Narrami, o Musa…

A poco meno di un anno dal lancio di Assassin’s Creed Origins (trovate qui la nostra recensione), Ubisoft torna al “modus operandi” del titolo annuale, pubblicando Assassin’s Creed Odyssey, nuovo capitolo del franchise, annunciato con un breve teaser lo scorso 1° Giugno, per poi esser mostrato in pompa magna nel corso dell’E3 2018.

Sviluppato dagli studi di Ubisoft Québec – team veterano della serie, al quale va il merito di aver  sviluppato Brotherhood, Revelations, AC III, Black Flag, Rogue, Unity e Syndicate –  il titolo sposta le “lancette dell’Animus” ancora più indietro nel tempo, portandoci nella Grecia del 431 a.C. una terra ricolma di bellezza, misteri e conoscenza, tormentata dai fuochi della storica guerra del Peloponneso.

… la donna d’ingegno molteplice

È in questo scenario che facciamo la conoscenza della nostra protagonista, Kassandra, misthios  (mercenaria) spartana, cresciuta nella lontana terra di Cefalonia per motivi legati alla storia della quale, come sempre, eviteremo di dirvi più del necessario onde evitare spiacevoli spoiler.

Il protagonista, o meglio la scelta del protagonista, rappresenta la prima delle novità introdotte dal team di sviluppo in questo nuovo capitolo. Se un tempo, infatti, eravamo obbligati ad utilizzare l’Assassino di turno, ora abbiamo la libertà di sceglierne quantomeno il sesso, decidendo se vivere la nostra avventura nei panni della già citata Kassandra o di Alexios.

Quale che sia la vostra decisione, essa non avrà alcun impatto significativo sulla storia principale e le differenze saranno piuttosto marginali narrativamente parlando. C’è da dire, tuttavia, che Ubisoft ha voluto precisare che la protagonista canonica del capitolo sarà Kassandra ed essendo stata anche la nostra Ulisse in questa novella Odissea, possiamo dire che ci troviamo davanti a uno dei protagonisti più carismatici dell’intera serie, come non se ne vedevano dai tempi dello spavaldo Edward Kenway o dell’ormai leggendario Ezio Auditore, un carisma che non sembra riflettersi nella controparte maschile, Alexios.

Tra l’altro, non è la prima volta che il team canadese ci offre l’occasione di scegliere il nostro protagonista: i più affezionati tra voi, infatti, ricorderanno come fosse una feature presente anche in Syndicate dove, tuttavia, si poteva passare dall’uno all’altro fratello quasi in ogni momento del gioco, una caratteristica che non ritroviamo in Odyssey. Scegliete con attenzione dunque e, se accettate il nostro consiglio, date una chance alla bella Kassandra e imbarcatevi insieme a lei in questa nuova e gargantuesca avventura, che vi porterà anche a  incontrare personaggi di tutto rispetto come Erodoto, Socrate, Ippocrate, Pericle e mitologiche creature come il Minotauro e la mortale Medusa.

L’introduzione della scelta del nostro protagonista è solo uno dei vari elementi introdotti dal team in questo capitolo che, nel dubbio, va a riprendere anche quasi tutte le feature e le meccaniche viste in Origins, rimodellandole e sistemandole laddove necessario, tenendo anche d’occhio il feedback dato dai giocatori in passato. Chi tra voi ha infatti giocato a Origins, avrà da un lato una sensazione di déjà vu, mentre dall’altro sembrerà di esser davanti a qualcosa di relativamente nuovo. È un po’ come cambiare l’arredamento della propria abitazione, se permettete un esempio pratico, la struttura resta invariata eppure si ha comunque una sensazione di novità.

Un esempio lampante lo vediamo nel sistema di sviluppo del personaggio, che prende gli elementi cardine visti in Origins e li rimodella, dando vita a qualcosa di nuovo. In Odyssey, infatti, ogni livello fatto ci farà ottenere un punto esperienza da poter spendere in uno dei tre alberi di abilità disponibili, che corrispondono a tre diverse tipologie di combattimento: cacciatore, guerriero e assassino che, come deducibile dal nome, si focalizzano rispettivamente sul combattimento a distanza, sul corpo a corpo e sulle abilità stealth.

Il gioco non pone alcuna limitazione al giocatore in questo contesto, anzi, la poliedrica natura delle sfide offerte, rende quasi indispensabile la costruzione di un sorta di personaggio ibrido, se vogliamo, capace di fronteggiare ogni tipo di avversità senza particolari problemi. Inoltre, in qualunque momento della vostra avventura, potrete spendere poche manciate di dracme per respeccare il personaggio, e riassegnare tutti i punti abilità spesi. Una feature che all’apparenza può sembrare eccessiva, ma che acquista un suo senso man mano che andrete avanti con la storia principale.

Così come la crescita del personaggio, anche il sistema di combattimento, da sempre un tallone d’Achille – battuta infelice visto il setting – della serie, viene nuovamente ripreso in mano e leggermente rivisto rispetto a quello di Origins, al punto tale da poter essere definito, finora, il migliore… dell’intera serie almeno. Contrariamente a quanto visto nel capitolo precedente, la nostra bella mercenaria non avrà a disposizione uno scudo col quale proteggersi e la difesa sarà incentrata esclusivamente su parate e schivate, una scelta che va inevitabilmente a rendere gli scontri in campo aperto ben più ardui rispetto al passato, soprattutto con diversi nemici che attaccano da differenti distanze.  A darci una mano troviamo le già citate abilità sbloccabili man mano che si avanzerà con i livelli, che potranno essere sfruttate in combattimento grazie all’utilizzo dell’adrenalina e che potranno, soprattutto le più avanzate, anche ribaltare le sorti di uno scontro.

E parlando di combat system non possiamo non spendere due parole anche per lei, la regina indiscussa – sulla carta almeno – di tutti gli Assassin’s Creed: la furtività. Anche in Odyssey, infatti, non mancheranno le occasioni nelle quali dovremmo sfruttare le meccaniche stealth per superare determinate zone del gioco, come i forti e gli accampamenti militari di Sparta e Atene, ad esempio, o le varie grotte, rovine e tombe sparse per l’intera mappa di gioco. In queste occasioni, la nostra fedele aquila, Icaro, esattamente come Senu in Origins, provvederà a marcare i nemici e i tesori presenti nell’area e starà poi a noi il tentare d’infiltrarci e liberare la zona da ogni minaccia, il più silenziosamente possibile.

È in questi casi che l’IA dei nemici, già non particolarmente brillante nelle fasi di combattimento in campo aperto, mostra il fianco dimostrandosi facilmente – talvolta anche stupidamente – raggirabile e, mai come in questo caso, ci troviamo davanti a una grande occasione persa. A differenza dei titoli precedenti, infatti, in Odyssey il rapporto tra il nostro livello e quello dei nemici, influirà anche sul danno inferto dagli assassinii e potrà capitarvi, soprattutto contro gli avversari più forti, di infliggere solo un danno molto elevato e di dover concludere lo scontro con un normale combattimento. Se a questo fosse stata aggiunta anche un IA più reattiva e meno prevedibile, il risultato sarebbe stato senza dubbio migliore. Un gran peccato onestamente.

… che tanto errò e vide molte città

Non contenti di aver rielaborato e per certi versi migliorato sia il combat system che il sistema di crescita del personaggio, il team di sviluppo decide di sfidare ancora di più la sorte, dando vita a un mondo di gioco immenso, totalmente esplorabile e ben più vasto dell’Egitto nel quale abbiamo vissuto le avventure di Bayek e Aya.

La Grecia creata da Ubisoft è, senza esagerare, qualcosa di magnifico da guardare. Le tonalità verdeggianti delle foreste e dei paesaggi tipicamente mediterranei, si sposano perfettamente con quelle blu del Mar Egeo e ogni singolo metro quadro di mappa invita il giocatore all’esplorazione. Un’esplorazione che potrà esser fatta a cavallo – sul quale abbiamo qualche riserva, soprattutto in merito alle animazioni palesemente datate e spesso stranamente esagerate – a piedi o, dulcis in fundo, a bordo della nostra nave, l’Adrestia, che potremmo personalizzare con varie tipologie di modifiche estetiche – dallo stile delle vele e dello scafo all’aspetto della ciurma – e potenziare per far fronte alle battaglie navali.

Quest’ultime tornano a rivestire un ruolo di spessore, ancora ben distante rispetto a quanto visto in Black Flag ma, essendo il territorio prettamente composto da isole e dovendoci dunque spostare di isola in isola per andare avanti nella storia, non mancheranno le occasioni per scontrarci contro qualche vascello pirata, ateniese o spartano. Se permettete un’opinione squisitamente personale, solcare le meravigliose acque del Mar Egeo in preda alla tempesta, è stata una delle esperienze più graficamente suggestive che mi sia capitato di vivere negli ultimi anni, soprattutto quando la ciurma ha deciso d’intonare le note di uno dei magnifici canti che potremmo ascoltare durante le nostre traversate.

Tornando a noi, la nostra imbarcazione sarà dunque il mezzo che dovremo utilizzare per esplorare in lungo e in largo tutta la mappa di gioco, che ci offrirà moltissime sfide da poter affrontare, dalle missioni per progredire nella trama principale, a quelle secondarie, passando anche per attività giornaliere e marginali missioni utili solo a incrementare un po’ le proprie finanze. I più belligeranti tra voi, potranno inoltre abbracciare il proprio spirito spartano e lanciarsi nelle Battaglie Campali, degli scontri in campo aperto disputati tra gli eserciti di Sparta e Atene, nei quali dovremo scegliere con quale delle due fazioni schierarci e tentare di portare a casa la vittoria conquistando o difendendo una determinata regione della Grecia.

Ogni attività che decideremo di svolgere, ogni scontro che decideremo di combattere, potrebbe far incrementare la taglia sulla nostra testa, altra novità aggiunta dal team di sviluppo in questo capitolo e che si comporta esattamente come i livelli “ricercato” visti in buona parte dei giochi di casa Rockstar e non solo. Ad ogni crimine – che potrebbe essere anche il semplice assalto di un forte se venite scoperti da un qualsiasi nemico – la nostra taglia aumenterà e verremo braccati da altri misthios che potranno fare la loro comparsa in qualsiasi momento del gioco, anche durante le missioni principali e si presentano come degli avversari particolarmente ostici da abbattere. A rendere interessante questa componente, troviamo una sorta di classifica dei mercenari, nella quale scaleremo i ranghi man mano che andremo avanti con il nostro livello. Nella classifica troveremo tutti i mercenari presenti nel gioco, sia quelli incontrati sia quelli ancora da incontrare, dandoci così modo di avere un quadro chiaro sia di chi ci ritroveremo ad affrontare in caso di una taglia, sia di chi possiamo decidere di affrontare, sconfiggere e reclutare nella nostra ciurma per incrementare le statistiche di combattimento dell’Adrestia.

La trama principale di Odyssey, purtroppo, fa spesso dimenticare di trovarsi davanti ad un Assassin’s Creed e alcune missioni sembrano svolgere la funzione di semplici filler, aggiunti per allungare una storia già sufficientemente lunga ergo, del tutto inutili. In particolar modo nei capitoli finali, quando finalmente iniziano a vedersi i collegamenti con  l’intero franchise, ecco che si viene obbligati a svolgere attività secondarie su altre attività secondarie, al fine di incrementare il proprio livello e poterle affrontare.

Parliamo di temi importanti, come la Prima Civilizzazione – o gli Isu se preferite – o il misterioso ordine che tenta di controllare l’intera Grecia, la Setta di Cosmos – che potremmo considerare al pari dell’Ordine degli Antichi di Origins, o dei Templari –  entrambi grandi protagonisti dell’intero franchise e, forse, unico fil rouge che ancora collega tutti i capitoli tra loro. Scegliere di relegare tutto ciò all’endgame è un grande azzardo, che gioca si a favore della longevità, ma obbliga il giocatore a percorrere un cammino quasi obbligato, che poco si confà a quella che dovrebbe essere la natura di un RPG, dove siamo noi a scegliere come andare avanti nel gioco.

Tali difetti, purtroppo, eclissano completamente una delle novità introdotte nel titolo, che poteva dare una sfumatura differente all’intero comparto narrativo, ossia i dialoghi a scelta multipla. Nulla di estremamente approfondito, sia chiaro, paragonabili più a quelli di The Witcher 3 che non a quelli di Dragon Age o Mass Effect, ma restano comunque una piacevole novità che, pur non andando ad influire significativamente sulla struttura narrativa, vanno ad approfondire alcuni aspetti delle varie missioni e possono anche far scoppiare la scintilla dell’amore tra la nostra Kassandra e atri NPC. Non aspettatevi le grandi storie d’amore dei già citati titoli Bioware però, si tratterà di brevi e romantici intermezzi, nulla di più. Sappiate però che in uno di questi sarà coinvolta anche una capra…

Il nostro invito è quello di prendere entrambe le aggiunte come un tentativo ben riuscito di Ubisoft, di aggiungere un paio di elementi RPG già visti in altri titoli e già consolidati. Una sorta di scommessa su un cavallo vincente se vogliamo, la vittoria è certa ma il guadagno non è un granché.

Verdetto 

Tirando le somme, Assassin’s Creed: Odyssey si presenta come un degno successore di Origins ma con delle pecche che lo fanno inserire con estrema difficoltà nell’intero franchise. I collegamenti narrativi con i titoli precedenti ci sono, ma sono pochi e confinati prettamente nelle fasi finali del gioco. L’intera sceneggiatura, inoltre, risulta spesso eccessivamente – e forse inutilmente – allungata e questo al fine di spingere i giocatori a dedicarsi alle varie attività secondarie presenti nel gioco. Sotto questo punto di vista, il team di Ubisoft Québec ha deciso di esagerare, inserendo missioni secondarie, attività giornaliere, cacce, battaglie navali, battaglie campali e molto molto altro. Buono il combat system, sia negli scontri in campo aperto che nelle fasi stealth, tuttavia siamo ancora ben lontani dal ritrovarci davanti ad una vera e propria sfida, complice soprattutto l’IA degli avversari, ancora troppo prevedibile e raggirabile. L’esplorazione della magnifica ambientazione ellenica è la vera protagonista del gioco e il comparto grafico, in questo caso, si dimostra magnifico nonostante alcuni fenomeni di pop-up e cali di frame, tanto rari quanto comprensibili vista la vastità del titolo e l’assenza quasi totale di caricamenti della mappa di gioco.

Buona anche la cura dei dettagli dei personaggi, che vantano animazioni facciali particolarmente realistiche e un equipaggiamento curato in ogni minimo dettaglio, una qualità che si sposa perfettamente con i decori delle antiche armature greche. Menzione d’onore al comparto audio del titolo, caratterizzato da una colonna sonora che difficilmente riuscirete a dimenticare, capace spesso di incantare con le sue melodie armoniose e delicate. Anche il doppiaggio inglese risulta ben riuscito, nonostante un inflessione greca piuttosto pesante e spesso lievemente caricaturale. Se gli RPG open world sono il vostro pane quotidiano, allora correte ad acquistarlo perché sotto questo punto di vista, Odyssey, risplende di luce propria e saprà regalarvi ore e ore di gioco, che non potranno far altro che aumentare grazie al supporto post-lancio promesso e ben illustrato da Ubisoft. La nostra speranza, è che siano proprio i prossimi contenuti a fornirci tutti i pezzi del puzzle, tanto dal farci finalmente dire: “O.k. siamo davanti a un nuovo Assassin’s Creed.”

 

Se Odyssey vi stuzzica…

Se Odyssey non vi convince ancora del tutto, o se ne avete già abbastanza delle avventure di Kassandra/Alexios, potete dare una chance al buon Bayek, protagonista di Assassin’s Creed Origins, o cambiare completamente franchise e provare l’ormai leggendario The Witcher 3: Wild Hunt o Dragon Age: Inquisition, che, seppur ormai datati, sono i più vicini al gameplay di Odyssey.

 

 

 

 

 

Federico Barcella
Romano di nascita, nerd per passione, amante di Final Fantasy, di Batman e dei Cavalieri dello Zodiaco. Parla poco ma ascolta e osserva molto, sente un’affinità smodata con i lupi e spera di rincarnarsi in uno di loro. Cede spesso alle tentazioni della rabbia con picchi che creano terremoti in Cina per l’Effetto Farfalla e odia la piega che sta prendendo l’Universo-Videoludico negli ultimi anni.