Opportunità d’autore

Grazie e ben approdati in questo piccolo spazio mensile che la gentilissima redazione di Stay Nerd mi ha dato la possibilità di gestire. Lo userò per parlare di quello che faccio, del mio mondo, del mio lavoro e dei miei lavori. E inizierò parlando proprio del mestiere dell’autore di fumetti, di cosa significa pubblicare webcomics oggi, e di qual è stata la mia esperienza.

Ho avuto la fortuna di nascere in un momento storico nel quale un autore di fumetti può promuoversi su internet attraverso mezzi di comunicazione di massa alla portata di tutti, come i social network, i blog o i siti di notizie come questo. Se avessi deciso di fare il fumettista anche solo dieci anni fa, avrei avuto davanti a me una strada durissima da percorrere, fatta di colloqui con le case editrici, rifiuti, difficoltà nel promuoversi, difficoltà nel convincere gli altri a scommettere su di me e sul mio lavoro. Cinque anni fa, quando ho iniziato la mia “carriera” di fumettista, non ho dovuto fare altro che mettere i miei fumetti online. Certo, c’è voluta testardaggine: dopo un anno che pubblicavo la mia striscia a fumetti su facebook e sul mio blog personale, avevo appena 500 followers. Avrei potuto demoralizzarmi e lasciar perdere, pensare che non faceva per me. Sono stato fortunato perché la mia situazione economica e famigliare mi ha permesso di perdere tempo appresso a un sogno, e sono stato fortunato perché la mia idea, promossa con tanta testardaggine, alla fine è piaciuta. Ma appunto la fortuna più grande è stata poterlo fare.

Spesso consiglio a giovani disegnatori appena usciti dalla scuola di fumetto, o ancora alle prime armi, di fare come me: se hanno idee buone, dovrebbero provare a metterle online e a valutare il riscontro del pubblico. Potrebbero piacere, oppure no. In molti casi le loro capacità artistiche sono già a un livello molto più alto del mio quando iniziai, quindi hanno tutto il potenziale di cui hanno bisogno. Quando ho iniziato a disegnare Drizzit, la mia capacità di disegnare con la tavoletta grafica era pari a quella del mio gatto. Anzi, il mio gatto, quelle volte che si addormentata sulla bamboo touch, tirava fuori dei capolavori. Molti giovani artisti invece sono già bravissimi, hanno tratti personali e hanno già frequentato corsi e scuole che fanno di loro delle promesse su cui scommettere, basterebbe dare loro un minimo di visibilità. Ed è fantastico che possano farlo da soli, senza affidarsi ad altri: con due click possono aprire una pagina di Facebook e iniziare a postare quello che fanno.

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Credo che il tempo in cui un disegnatore, o un artista in generale, lavorava solo quando gli veniva commissionato qualcosa, sia finito. O forse semplicemente, non è questo il momento di aspettare che il lavoro ti cada dall’alto. Siamo tutti “free-lancer”, anche io lo sono. Faccio sempre l’esempio di Peter Parker quando mi chiedono come funziona il mio lavoro, e lo trovo molto azzeccato: Peter Parker fa foto all’uomo ragno e poi cerca chi gliele compra. Allo stesso modo io scrivo racconti, faccio disegni, creo fumetti, giochi, illustrazioni… che vengono poi acquistati da chi è interessato a pubblicarli, distribuirli e venderli.

Uno degli aspetti più positivi di questo modo di lavorare è la completa libertà che ho nel gestire quello che faccio. Decido io su quali progetti lavorare, che fumetti fare, cosa scrivere, in che modo gestire il mio lavoro e il mio tempo. Nessuno mi impone di disegnare più tette, o più sangue, o allungare il brodo, o accorciarlo, o evitare un certo tipo di umorismo se mi piace mettercelo, o di scrivere un tipo di racconto più romantico piuttosto che un altro più crudo. Per fortuna quello che faccio, come lo faccio, piace. I miei fumetti hanno un buon riscontro, i miei giochi sono apprezzati, i miei libri anche… e io posso dire di essere felice di fare quello che faccio.

Ve l’ho detto, sono stato fortunato.

Luigi Bigio Cecchi