Un fulmine a ciel sereno.

Proprio quando il filone degli FPS moderni sembrava virare prepotentemente verso il modernismo, finanche verso lo sci-fi bellico che sembra attirare tanto i giocatori abitudinari quanto quelli occasionali. Se da un lato abbiamo jetpack, astronavi e gadget impossibili con l’ultimo Call of Duty: Infinity Warfare, qui DICE ha deciso di prendere tutti in contropiede, gettandoci letteralmente nella mischia fangosa che è stata la Grande Guerra, quella che avrebbe dovuto porre fine a tutti i conflitti, la Prima Guerra Mondiale.

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Avanti Savoia!

Dopo il pericoloso passo falso di Battlefield Hardline, la serie torna prepotentemente indietro nel tempo, riportandoci indietro anche con i ricordi, a quando insomma gli FPS raccontavano le gesta delle Guerre Mondiali, senza tanti fronzoli. La struttura in giocatore singolo è divisa in cinque capitoli distaccati narrativamente tra loro, che raccontano vari aspetti della guerra. Scelta plausibile, considerato che avere un unico protagonista non avrebbe permesso la varietà di situazioni che ci troveremo ad affrontare. Partiamo subito col dire che la campagna in singolo non supera le sei ore di gioco, ma è ottimamente pensata soprattutto per essere quasi un tutorial, in grado di farci vivere varie possibilità di conflitto con le quali avremo a che fare nel multiplayer. Il tutto raccontando in maniera spesso intelligente delle storie di guerra. Niente che meriti un premio Oscar, ma spesso in questo tipo di giochi il single player viene bistrattato e, beh, non è questo il caso.

Si parte da un crudo prologo dove ci troveremo a combattere nella “terra di nessuno”, ovvero il lembo di terra che divide due trincee, un inferno di fango, fuoco e sangue che ci porterà a comprendere che non c’è niente di spettacolare o divertente: in guerra si muore. Passeremo infatti velocemente ad impersonare vari soldati, anche di schieramento opposto, cercando di sopravvivere il più possibile a situazioni soverchianti, finché il soldato si accascerà inevitabilmente senza vita, mostrando una schermata con il suo nome, anno di nascita e anno di morte. E via con il prossimo soldato. Un originalissimo e sublime modo di descrivere il vero orrore in modo silenzioso, non con il solito spiegone, ma lasciando che sia il giocatore stesso a provarlo sulla sua pelle, più e più volte. Dopo il prologo si apriranno altre cinque missioni, affrontabili in ordine casuale.

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La prima riguarda Edwards: un ex chauffeur, arruolato per affrontare la “Battaglia di Cambrai” come autista di un Mark V britannico, una tipologia di carro armato tipico della Grande Guerra e denominato Bess dal suo equipaggio. Per buona parte della missione saremo alla guida di Bess, distruggendo le batterie tedesche, per poi spostarci verso un gameplay stealth più ragionato, nel quale a causa della fitta nebbia dovremo far strada al Mark V uccidendo, possibilmente in modo silenzioso, i soldati nemici accampati nella foresta. La fattura del motore grafico Frostbite è incredibile e si nota fin da subito. Il carro distrugge tutto ciò che cannoneggia e frantuma con i cingoli, abbattendo muretti ed alberi.

La seconda missione racconta di come Blackburn, pilota dell’aviazione americana oltre che rinomato baro, ruba con l’inganno l’aereo al figlio del quarto duca di Windsor, ritrovandosi a combattere contro i tedeschi tra i cieli, finendo tra le linee nemiche e arrivando perfino a sventare il tentativo di invasione di Londra, distruggendo gli zeppelin nemici. Se la missione precedente era chiaramente un modo per prendere confidenza con i controlli e le strategie dei mezzi corazzati, qui abbiamo una missione riguardante gli aerei e il loro utilizzo in battaglia. Tutti i mezzi possiedono una barra della salute, possono essere riparati a patto di non poter sparare per diversi secondi e hanno solitamente due tipi di munizioni selezionabili.

Nella terza missione, ambientata in Italia e più specificatamente sul Monte Grappa, vivremo il flashback di Luca Vincenzo Cocchiola che racconta alla figlia della sua esperienza su quelle montagne maledette. In questa missione utilizzeremo un membro degli Arditi che imbraccia una mitragliatrice pesante e indossa una delle rinomate corazze Farina, vere e proprie armature pesanti in grado di proteggerci dai proiettili rendendoci dei carri armati su due gambe. Se non fosse chiaro dalle storie incredibilmente romanzate, non vi è alcun tentativo di realismo storico in Battlefield 1, basti pensare che le corazze Farina sono state spesso la causa di morte dei soldati che le indossavano, troppo pesanti e ingombranti per essere utilizzate efficacemente in battaglia. Però in nome del gameplay si possono concedere queste piccole “licenze poetiche”, chiudendo un occhio su imprecisioni storiche o utilizzi di equipaggiamenti che non rispecchiano la realtà. Soprattutto se finalmente abbiamo uno scenario tutto italiano che mostri le vicissitudini dei nostri soldati. La missione fa prendere confidenza con le armi pesanti e la corazza, che rallenta vistosamente i movimenti e per forza di cose modifica il metodo di gioco.

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La quarta missione mostra, seppur in modo forse un po’ troppo sbrigativo, il rapporto tra il veterano messaggero australiano Bishop e la giovane recluta Foster, durante la campagna di Gallipoli del 1915. Evocativa, con lo sbarco sulla costa, è incentrata esclusivamente sul gameplay di fanteria.

La quinta ed ultima missione invece è sicuramente quella più peculiare, senza ombra di dubbio. Ambientata durante il periodo di occupazione Ottomana nell’Arabia, ci troveremo ad impersonare Zara Ghufran, braccio destro di, udite udite, Lawrence d’Arabia. Dopo un inizio lineare, ci troveremo infatti a giocare in meccaniche che riguardano molto da vicino il free-roaming. Ci sposteremo con il cavallo all’interno di una vastissima mappa desertica delimitata, nella quale dovremo trovare ed uccidere tre ufficiali all’interno di tre diverse locazioni. L’approccio è lasciato al giocatore: pianificare con attenzione da lontano, segnalando tutti i nemici presenti (che in questo modo resteranno visibili anche dietro a muri ed ostacoli), o entrare negli accampamenti sparando a tutto ciò che si muove? Struttura apprezzabilissima e davvero inaspettata che ci ha ricordato, con tutte le dovute diversità del caso, i tentativi di infiltrazione nelle basi nemiche afghane di Metal Gear Solid V.

Terminate tutte le missioni, riceveremo come dono un’arma utilizzabile in multiplayer quindi, anche se siete interessati esclusivamente al gioco competitivo, avete comunque un incentivo a completare quella che è a tutti gli effetti una campagna variegata ed evocativa, seppur di breve durata ed a volte un po’ troppo superficiale nel descrivere i personaggi e le loro situazioni.

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Vivere e morire in guerra: questione di classe

Il multiplayer di Battlefield 1 è il vero cuore pulsante del gioco. Le modalità sono svariate, si va dalle classiche di Dominio, dove bisogna controllare territori, o Deatmatch, dove si vince effettuando il maggior numero di uccisioni, fino ad una curiosa modalità nella quale bisognerà controllare un piccione viaggiatore, in grado di consegnare un messaggio di attacco aereo alla squadra avversaria. A seconda della tipologia di partita, si arriva ad un massimo di ben 64 giocatori in simultanea. Per organizzare tutti in maniera organica, oltre alle due classiche fazioni in lotta, i giocatori verranno suddivisi in micro-squadre all’interno della stessa fazione. Questo consente di poter effettuare il respawn vicino gli altri giocatori facenti parte della micro-squadra, permettendo importanti strategie cooperative. Il sistema di gioco è prevalentemente a classi, ognuna con differenze di armamento e gadget a disposizione, peraltro ampiamente personalizzabili dal giocatore acquistando equipaggiamenti con la moneta di gioco o aprendo particolari casse donate a fine partita.

Le classi principali sono 4: Assalto, specializzata nell’attaccare i veicoli grazie alle bombe anticarro e dotata di mitragliatrici e fucili a pompa per il corto raggio; Medico, in grado di riportare in vita i compagni tramite iniezione; Supporto, in grado di riparare veicoli e di distribuire munizioni ai compagni di squadra; Scout, esploratore dotato di armi di precisione a lunga distanza, il cui compito è segnalare e rendere quindi visibili a tutti i nemici. Alle classi principali selezionabili all’inizio della partita e prima di ogni respawn, si aggiungono tre classi d’elite trovabili in particolari kit distribuiti durante le partite: Flammiere, con maschera antigas, vestiti ignifughi e lanciafiamme d’ordinanza, assolutamente devastante a breve distanza e negli spazi chiusi, ma lento e dalla visuale limitata a causa della maschera; Sentinella, dotato di corazza Farina e mitragliatrice pesante come nella missione in single player sugli Arditi, classe resistentissima e capace di infliggere danni mostruosi in pochissimo tempo, ma anch’essa lenta e soprattutto debole alle granate a gas, in grado di penetrare l’armatura ed avvelenare il giocatore; Cacciatore di Carri, dotato del leggendario Tankgewehr M1918, il primo fucile creato con lo scopo di distruggere i mezzi corazzati, un’arma utilizzabile esclusivamente in posizione supina, ma in grado di danneggiare gravemente un carrarmato con un sol colpo.

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A tutto ciò si unisce l’utilizzo di varie tipologie di veicoli che abbiamo visto nella campagna in singolo: carri armati pesanti e leggeri, cavalli, caccia, bombardieri, jeep, sidecar, barche e perfino zeppelin e treni corazzati. La comparsa di un veicolo pesante porta, proprio come in un conflitto reale, i giocatori a ripiegare e rivedere la strategia, cercando di coalizzarsi per annichilire la minaccia e portando a situazioni di gioco difficilmente riscontrabili in altri titoli. Combattere fianco a fianco con altri camerati virtuali, strisciare nel fango per non essere scoperti dal cecchino appostato sull’altura di fronte, lottare assieme al proprio copilota tra le nubi schivando contraeree, missili e colpi di mitragliatrice. Sono la massima espressione del multiplayer per questo genere, l’apice di ben quindici titoli della serie Battlefield. Il ritrovarsi ad utilizzare equipaggiamenti vetusti e spesso tutt’altro che affidabili e a doverne imparare la cadenza di fuoco e la traiettoria, unito al poter pianificare accuratamente con gli amici le azioni di gioco, porta il tutto ad un gradino superiore, dove ogni passo nel fango deve essere conquistato con la forza corale della squadra, e non semplicemente con un attacco aereo o un’arma laser iper-precisa in grado di sparare da una parte all’altra della mappa. Qui, come in una guerra vera, gettarsi nella mischia senza un minimo di strategia porta ad una morte prematura.

E le mappe non fanno altro che ampliare ulteriormente lo stile tattico e tutt’altro che frenetico e individualista che Battlefield 1 possiede. Si tratta di spazi colossali, ambientati in varie parti del modo, come l’Arabia o le Alpi italiane. Vi sono edifici completamente esplorabili, così come anfratti, colline, cespugli dove appostarsi, castelli dove arroccarsi in difesa, bunker dotati di cannoni e tutte le possibilità di veicoli di cui abbiamo già parlato. È possibile notare come la mappa venga costantemente modificata dalla furia della battaglia: gli alberi cadono sotto il peso dei carri, l’erba e il terreno brucia fino a divenire tizzoni dopo una sventagliata di lanciafiamme, le casupole crollano dopo un bombardamento, uno spettacolo tanto terribile quanto affascinante. Oltre a questo, vi è la possibilità che il terreno di scontro venga colpito dagli agenti atmosferici, come tempeste in grado di occludere la visuale sulla lunga distanza.

Insomma, una vera e propria festa sia controller alla mano sia per gli occhi, con un’incredibile qualità grafica, modelli dei personaggi, delle armi, dei veicoli dettagliatissimi e una fluidità che si attesta sui 60 fps nella versione PC ed una miracolosa, seppur inferiore, costanza su PS4 e Xbox One, oltre che affetta da qualche problemino di stabilità nel framerate nei momenti più concitati. Nulla di grave, sia chiaro. E non dimentichiamoci infine del comparto audio, davvero pregevole, al punto da divenire un vero e proprio elemento di gameplay, permettendo di riconoscere suoni diversi di passi, veicoli e tipologie di armi.