Un’avventura solitaria all’interno di uno scenario futuro post apocalittico in cui la nostra unica arma di difesa saranno arco e frecce.

Nel sempre più popolato panorama delle avventure grafiche in prima persona studiate per la realtà virtuale, Fast Travel Games cerca di dirci la sua con un titolo dalle premesse interessanti, ma dagli sviluppi incerti…

Apex Construct ci mette nei panni di un personaggio misterioso e apparentemente senza un’identità definita. Ci svegliamo solitari dentro una specie di capsula di contenimento e l’unica cosa che possiamo notare circa il nostro aspetto, è che una delle nostre mani è cibernetica. Le mani d’altro canto sono tutto ciò che vediamo del nostro corpo e l’unica cosa che potremo muovere in totale libertà. AC è uno di quei giochi infatti che al coinvolgimento sensoriale della VR cerca di inserire nell’esperienza anche un movimento libero degli arti superiori, per aumentare l’immedesimazione. Un intento encomiabile, ma forse anche un passo leggermente più lungo della gamba, vista l’esecuzione degli intenti.

Ma torniamo un secondo al contesto del gioco. Usciti da un ufficio dismesso che funge da punto zero per la nostra avventura, ci troviamo di fronte ad un panorama totalmente deserto, abbandonato. Un futuro distopico dove la natura si è mangiata buona parte dell’urbanizzazione che ci circonda, tra palazzi in rovina e strutture industriali completamente sfasciate. Fast Travel Games cerca di dare a questo scenario post apocalittico una certa cifra stilistica personale, mescolando elementi “vintage”, come computer che vanno in DOS, ed altri elementi più “contemporanei” a contornare l’ambiente di gioco, con altri più palesemente futuristici e tecnologici. Il problema è che la realizzazione è approssimativa, grezza e sgraziata, e finisce per non restituire nessuna particolare atmosfera alla fin fine. SI può apprezzare la scelta di un motore grafico che rende le forme e le geometrie semplici e con i colori netti, un po’ in stile comics e funzionale e non disorientante, ma tutti gli assets del gioco sono estremamente ripetitivi, privi di dettaglio e danno l’idea a volte di essere messi un po’ a casaccio (perché mai dovrebbero esserci dei segnali stradali infilati all’interno di quelle che sembrano rocce naturali?). Inoltre gli stessi livelli che andremo ad esplorare sono molto limitati e le loro dimensioni così ridotte smorzano ulteriormente qualsiasi pretesa scenica volesse avere il titolo.

Ciò nonostante a dare forma e sostanza all’ambientazione laddove la grafica fallisce ci prova “la narrazione”, seppur anche in questo caso piuttosto asettica e implicita, con questa voce, misteriosa e magnetica, la cui fonte è tutta da scoprire, che ci accompagna per tutto il viaggio, ci sollecita ci dà degli input per carpire dettagli del nostro passato, e quello della città in cui ci troviamo (tutti purtroppo rigorosamente in inglese e senza sottotitoli). Vagheremo quindi solitari per scoprire cosa è successo in questo mondo, controllato solo ed esclusivamente dalle macchine, e da un’entità inquietante che ne muove fila, e che pare essere associata al nome di CYGNA, una società che si occupa di sviluppo tecnologico, i cui laboratori e uffici saremo chiamati ad esplorare, alla ricerca di indizi e della risoluzione degli obiettivi di gioco. Apex Construct divide il gameplay sostanzialmente in due macro-dinamiche: esplorazione e combattimento, entrambe legate al movimento libero delle nostre mani grazie ai Move, periferiche necessarie per fruire del titolo. La parte esplorativa sostanzialmente ci richiederà di interagire direttamente e senza prompt di alcun tipo, con terminali in cui digitare manualmente delle istruzioni (in maniera del tutto simile a come si aprono dei file in ambiente DOS) per scoprire i retroscena delle vicende e le password che aprono i vari portelloni elettroni presenti nelle strutture. Dovremmo poi recuperare schede di accesso, batterie per alimentare generatori, e compiere altre classiche operazioni che prevedono di raccattare qualcosa da una parte per poi usarla da un’altra. La parte “action”, sicuramente la più riuscita, consiste nel combattimento a distanza contro robot che dovremmo buttar giù grazie ad un particolare arco super tecnologico e speciali frecce.

Avremmo quelle standard infinite, ed un altro paio di tipi che invece saranno limitate (ma si ricaricheranno con un rapido cooldown) adatte a varie esigenze. Ad esempio quelle elettriche saranno utili per attivare panelli elettronici o annientare gli scudi protettivi di alcuni robot avversari. Come ci insegna Skirim VR, è un’ottima arma da usare in combo con VR e Move, simulare l’incocco della freccia e l’impugnatura dell’arco è divertente, piuttosto gratificante e con i move la cosa funziona bene. Apex Construct in questo lavora abbastanza bene, la traiettoria delle frecce scoccate a seconda di quanto tendiamo la corda è credibile, e le hitbox dei nemici precise. I combattimenti non sono molto complessi, perché il movimento all’interno dello scenario non è agilissimo, problema non aggirabile con i titoli che prevedono la deambulazione tramite move, perciò il compromesso tra sfida e praticità è abbastanza buono. Parlando di movimento, fortunatamente hanno pensato di inserire tra le opzioni la possibilità tramite due pulsanti di ruotare a desta e a sinistra. Francamente, solo utilizzando questo metodo di controllo in gioco è fattibile. Muoversi solo avanti, indietro o lateralmente, come prevedono le impostazioni di default, rende il gioco frustrante e quasi ingiocabile.

Nonostante ci siano quindi ci siano le carte in regola per un’avventura snella, senza troppe pretese ma piacevole e con i giusti elementi di contorno (come la possibilità di potenziare scudo, arco e frecce con i punti presi dai nemici sconfitti), troppi problemi tecnici inficiano in maniera pesante l’esperienza. Apex Construct vuole essere un gioco che ti permette sostanzialmente di interagire con tutto, ma il motore grafico, la scarsa ottimizzazione del software e i limiti dell’hardware Sony, non permettono una fruizione fluida dell’esperienza. I bug si sprecano: a volte lo schermo diventa nero senza motivo per alcuni istanti, inserire degli oggetti raccolti nell’inventario è difficile perché non sempre viene rilevata l’operazione in modo corretto, sovente spariscono proprio, e se sono oggetti importanti (come una nota con una password) vi costringono a ricominciare il capitolo da capo. E se dovete raccogliere qualcosa da terra, apriti cielo! Anche mettendosi a debita distanza dalla telecamera di Playstation 4, dandogli quindi l’opportunità di leggere correttamente tutto l’ambiente della stanza in cui giochiamo, ogni volta che dovremo chinarci per raccogliere un oggetto sarà un’agonia con le nostre manine virtuali che faranno sempre una fatica incredibile ad entrare in contatto con esso e con i move che perderanno in tali occasioni totalmente la bussola. Purtroppo “afferrare cose” è una parola chiave della formula di questo gioco, ne deriva una lacuna da non sottovalutare che come detto rovinano pesantemente un gameplay non eccezionale ma gradevole.  

Verdetto

Apex Construct ha chiaramente un’idea potenzialmente buona dietro il suo sviluppo, ma sfortunatamente l’esecuzione della stessa da parte di Fast Travel Games è maldestra e a tratti disdicevole. Nonostante tutte le attenuanti che può avere un progetto che possiamo considerare ancora inserito nell’era pionieristica della VR, con i limiti invalicabili dell’hardware e le risorse limitate di un piccolo team di sviluppo indipendente, non riusciamo a giustificare comunque certe brutture tecniche e grafiche, che in qualche modo rovinano un’avventura che poteva essere breve ma intensa. Purtroppo un comparto grafico troppo superficiale rendono tutto il mood dell’opera “posticcio” e i frequenti bug e problemi con l’interfaccia di controllo, fanno scendere l’asticella del divertimento sotto soglie pericolose. Almeno quando si combatte le cose funzionano abbastanza bene, e in qualche modo si arriva alla fine portando a casa qualche momento soddisfacente, ma si poteva fare almeno un po’ di più. Speriamo in una patch che sistemi i problemi più grossi, cambierebbe le cose in maniera sostanziale. Al netto di come si presenta al day one, Apex Construct riesce a strapparci a malapena una sufficienza.

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!