Infinity War non è un film sugli Avengers, ma su Thanos, e va benissimo così!

Sono entrato in sala con un friccicore addosso. Con una sensazione strana sui polapstrelli delle dita ed un senso di pelle d’oca, dato forse dalla sala (fredda, terribilmente fredda rispetto a questa pre-estate romana) o più che altro da quel sentore di attesa, di fervore. Di hype. Ecco, penso che dopo anni ed anni che uno lo scrive in rete, “hype” si manifesti un po’ così. Oggigiorno si dice hype per qualunque cosa, ma poi in fin dei conti quanto impatta davvero sulla tua vita? Come te lo vivi l’hype a livello fisico? Come lo comunichi, lo descrivi, lo trasmetti l’hype? Io penso che sia questo. Una sensazione di ansia (ma prendete il buono del termine, semmai ne esistesse) che ti prende, che ti fa salire una specie di magone e che, in ultima istanza, si scarica solo quando raggiungi l’obiettivo, il risultato. E diciamocelo, sono stati 10 anni molto duri a botta di stare appresso ai film Marvel. Un po’ perché fino a qualche tempo fa nessuno avrebbe mai pensato che si potesse arrivare così lontano, un po’ per i film stessi, a volte altalenanti, a volte deludenti, a volte divertenti. Tanti, troppi, troppo diversi – in parte – per poter essere riassunti tutti. Eppure Avengers: Infinity War è questo. È hype, è una summa, sembrerebbe una sorta di punto di arrivo, ma forse è più un vero e proprio inizio o, per restare nella terminologia della rete, un “reboot”. È, per parlare “marvelese”, la prima volta in cui si ha la percezione netta che una “fase” del MCU è giunta al termine. La differenza qui è che la fase non è la fantomatica “Fase 3”, a mio giudizio più uno specchietto per le allodole o, se vogliamo, un pretesto organizzativo della compagine cinematografica Marvel, che un vero e proprio ciclo narrativo fatto e finito. Quella che finisce qui è una prima immensa Fase 1 durata la bellezza di 10 anni.

Abbiamo giurato solennemente a Thanos (e fatelo anche voi #ThanosDemandsYourSilence) di non spoilerare nulla su quello che è il film. Sarebbe un peccato, non tanto per la mole di informazioni che il film offre, ad essere onesti non proprio numerose o determinanti quanto uno avrebbe voluto pensare in fase di congetture, ma perché in effetti di cose, in questo Infinity War, ne succedono a fiotti, specie nel finale. Quindi cerchiamo di girarci intorno, in modo rigorosamente spoiler free ma senza risparmiare giudizi. Voi lasciatevi guidare senza pregiudizi.

Gli Avengers sono ancora frammentati dopo la celebre Civil War. Cap vive alla macchia come latitante e nemico del paese, insieme allo sparuto gruppo che aveva deciso di seguirlo. Iron Man vigila come può su New York e sul mondo intero, con alle spalle ben pochi volontari. Come e perché siano cambiati certi equilibri tra le due squadre di eroi non è dato saperlo ma, in fin dei conti, ci farete poca attenzione e forse neanche vi ricorderete per bene tutto quello che era successo prima. Ci sta, son 10 anni di film. I restanti eroi, ovvero i più recenti, si affacciano sul mondo da poco, ognuno con le proprie responsabilità, che siano di quartiere, nazionali, spaziali o interdimensionali. Questo fino all’arrivo di Thanos, il villain da tanto chiacchierato tra le varie cospirazioni dei film passati. Perché, qualora non fosse stato chiaro, Thanos altri non è che il grande burattinaio, colui che in nome di un piano folle e ovviamente malvagio ha messo a repentaglio diversi mondi, diversi pianeti, diverse realtà solo e soltanto per entrare in possesso delle meravigliose Gemme dell’Infinito. Sei pietre preziose dalla potenza sconfinata, ognuna di queste legate ad un aspetto fondamentale della realtà, e tutte più o meno viste all’interno dei film Marvel da 10 anni a questa parte. Infinity War dunque, come da titolazione, è la storia di una guerra che vede al centro il controllo delle gemme, la loro salvaguardia, il loro uso e, in ultima istanza, la speranza di poter far sopravvivere non solo la Terra, ma ogni mondo conosciuto e non, tale è il potere delle Gemme da poter annichilire, se riunite, qualunque cosa con uno schiocco di dita. I rapporti tra eroi sono comodità narrative. I vecchi dissidi sono facezie tirate in ballo nei momenti di tranquillità (leggasi quando non volano gli schiaffi), e qualunque pretesto che non siano le gemme viene, giustamente o no, messo da parte. A nessuno frega niente del passato, del presente, o di quello che vi pare. Ci sono solo le gemme, Thanos e la necessità di fare a botte da qualche parte dell’universo, ficcando nel mezzo qualche doverosa spiegazione per dare un senso alla follia, alla morte, alla distruzione. Questo è il film in soldoni, condito da scazzottate coreografiche, effetti da capogiro e, a contorno, una regia avvincente, che non lesina in epicità e che sa regalare, come da tradizione Marvel, un mix funzionale tra azione e divertimento, con in più un pizzico di dramma che non guasta ma che, anzi, rende il tutto più appagante e sinceramente coinvolgente. Le battutine ci sono, ma diciamo che siamo tornati al minimo sindacale. Il film funziona, ed è dannatamente divertente. Ma voi, che proprio non ce la fate ed avete il prurito alle mani, state già pensando che quel 7.9 in fondo a questo pezzo è poco, troppo poco. Che già solo perché questo è “Avengers” dovremmo mettergli di più.

Il punto, ad essere onesti, è che Infinity War contiene tanta, forse troppa roba, e non c’è neanche una buona disposizione del modo in cui le informazioni vengono spalmate in ben 2 ore e mezzo di film. 2 ore e mezzo che non lesinano botte, spiegoni ma anche tanti momenti messi lì per dare spazio ad un eroe invece che a un altro, con la vaga impressione che si sia voluto privilegiare gli ultimi arrivati al cinema, invece dei primi. E ci può anche stare, alla fine son strategie tanto narrative quanto di vendita, ma guardando ai precedenti film sugli Avengers, è impossibile non sentirsi un attimo straniati o comunque non pienamente soddisfatti (insoddisfatti mai, che sia chiaro). Il bello è che il film parte veramente in quarta, con un colpo di scena abbastanza notevole, specie se si considera l’attore che ne è protagonista, ma poi piano piano comincia a lesinare, concentrandosi per lo più su scontri tra team di eroi letteralmente improvvisati, il che crea un po’ di novità, e anche un po’ di “sorpresa” tra gli stessi personaggi, ma poi è difficile non percepire un po’ di stanca, tanto che per lo più si lascia che il film sia guidato da due cose: le battaglie dovute alle gemme e il suo villain, che vive una sorta di stato di grazia su buona parte dei personaggi a schermo. All’inizio la trama lesina di fatti succosi, mettendo poca carne al fuoco, e concentrandosi per lo più sulla strenua battaglia tra gli eroi (tutti salvo un paio di sfigatissimi agli “arresti domiciliari”) e Thanos ed i suoi scagnozzi, ma si stabilizza veramente quando comincia a raccontarci qualcosa di più, a far luce su Thanos, e ficcando nel tutto un paio di colpi di scena – che siano telefonati o meno lo lasceremo al vostro giudizio – che culminano con un finale non imprevedibile ma comunque efficace, foriero di quello che sarà un nuovo e importantissimo status quo. Che è poi, evidentemente, il fine ultimo del film.

Niente sarà più come prima dopo il finale di questo film, e non fatichiamo a credere il perché si sia così strenuamente chiesto a tutti di tacere, di non spoilerare e di lasciare, una volta tanto, ad ogni singolo spettatore il gusto della visione. Semmai, lo ripetiamo, il problema è che a questo si arriva giusto nel finale, lasciando che il mezzo ci sia puro intrattenimento, condito di tanto in tanto da discorsi un po’ banalotti e lasciando a certi personaggi, in primis Cap, così poco spazio e così poco senso da renderli più comparse che veri e propri protagonisti. E ripeto: questo non vuol dire che il film sia brutto, anzi. Difficile uscire dalla sala senza essersi divertiti, senza aver goduto di un grande e “voluminoso” spettacolo di fuochi d’artificio. Ma qualcosa manca, ed è innegabile.

Il problema, forse, è stato proprio quello di voler fare un film che realmente riportasse la summa di ogni cosa vista nei film precedenti, lasciando più spazio agli ultimi beniamini (Guardiani in primis) che agli altri, ma la sostanza è un film che a volte un po’ singhiozza, a volte marcia su qualche spiegone – poca roba però, garantito – e altre volte semplicemente dà allo spettatore quello che vuole: l’eroismo, l’azione, il sacrificio, la royal rumble di stampo fumettistico a lungo ricercata, e forse mai realmente appagata. Sarebbe però sbagliato dire che siamo dalle parti di un Civil War 2.0, perché qui c’è certamente meno morale e più azione, eppure nonostante questo, Infinity War vuoi per l’attesa, vuoi per l’hype, vuoi per le sensazioni che lascia all’uscita della sala, finisce per essere comunque superiore del succitato “vendicatori 2.5”, se non altro per il senso vero di cambio di rotta che, se non oggi, ci sarà certamente nel più immediato futuro. Che per taluni di voi sarà un bene, per altri no.

A margine due cose sono davvero importanti. La prima è che questo è forse il primo e vero film Marvel che non può in alcuna misura essere visto e compreso da chi non abbia le conoscenze di base degli eroi del cinema. Aver mancato anche solo un Dr. Strange, per dire, vi porterà a non capire un cavolo di quello che sullo schermo accade poiché, proprio in quanto “summa”, il film è densissimo di connessioni, riferimenti, rimandi e si rischia, senza la doverosa infarinatura, di restare spaesati se non addirittura annoiati. In seconda istanza, va capito che questo non è un film sugli Avengers. È un film su Thanos, su quello che per la Marvel è un villain eccellente e di eccellenza, e che – ALLELUJA – è stato trattato con ogni rispetto, e con la dovuta reverenza tanto dalla sceneggiatura quanto dalla recitazione. Ovviamente siamo lontani dal Thanos fumettistico, quanto meno per motivazioni, ma il punto è che questo Thanos è un personaggio a tutto tondo. Sfaccettato, definito, in sostanza veramente appagante da vedere su schermo sotto ogni forma e in ogni misura e, non a caso, è quasi certamente il personaggio con più minutaggio in assoluto, tanto da avere a schermo anche diversi momenti del tutto lontani dalla battaglia. Questo perché Thanos non ha solo blande motivazioni da villain del momento, ma intenzioni più complesse che vengono pian piano portate alla luce, condite da carattere, carisma, e non ultime delle emozioni che, per quanto violente, lo rendono un personaggio netto, definito, affascinante. È questo il salto fondamentale del MCU, quello di costruire un villain completo, con la capacità di sopravvivere ben oltre i limiti della pellicola. Un lavoro che forse è costato 10 anni di lavoro, ma che in ultima istanza diventa tanto importante, tanto determinante, da meritare un film a sé. Avengers: Infinity War è un film su e con Thanos, quasi uno spin-off se non fosse per la sua assoluta centralità per quelli che sono gli eventi che investiranno il MCU nei prossimi anni. È la svolta, o se vogliamo l’inizio di un percorso nuovo e, in tal senso appagante. Al netto di un film a volte preciso e pulito, talvolta confuso e quasi frettoloso nelle sue trovate, il più grande successo di Infinity War è quello di aver creato un personaggio iconico e memorabile. Thanos è il protagonista, per altro perfetto, di quello che al netto di tanti difetti è comunque il miglior film Marvel ad oggi realizzato per ritmo e tecnica. Certo manca la forte critica sociale di Pantera Nera, e (per fortuna) siamo lontani dalle esagerate baggianate di Thor: Ragnarok. Non ci sarà la combattuta e sofferta diatriba di Civil War, ma in fin dei conti a che serve crucciarsi troppo? Infinity War è puro intrattenimento. Il più colorato, esplosivo, frenetico e coinvolgente degli ultimi anni. E va bene così.

Verdetto

Avengers: Infinity War è un film difficile da giudicare, perché ancor più che per qualunque altro prodotto simile, coinvolge lo spettatore sul piano personale. Apprezzarlo o meno è direttamente proporzionale all’amore che provate per il Marvel Cinematic Universe, per le sue vittorie, per le sue debolezze e non ultime le sue ramificazioni, e senza quell’esperienza non solo non può essere visto, ma forse non può neanche essere capito nella sua sostanza, più che nelle sue scazzottate. Dal punto di vista meramente tecnico parliamo di un lavoro egregio, che per altro riesce nella difficile impresa di mettere a schermo una sequela di personaggi pressoché infinita, seppur ovviamente con delle ovvie preferenze, nonché un nugolo di situazioni che, spaziando dalla Terra allo spazio profondo, fino a chissà quale sperduto luogo nascosto tra le realtà, potevano effettivamente essere difficili da gestire, proprio in virtù del cast sin troppo ampio e iconico, per altro con addosso le forti eredità dei rispettivi film d’origine. Invece al netto di tutto il film funziona molto bene, tanto nella regia quanto nel montaggio, compiendo pochi passi falsi dal punto di vista tecnico, e mascherando il tutto egregiamente con una computer grafica semplicemente eccellente e spettacolare. Eppure è difficile dire che tutto funzioni a dovere. Il poco spazio riservato a gran parte del cast, come la sostanziale prevedibilità di buona parte della trama (colpi di scena compresi) lascia in bocca quel tanto d’amaro che basta a lasciare, seppur in minima parte, delusi, nonostante un finale dall’eredità a dir poco importante. La verità è che questo film va giudicato da solo per obbligo, ma che andrebbe rivisto e riletto quando l’intera operazione sarà conclusa. Quando, cioè, il suo sequel arriverà nelle sale chiudendo, stavolta definitivamente, i primi 10 anni di carriera degli eroi Marvel. Solo allora, potremo gridare al miracolo… o no.