nostro grado Initiates o se si è fatta una certa missione “Nomad” tramite la companion app. Mi prendete in giro in pratica e mi state obbligando a scaricare e iscrivermi ad altre robe di cui, siamo onesti, NON ME NE FREGA NIENTE! La seconda è che grazie alla companion app ed alle sue missioni si sviluppa quella che era una feature lanciata con AC: Brotherhood, ossia quella di avere una piccola compagnia di assassini da gestire e mandare in missione. Una feature di gioco che, benché limitata, aveva un senso (sai com’è… gilde di assassini e varie e poi trovarsi ad avere a che fare sempre con gli stessi 4 coglioni…) e che a qualcuno persino piaceva. E invece no! Ora mi tocca scaricare l’app, che è anche particolarmente esosa in termini di prestazioni del dispositivo e consumo batteria. Mha…

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Bug, downgrade e prese in giro

Venendo al più evidente e grosso problema di Unity (che poi ha portato alle scuse della società), il gioco è – come saprete – infaricito di bug. Ci sono errori di tutti i tipi, da quelli più stupidi (tipo il personaggio che si piantona e non si muove più perché incastrato nel nulla) al celeberrimo bug “no face” che si verificava solo su PC e con una particolare conformazione hardware. Il punto è che TUTTI questi errori, a maggior ragione del loro numero, non possono essere giustificati come delle semplici sviste. Diventa palese anche per un un cieco che se così male ha funzionato il tutto lo si deve ad uno scarso interesse per un lavoro di rifinitura e pulizia dato, quasi certamente, dai tempi di consegna serratissimi a cui il gioco va incontro. Ma sapete qual’è la presa per il culo più grande in tutta questa farsa? I video di presentazione del gioco, i primi, in cui sembrava di avere a che fare con la vera consacrazione della grafica “next gen” per le nuove console salvo poi non solo avere un gioco pesantemente “riconfigurato” in termini di resa tecnica, ma anche pesantemente fallato e con dei paurosi cali di frame rate. Per fare un esempio “in casa”, lo stesso Watch Dogs che era stato risettato in basso in termini di grafica, è venuto fuori con molti meno bug di Assassin’s Creed. È uscita proprio da pochissimo una patch che si presume abbia sistemato diverse cose, ma la nostra speranza è che FINALMENTE Ubisoft capisca che forse è il caso di darsi una calmata, e di fare quanto fatto con AC: 2, ossia fermarsi, prendere fiato, e riassestare tutto.

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La trama

Come abbiamo detto nella recensione, la trama di Unity è sinceramente idiota ed è una presa in giro per almeno un paio di motivi. Il primo e fondamentale problema è Arno. Il personaggio in sé, per quanto esteticamente intrigante, cerca ancora una volta di fare il verso a Ezio e questo è evidente da tanti modi in cui è stato presentato, non ultimo l’ormai tipica frase di “ecco il nuovo Ezio”. Il carattere, la guasconeria e anche la “superbia” di Ezio sono caratteristiche che ormai si sono radicate nel fan e qualsiasi variazione del tema, sia esso pirata o rivoluzionario sarà sempre e solo un tentativo di copia, il che è molto sciocco se si pensa che data la mole di periodi storici possibili e la qualità degli artisti e sceneggiatori Ubisoft si potrebbe più che copiare sé stessi lanciarsi in qualcosa di nuovo (ma non come si fece con Connor… vi prego). Arno, quindi, non solo è un riciclo di idee ma la sua storia è pure farlocca e senza mordente. Come se non bastasse tutto il pretesto della Rivoluzione Francese tanto sbandierato lascia il tempo che trova. Ma in primis c’è il fatto che tutto il filone della trama nel presente, quella parte di storia per cui Desmond si immolò, ormai non esiste più ed è affidato a delle trovate semplicemente insulse. Perché?

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L’embargo recensioni

Del perché ci sia un enorme problema nel rapporto Day One e recensioni vi avevamo parlato in questo editoriale, tuttavia al secondo posto di questa lista non poteva mancare la politica di embargo con cui il gioco è arrivato online con le sue recensioni. Recensioni che, come capirete se avete seguito la vicenda, sono state in qualche modo manovrate per nascondere dei difetti. Ci teniamo a sottolineare che non vogliamo diffamare nessuno ma che questa analisi è evidente ormai a tutta la stampa di settore tant’è che sappiamo di non essere gli unici ad aver raggiunto tale intuizione. Come che sia, e specialmente oltreoceano, le recensioni di Unity sono arrivate praticamente a ridosso dell’arrivo nei negozi. Questo, generalmente, si traduce in una presa di coscienza da parte del publisher che, temendo un feedback di vendite negativo in seguito alle pessime recensioni, preme affinché esse non vengano pubblicate con troppo anticipo rispetto alla vendita. Questa è una dinamica vecchia come il cucco che conoscono tutti quelli che, pur non scrivendo, hanno avuto a che fare anche solo con qualche rivista acquistata per hype nei confronti di un gioco. Ormai si sa: se la recensione arriva a ridosso del gioco nei negozi allora forse il gioco nasconde qualche scheletro nel suo armadio. Tant’è che dopo Unity, Ubisoft si è scusata ed ha promesso che rivedrà le sue politiche di embargo, lavorando meglio con i critici e con i recensori.

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La bugia della coop

Ve lo ricordate l’annuncio di Unity? Sembrava fosse tutto incentrato sulla cooperazione. L’idea, all’epoca, pareva rivoluzionaria per la serie e anche foriera di un certo fascino a ben pensarci. Un gioco che da sempre spinge sul concetto di “setta”, ma che poi nel concreto sfrutta ben poco quest’idea, pareva perfetto per stuzzicare l’appetito di coop che c’è in tanti giocatori. Pensate poi al pessimo lavoro fatto sul multiplayer di AC, sempre lì tra il “mhe” e lo “sticazzi” e comunque mai veramente divertente fino in fondo. Anyway con Unity ci era stato promesso un gioco coop e questo è arrivato… ma come? Possiamo dire che Unity è un gioco coop? Si, come possiamo dire che Pacman è un dungeon crowler. Le missioni coop non solo sono superflue ma sono anche fondamentalmente inutili. Il sitema di matchmaking che regola il tutto (che dovrebbero aver migliorato con la patch) sembra incapace di organizzarvi una partita in tempi dignitosi. Potete anche sforzarvi di affidare qualsiasi preferenza di livello e modalità di gioco al matchmaking (a dire: “trova quello che ti pare basta che si gioca”) ma trovare qualcuno resta comunque un terno al lotto. In più, siamo onesti, benché le missioni siano simpatiche, i difetti di game design si ripercuotono su di esse pesantemente e, comunque, pur ignorando questo vezzo, si tratta di missioni a sé, senza alcun filo che le unisca alla trama o a qualsiasi altro aspetto single player di spessore. Detta in soldoni, non era meglio EVITARE di sponsorizzare così in pompa magna un’attività così collaterale tanto da riferircisi anche nel titolo, quanto poi quello che ci offri è ASSOLUTAMENTE superfluo e disfunzionale?

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“Quello che vogliono i fan”

Al primo posto delle 8 imperdonabili cazzate di Unity, personalmente mi sento di mettere la tipica frase “quello che i fan vogliono”. Intendiamoci: non sto dicendo che qualche membro di Ubisoft abbia detto una cosa del genere, ma questa citazione abbastanza tipica di certe opere di intrattenimento esprime più che bene quello che si è cercato di fare con Unity. Da eoni si sa che quando si fa “quello che i fan vogliono”, generalmente si fanno cazzate ma è anche vero che se si fosse ascoltato negli anni un certo feedback, probabilmente si sarebbe potuto correggere il tiro di certe idee che nel tempo hanno sinceramente rotto gli zebedei. Ora, direte voi, “che ne sai tu che Ubisoft sia interessata a quello che vogliamo noi?”. Lo so per certo perché da qualche tempo a questa parte la società ha inserito nel gioco la possibilità, alla fine della missione, di “votarla”. Mi pare ovvio che questo sia un sistema di feedback diretto che, CREDO, debba in qualche modo dare un rimando di opinioni ai fan. Ora, dico io, ma possibile che la gran parte dei giocatori delle passate edizioni abbiano votato tutto il peggio di AC positivamente? Possibile che nessuno in Ubisoft si sia sentito in dovere di darsi una letta ai pareri ed alle critiche. La risposta ve la do io: ovvio che il feedback è stato letto, altrimenti comunicati, lettere di scuse e ammende varie non sarebbero mai stati rilasciati dalla società, ma a ben vedere sembra che salvo un doloroso e postumo “mea culpa”, in fase di progettazione Ubi se ne fotta altamente di quei preziosi feedback e continui a fare le stesse robe di sempre. Cosa che non successe ai tempi del primo Assassin’s Creed, tant’è che AC 2 fu, come spesso detto, un vero successo dove invece, in tempi recenti, tutto quello che la serie fa è riciclare vecchie idee o, peggio, aggiungere sempre più fuffa senza mai darci niente di concretamente interessante.

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