È meglio accendere una piccola candela che maledire l’oscurità.

Questo antico adagio cinese calza quanto mai a pennello riferendosi a  Candleman, piccola perla indie sviluppata dallo studio pechinese Spotlightor Interactive. Già, perché fin dal primo momento della vostra avventura nei panni della piccola candela scoprirete quanto sia prezioso anche un solo secondo di luce, quando si è immersi nell’oscurità. Ancor di più considerando il fatto che, in ciascun livello, si hanno a disposizione solo 10 secondi di tempo reale per bruciare la flebile fiammella del nostro protagonista, prima di vederlo consumarsi e spegnersi davanti ai nostri occhi. Se saprete essere parsimoniosi con questo piccolo tesoro, Candleman vi chiederà di accompagnarlo nel suo viaggio dalle viscere di una nave abbandonata alla ricerca dell’origine della luce che, intermittente, illumina la sua strada.

La nascita di Candleman è alquanto peculiare, e vale la pena spenderci due parole prima di andare avanti con la recensione. L’idea del gioco è nata nell’Agosto 2013 in occasione della periodica sfida lanciata dalla community di Ludum Dare; tale community ogni 4 mesi propone un tema, scelto dagli utenti, su cui gli sviluppatori di tutto il mondo (che decidono di partecipare) devono produrre un gioco nel tempo limite di un fine settimana. Ebbene, nell’arco delle 48 ore, Gao Ming, creatore del gioco, sviluppò il primo prototipo di idea ispirandosi al tema proposto di “10 Secondi”, ricevendo alcuni riconoscimenti in varie categorie della competizione. Successivamente, grazie anche al sostegno di utenti e giocatori, il gioco ha guadagnato un certo seguito, fino ad essere selezionato nel programma ID@Xbox di Microsoft, che ha permesso a Spotlightor Interactive di pubblicare il proprio gioco su Xbox One e Windows 10. Infine, si è arrivati al rilascio di Candleman su Steam nei giorni scorsi, in versione “Complete Journey”, comprensiva dei 3 capitoli finali dell’avventura della piccola candela.

Ecco quindi come siamo giunti a Candleman, un platform 3D con inquadratura fissa ed i controlli più essenziali che si possa immaginare, ma che al contempo riesce nell’arduo compito di non essere ripetitivo o scontato, ed anzi arriva a sorprendere con sfide varie ed affascinanti. Non è un mistero quindi che il pensiero vada subito a capolavori come Journey o Flower, che hanno fatto del loro successo proprio le meccaniche semplici e le bellissime atmosfere.

Il gioco dei ragazzi di Beijing parte proprio da questi punti saldi. Il nostro protagonista in questo caso è una piccola candela dotata di vita propria, di cui non abbiamo informazioni precedenti, ma che ha la possibilità di muoversi, saltare e bruciare per pochi secondi, in ambienti in perenne penombra, ma al contempo vasti e ricchi di particolari. La sua avventura è raccontata da una voce femminile, che riporta anche i quesiti che la candela si pone mano a mano che prosegue nel suo viaggio. Un viaggio che la porterà a cercare innanzitutto un senso al suo bruciare nell’oscurità, ma anche a voler comprendere da dove arrivi la luce che si irradia al di fuori della nave in cui si è risvegliata.

Il gioco si presenta subito con una grafica davvero ben fatta, molto lontana da quella dei primi prototipi, rifinita a dovere e curata nei particolari che (è il caso di dirlo) vengono alla luce quando decidiamo di far bruciare  la nostra candelina. La struttura dei livelli è ragionata, mai casuale, né tantomeno architettata in modo tale da causare cadute inattese o morti ingiustificate, ma sempre abbastanza articolata da fornire al giocatore una sfida per raggiungere il traguardo, rappresentato da una piccola pozza di luce. Nell’arco dei 12 capitoli (9+3 del DLC già compreso nella versione “Complete Journey”), Candleman passerà attraverso ambienti sempre diversi, quasi mai ripetitivi, con sempre nuove sfide, nuovi obiettivi e soprattutto nuove meccaniche da sfruttare per poter arrivare alla fine di ogni livello in maniera sempre diversa. Cosa non da poco, già di per se. Raggiungendo la fine di ciascun capitolo la narratrice descriverà i pensieri e le sensazioni della candela, i suoi obiettivi e le sue paure, tutto nel corso di brevi cutscene non interattive.

Ad accompagnare musicalmente l’avventura c’è una colonna sonora non elaboratissima, ristretta quanto basta a poche armonie di contorno nei momenti chiave, mentre per il resto del tempo tutto ciò che si potrà udire saranno i passetti incessanti della piccola protagonista su catene, libri, piante, o i suoni ambientali della natura (ed altro che non voglio anticiparvi). Questo per quanto concerne il comparto tecnico, che nel complesso è apprezzabilissimo. Per quanto riguarda il gioco in sé avremo a disposizione 10 “vite” per completare ciascun livello, ed in ognuno di essi è possibile trovare ed accendere dalle 5 alle 10 candeline più o meno nascoste, le quali, oltre a fornire una fonte di luce aggiuntiva (quasi) mai sgradita, sono l’unico vero “collezionabile” nel gioco. Accendendole tutte all’interno di un livello, una volta raggiunto il traguardo si sbloccherà una breve frase che arricchirà la storia raccontata, fungendo da motore per un’eventuale secondo playthough anche per i non collezionisti. Oltre a ciò, una volta terminato il gioco diventerà disponibile la modalità “Time Challenge”, in cui l’obiettivo sarà quello, ovviamente, di completare ciascun livello entro un tempo limite, per una ulteriore sfida alle proprie capacità nel platforming.

Verdetto

In fin dei conti, allora, cos’è Candleman? È sicuramente un viaggio, dove l’obiettivo è importante, ma lo è ancora di più il percorso fatto. È una riflessione su sé stessi e sul mondo, che propone come affrontare le difficoltà che si presentano, rimanendo concentrati sul fine ultimo, senza però scoraggiarsi se questo dovesse cambiare, o se le cose non dovessero andare come noi vogliamo. Come altri titoli indie prima di lui, Candleman intriga dal primo momento per la sua bellezza e semplicità, ma rapisce il giocatore incuriosendolo e stimolandolo con meccaniche di gioco essenziali ma sempre diverse. Non è privo di difetti, con sporadici angoli ciechi dovuti alla telecamera fissa (nello stile classico di God of War, Resident Evil, Metal Gear, per intenderci), suoni talvolta artefatti quando si cammina su determinati materiali, e occasionali cali di prestazioni che possono portare a sbagliare qualche salto. Tutto sommato, però, ciò non basta a sminuire il buon lavoro fatto da Spotlightor Interactive, e siamo sicuri che questa piccola candelina arriverà ad illuminare molte delle vostre stanze.

Fabrizio Licitra
Biologo osservante ma non praticante, amante della cucina e di videogiochi in egual misura. In attesa che un pazzo con un T.A.R.D.I.S. mi porti all'avventura, o che la Forza si risvegli potente in me, metto sotto stress le ventole della PS4 con lunghi turni di lavoro, assemblo set Lego più grandi di me, e trasformo il balcone di casa in un piccolo orto urbano.