Il primo volume di Copperhead aveva rivelato una gradita sorpresa nell’ambito del medium fumettistico. Ci eravamo trovati di fronte a una sperimentazione interessante e capace di dare al lettore un’insolita amalgama di fantascienza e western, capace di attirare l’attenzione con un semplice colpo d’occhio.

Il primo volume del fumetto opera di Jay Faerber e Scott Godlewsky era stato in grado sfruttare un archetipo tipico di entrambi i generi per presentare le basi dell’opera. Avevamo così assistito all’arrivo dello sceriffo Clara Bronson con suo figlio nella cittadina mineraria di Copperhead, un luogo in cui la donna sperava di rifarsi una vita conciliando la sua natura di donna di legge col suo ruolo di madre.

Dopo “l’atterraggio”, tanto nella fantascienza quanto nel western, segue un successivo momento di assestamento, quando i protagonisti si trovano di fronte al difficile compito di conciliare la propria visione del mondo con la realtà in cui sono arrivati, un tentativo costante di unire ciò che si era con quello che si dovrà essere per vivere nella propria nuova casa.

Vediamo così Clara tentare di abituarsi alla cittadina di Copperhead, passando un venerdì sera tranquillo in dolce compagnia. Qualcosa che, per una madre divorziata, va ben al di là della semplice volontà di staccare dal lavoro e dalle responsabilità genitoriali, sfociando nel desiderio di voltare pagina e ricominciare a vivere.

Ovviamente le cose non vanno come sperato e, molto presto, il nuovo sceriffo sarà costretta a far fronte a un’aggressione che spezzerà ogni tentativo di relax. E questo mentre il suo vice, l’alieno Boo, verrà rapito per far fronte a qualche piccolo conto con il passato.

Ancora una volta la sceneggiatura di Faerber riesce bene nel tentativo di coniugare i due generi da cui prende spunto la propria storia, sfruttando i temi ricorrenti in entrambi per dare vita a qualcosa che si rivela migliore della semplice somma delle parti.

Eccoci così di fronte a un’evasione da un carcere di massima sicurezza, ubicato però su un planetoide sconosciuto, e a un furioso inseguimento nel deserto, fatto a cavallo di creature sconosciute e in compagnia di un gruppo di alieni, dando la caccia a una navetta che tentata di sparire all’orizzonte, oltre un canyon.

Il tutto è reso magistralmente grazie agli ottimi disegni di Godlewsky, capace di dare risalto a quei particolari in grado di accentuare il clima spietato e selvaggio di un pianeta dove vige la legge del più forte come nel vecchio West. Un pianeta dove la Legge, quella con la L maiuscola, deve per forza di cose scendere a patti con sé stessa per mantenere l’ordine, talvolta al costo di sacrificare una parte consistente si se stessa.

Agli inseguimenti e alle sparatorie si uniscono anche altre tematiche già esplorate in precedenza, come i legami familiari, le rinunce che una madre è costretta a fare per il lavoro e i rapporti intricati che si sviluppano tra la giustizia e i politici locali.

Nel frattempo sembra anche esserci un tentativo da parte di Faerber di ampliare la visione dell’intera trama, nel tentativo di fare maggiora chiarezza sull’evento che ha portato Clara a cercare di trovare rifugio proprio a Copperhead. Ci viene così presentato il suo ex marito, già intravisto nelle ultime pagine del primo volume e rinchiuso in carcere per colpa di alcuni omicidi di cui ancora non è stata fatta chiarezza.

Il tentativo di portare avanti la trama c’è, anche se sembra compiersi con estrema lentezza. In questo consiste la grande pecca di Copperhead, un fumetto che, nonostante si sorretto nel migliore dei modi dall’ambientazione, dalle tematiche, dai disegni e dai personaggi sembra ancora incapace di far intuire ai lettori quale sia lo scopo a lungo termine della propria storia. Per ora, quanto abbiamo visto su questa pagine, basta a farci desiderare di continuare la lettura.

Verdetto

Copperhead conferma quanto di buone visto nel primo volume. Una fumetto con soluzioni narrative ed estetiche interessanti, personaggi credibili e ben realizzati che si muovono in un’ambientazione affascinante, sorretta da degli ottimi disegni. Per contro è ancora difficile intuire quale sia la meta dell’intera storia e dove possa andare a parare la vicenda. Nonostante questo la lettura è caldamente consigliata a tutti quei lettori che amano la fantascienza sperimentale e il western. O entrambi i generi.

Federico Galdi
Genovese, classe 1988. Laureato in Scienze Storiche, Archivistiche e Librarie, Federico dedica la maggior parte del suo tempo a leggere cose che vanno dal fantastico estremo all'intellettuale frustrato. Autore di quattro romanzi scritti mentre cercava di diventare docente di storia, al momento è il primo nella lista di quelli da mettere al muro quando arriverà la rivoluzione letteraria e il fantasy verrà (giustamente) bandito.