Ars Scribendi – Tredicesima puntata

Giallo, mistero e poliziesco

Un genere letterario che ha sempre avuto ampio consenso da parte dei lettori, da quelli più colti e smaliziati a quelli “della domenica” o “da ombrellone”, è quello del mistero. Questo genere di storie appassiona perché mette alla prova chi le legge e perché rappresentano una sfida a risolvere enigmi anche molto complessi. Un classico: chi è l’assassino?

Ma come si scrive una storia del mistero? Sostanzialmente alla rovescia, ovvero si parte dalla fine. Se il lettore deve scoprire, man mano che prosegue nella lettura, tutta una serie di indizi che lo porteranno prima o poi a capire cosa effettivamente sia successo, lo scrittore deve procedere a ritroso facendo esattamente il percorso opposto.

Prendiamo un delitto. Per prima cosa dobbiamo decidere chi debba essere ucciso e, soprattutto, perché. Una volta fatto questo, dobbiamo individuare l’assassino ideale e disegnare molto bene entrambi i personaggi, ovvero sia la vittima che il colpevole. È importante costruire per entrambi una vera e propria biografia e non semplicemente un profilo o una descrizione dell’aspetto e dei comportamenti. Spesso, soprattutto per quanto riguarda il criminale, è nel suo passato che va trovata la ragione dei suoi atti.

A questo punto viene la parte più difficile: dobbiamo creare il mistero, ovvero una situazione sufficientemente intricata o incomprensibile da presentare, in genere, nella prima parte del romanzo. Senza questo, l’omicidio sarà banale e di scarso interesse: la vittima è morta affogata in pieno deserto; è stata trovata accoltellata in una stanza senza finestre e chiusa dall’interno; presenta i sintomi da avvelenamento ma nessuna tossina è risultata dall’autopsia. Qualunque cosa va bene purché all’inizio sembri inverosimile.

Ovviamente lo scrittore dovrà sapere bene come tutto ciò possa essere possibile e deve assicurarsi che lo sia davvero. Per far questo potrebbe prendere spunto da casi reali ma poco noti e si potrebbe avvalere dell’ausilio di un consulente. Gli scrittori di questo genere di romanzi, infatti, sono quasi sempre dei maniaci del dettaglio e della precisione, per cui hanno bisogno di essere sicuri che tutto ciò che diranno sia possibile, per quanto astruso possa sembrare.

Un tipico consulente potrebbe essere un medico legale; sicuramente di aneddoti strani che gli saranno capitati, ne avrà diversi. Va bene tuttavia anche uno scienziato o un ricercatore, un chimico, un entomologo o un ofiologo, cioè un esperto di serpenti, possibilmente velenosi. Dipende da come è avvenuto il delitto.

Una volta stabilita la causa e le modalità della morte, bisognerà lavorare sul secondo aspetto, ovvero il “confondere le acque”, ovvero l’identificare una serie di possibili cause e modalità alternative altrettanto verosimili, che dovranno portare gli investigatori e il lettore fuori pista per buona parte del romanzo.

Intanto si devono creare alcuni personaggi che possano funzionare come possibile alternative al colpevole, ovvero quelli che saranno gli indiziati maggiori. Ognuno di loro dovrà avere un buon motivo, che generalmente si scoprirà man mano che l’investigazione procede, per voler uccidere la vittima. Inoltre, per ognuno di loro, si dovranno ideare specifici indizi in base ai quali possano essere considerati potenziali colpevoli.

Ricordiamoci i tre fattori chiave da considerare a fronte di un reato: movente, opportunità e mezzi. Per ogni indiziato dovranno essere stabiliti almeno due fattori su tre, possibilmente tre su tre. Ovviamente questo non vuol dire che essi abbiano davvero commesso il delitto, per cui si dovrà stabilire anche un quarto fattore che servirà alla fine all’investigatore per scagionarli.

Fatto questo, passiamo al personaggio più importante, ovvero l’investigatore. Questo personaggio va costruito con molta cura, perché deve essere assolutamente peculiare, specie se si pensa di riutilizzarlo per una serie di romanzi, in caso di successo. Deve ovviamente essere brillante, geniale, ma al contempo avere difetti o carenze molto spiccate, che lo facciano sottovalutare o lo rendano “caratteristico” rispetto a tutti gli altri personaggi: un brutto carattere; il modo di vestirsi o comportarsi; l’età, ovvero molto giovane o molto vecchio; qualche vizio particolare come droghe o alcool. Insomma, deve rimanere impresso nel lettore ma alla fine, persino qualora avesse un brutto carattere, deve essere così speciale da risultare “attraente” e, in qualche modo, simpatico.

Da notare che non è detto che l’investigatore debba anche essere il protagonista della storia: quest’ultimo potrebbe essere qualcun altro, ovvero un “testimone” che racconta la storia in soggettiva, oppure l’intero romanzo essere potrebbe essere narrato in terza persona, senza un protagonista specifico. Concettualmente il protagonista potrebbe essere la vittima stessa, magari usando flashback che ne raccontino specifici momenti prima del delitto. In genere, infatti, il crimine, o avviene proprio all’inizio del romanzo, oppure segue una parte introduttoria che presenta i personaggi principali, ovvero i potenziali indiziati.

Una volta costruiti i personaggi e stabiliti tutti gli elementi relativi al delitto, veri o presunti, si può passare all’ambientazione. Spesso è un luogo isolato o comunque tale da “racchiudere” tutti i personaggi su un unico palcoscenico. Anche questa deve essere ben definita. Ad esempio, essere un’ambientazione esotica, una casa antica o un maniero. Più l’ambientazione sarà peculiare, più ne verrà caratterizzato il romanzo.

Alla fine, l’investigatore qualifica la serie, mentre le modalità del delitto e l’ambientazione tipizzano il singolo romanzo.

Un altro personaggio che spesso si utilizza in questi casi è la “spalla”, ovvero un assistente dell’investigatore, spesso altrettanto caratterizzato quanto quest’ultimo al punto da rubargli la scena, in certi momenti. Alcune spalle sono diventate spesso famose quanto o più dello stesso investigatore. La spalla deve bilanciare i difetti dell’investigatore e in qualche modo sopperire alle sue manchevolezze.

Ovviamente questo è solo uno schema. Nulla impedisce di avere una squadra di investigatori al posto del singolo “Sherlock Holmes”, così come l’ambientazione potrà essere moderna, complessa o addirittura distribuita su più location. Un caso del genere è tipico dei serial killer, dove, al posto della location, c’è l’elemento caratteristico degli omicidi a fare da punto focale alla scena. Per esempio, il fatto che l’assassino tracci determinati simboli sul luogo del delitto o asporti una parte del corpo della vittima come trofeo.

Soprattutto in quest’ultimo caso lo scrittore deve essere capace di immedesimarsi prima di tutto nell’assassino, pensare come lui, e poi nell’investigatore, ovvero ragionare da entrambi i punti di vista. Ovviamente qualunque personaggio potrà essere maschile o femminile o anche di genere indefinito, così come di un qualunque tipo di orientamento sessuale. Fate solo attenzione che più distante saranno i personaggi da voi, più sarà opportuno parlare con persone di quel tipo per capire come ragionano e come si comporterebbero in determinate situazioni. Evitate gli stereotipi o di improvvisare. State scrivendo un romanzo, non una vignetta.

Per il resto vale tutto ciò già detto in passato, ovvero come si costruiscono i personaggi, come si crea un’ambientazione, come si struttura una trama, come si crea un continuo interesse da parte del lettore a proseguire nella lettura.

L’omicidio non è tuttavia l’unico elemento sul quale costruire una storia del mistero. In effetti si tratta di un sottogenere. In un poliziesco, spesso più trame si accavallano e in qualche modo il reato in sé fa solo da sottofondo alle storie personali e familiari dei protagonisti.

Ci sono poi storie del mistero che non hanno nulla a che vedere con reati di qualsivoglia genere. Ad esempio, la ricerca di un figlio perduto o di un padre biologico che si è scoperto solo da adulti di avere avuto. In questo caso la storia potrebbe rispecchiare altre caratteristiche, ad esempio si potrebbe creare un parallelo fra la ricerca vera e propria e una sorta di percorso di maturazione interiore da parte del protagonista.

Se poi l’ambientazione è fantastica, possiamo sviluppare tutta una serie di altri elementi. Ad esempio, intingere la storia in un’ambientazione misterica o esoterica, oppure evidenziarne la natura horror o fantascientifica.

In ogni caso tutti questi sottogeneri dovranno avere in comune un aspetto: ci deve essere qualcosa da scoprire utilizzando la logica, e non deve essere facile riuscirci (ma neanche impossibile).

Attenti a non creare aspettative che poi non sarete in grado di soddisfare. Per questo bisogna procedere a ritroso. La fine deve essere naturale, una volta che arriva, per quanto possa essere stato difficile arrivarci. Non devono rimanere elementi in sospeso. Ogni cosa dovrà trovare una collocazione, una volta giunti all’ultima pagina.

Un altro insieme di elementi che si possono aggiungere, ma bisogna farlo cum grano salis, è quello che potremmo chiamare “fuffa”, ovvero elementi fasulli, atti a distrarre o a fuorviare. Possono essere informazioni false, ma comunque perfettamente coerenti con la storia, come ad esempio un tentativo di depistaggio o da parte del vero colpevole, o da parte di un indiziato, preoccupato che l’investigazione porti alla luce altre questioni che desiderava tenere segrete.

Un altro sottogenere è quello spionistico. Si va dagli agenti segreti stile “James Bond” alle agenzie di investigazione tipo “MI5” o “NCIS”. Qui si può giocare anche sull’attualità, come il terrorismo fondamentalista. Importante anche qui la ricerca secondaria, ovvero conoscere bene quello di cui si sta parlando. Non per niente i migliori romanzi in questo campo sono quelli che sono stati scritti da o con la consulenza di ex-agenti.

Nel caso di romanzi ambientati in altri Paesi o città, è importante averle visitate o averle studiate molto bene. Non scrivete di un luogo se non lo conoscete e soprattutto non scrivete di una cultura se non avete una buona confidenza con i fondamenti della stessa. Se decidete di parlare di terrorismo, leggete tutto quello che potete sull’argomento, e non parlo delle notizie sui giornali ma degli articoli “tecnici” degli esperti del settore. È facile rovinare una buona storia perché si è stati superficiali nel caratterizzarla in termini di ambientazione o cultura. Se possibile, fatevi raccontare qualcosa da persone che sono state in quel luogo o, ancora meglio, che vi hanno vissuto. Parlate anche con persone che appartengono alle etnie che saranno presenti nella storia. Verificate che atteggiamenti, comportamento e linguaggio siano coerenti con gli usi e costumi di quel popolo, evitando gli stereotipi e le approssimazioni.

Se parlate di un’organizzazione, assicuratevi di conoscerne le caratteristiche. Non tutte le agenzie di controspionaggio sono uguali. Se poi introducete argomenti tecnici, come l’informatica, evitate i cliché. Soprattutto per quanto riguarda la sicurezza informatica, nei libri, al cinema e in televisione, di sciocchezze se ne introducono tante. Ricordatevi che nella realtà le cose non sono mai così semplici come si vede nei film.

Anche in questo caso, come ho già suggerito per altri generi letterari, prima di scrivere, leggete. Tanto per cominciare tutti i romanzi di Arthur Conan Doyle relativi a Sherlock Holmes e tutti quelli di Agatha Christie che vedono come protagonisti Hercule Poirot e Miss Marple, possibilmente in lingua originale, se conoscete l’inglese. Nel sottogenere dedicato allo spionaggio, suggerisco i romanzi di John le Carré. Se invece vi piace il noir, non tanto quello deduttivo, ma hardboiled, allora l’autore di riferimento è probabilmente Raymond Chandler. Un’altra scrittrice di gialli è Josephine Tey, con i romanzi dedicati al detective Alan Grant.

Fra gli italiani raccomando di leggere “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco. Anche se considero questo autore a volte un po’ troppo innamorato di uno scrivere forse eccessivamente forbito, si tratta di un ottimo giallo con un’ambientazione molto originale. Quindi Giorgio Faletti, Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli, autori diversi con stili differenti ma tutti molto leggibili e scorrevoli.

Non tentate tuttavia di copiare uno stile in particolare. Cercate di essere voi stessi nello scrivere. Studiate piuttosto la struttura di questi romanzi e analizzate i profili dei vari personaggi. In pratica, partendo da quanto detto in precedenza, provate a fare un lavoro di ingegnerizzazione inversa di queste opere, in modo da arricchire il metodo che poi vi permetterà di realizzare le vostre.

A cura di Dario de Judicibus