“È un amico. Per favore, trattatemelo bene”

Quando un prodotto si fa attendere per molto tempo c’è sempre il rischio che poi questo ci deluda, per tutta una serie di ragioni, prima fra tutte la terribile macchina dell’hype, una brutta invenzione del mondo dell’intrattenimento che tende ad annebbiarci la vista e a non farci ragionare.
Succede ad esempio spesso con i cinecomic, ed i videogame non sono certo immuni a tale rischio, ecco perché ero molto preoccupato prima di poter finalmente toccare con mano il ritorno di Crash Bandicoot.

Aspettavo la N. Sane Trilogy come si aspetta il Natale, perché con il marsupiale di casa Sony è praticamente nata la mia esperienza di videogiocatore. Sì, avevo avuto altre console prima della PlayStation, avevo giocato al semisconosciuto MSX e mi ero goduto l’Amiga 500 Plus, ma ero forse troppo piccolo per farlo con il cosiddetto “occhio critico”.

La trilogia di Crash Bandicoot invece l’ho finita tante di quelle volte da conoscerne ogni centimetro praticamente a memoria, e non avrei potuto accettare di vederlo nuovamente trattato male, come negli anni bui dei primi Duemila che hanno visto l’inesorabile declino del marsupiale.
E vi rassicuro subito: la N. Sane Trilogy è una figata.

Molto più che una remastered

Certo, tutto odora di nostalgia: dalla voce fuori campo nella schermata iniziale che annuncia “Un ritorno inaspettato”, alla colonna sonora, al coloratissimo menù, ogni elemento strizza l’occhio al glorioso passato di Crash Bandicoot, ma quello che è ancor più evidente è l’eccellente lavoro di Vicarious Visions, ed il rispetto con il quale ha trattato il franchise.

La Trilogy non è un’opera paraculistica, non è l’ennesima operazione scuoti-denaro/spremi-giocatori a cui siamo purtroppo stati abituati. Il gioco è stato buttato giù e rifatto da capo, in maniera simile (perlomeno per quanto riguarda il concetto di base) al recente reboot di Ratchet & Clank. La differenza sostanziale è però che mentre quest’ultimo è stato praticamente trasformato in un gioco nuovo, i tre capitoli della trilogia di Crash Bandicoot sono esattamente gli stessi che abbiamo giocato sulla prima PlayStation, e questa cosa è al contempo il più grande pregio ed il più grande difetto di questa trilogia.

È un enorme pregio, perché come si diceva prima, il marchio è stato trattato con i guanti bianchi, e questo è encomiabile. Quella di non modificare il gameplay e lo stile dei livelli è certamente una scelta: Crash Bandicoot era così, e noi ve lo diamo così com’era, con un comparto tecnico all’ultimo grido.
I colori, la ri-caratterizzazione del personaggio, le animazioni, le atmosfere e le musiche sono spettacolari, siamo di fronte a un lavoro veramente sublime. La lezione insomma è stata imparata: Crash Bandicoot è un’icona, ed è una risorsa troppo preziosa per essere accantonata, o peggio perché venga ricordata per gli ultimi, terribili, capitoli.

Dove eravamo rimasti?

Ma d’altra parte la scelta di non osare il benché minimo cambiamento e magari la paura di sbagliare, ci hanno regalato un titolo che mostra tutti gli acciacchi dovuti all’età.

Il primo Crash Bandicoot è un gioco uscito nel 1996, dunque 21 anni fa, e non è che sia invecchiato benissimo. Aggiungeteci poi che soprattutto i primi due capitoli non erano giochi perfetti già all’epoca, e capirete di cosa sto parlando. La legnosità di certi movimenti è imbarazzante, e fa sì che si perdano vite talvolta in maniera ridicola. Per farvi capire, non so quante volte ho cercato di ruotare la telecamera utilizzando la levetta destra, una feature presente in praticamente il 99% dei giochi odierni, e di cui i tre titoli della remastered avrebbero bisogno come il pane.

Era dunque lecito ed auspicabile un minimo di svecchiamento del gameplay, anche per renderlo magari più appetibile ai gamer un po’ più sbarbatelli, ma ci sentiamo tutto sommato se non di difendere, perlomeno di capire la scelta fatta dagli sviluppatori. What you see is what you get, niente di più, niente di meno.

Un sontuoso banchetto

Anzi, qualcosina in più c’è. Innanzitutto la possibilità di utilizzare Coco Bandicoot, la sorellina di Crash come personaggio giocabile. Prima infatti era utilizzabile solamente in alcuni livelli, adesso è un vero e proprio secondo eroe. C’è poi la sfida a tempo, già introdotta all’epoca in Crash Bandicoot 3: Warped, ed ora disponibile per tutti i titoli, ma anche la possibilità di salvare praticamente in ogni momento, tranne che all’interno di un livello.

Inoltre, dalla lista trofei, appare un probabile DLC intitolato “Lost Treasures”, di cui però attualmente ancora si sa poco e niente, ma di questo è giusto preoccuparsene in futuro. Quello che conta adesso è che il nostro eroe sia finalmente tornato.

Lunga vita al marsupiale

Perché al di là dei (pochi) difetti che gli si possano trovare, è impossibile non farsi venire un sorriso da guancia a guancia mentre si ripercorrono quei livelli che adoravamo da bambini, così magistralmente ricreati. E perché se è vero che tecnicamente i giochi presentano delle lacune dovute all’età, è altrettanto vero che i Crash Bandicoot erano dei platform bellissimi, divertenti e con il giusto grado di sfida, che era proprio un piacere giocare.

Se la sfida era quella di far tornare il personaggio ai fasti di un tempo, di strizzare l’occhio a una buona parte di fan ormai trentenni, e di mandare un segnale alle nuove generazioni di giocatori, un modo per far dire a Crash Bandicoot “Hey ragazzi, guardate cosa vi siete persi!”, beh questa sfida è stata stravinta.
E se questo fosse soltanto il trampolino di lancio per nuove avventure inedite della mascotte Sony, magari stavolta sì, osando un po’ di più, noi saremo i primi a esserne contenti.

Bentornato, vecchio mio. Avevamo bisogno di te.

Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy recensione

Verdetto:


Crash Bandicoot torna in una riedizione che rende omaggio, nel senso più letterale possibile, alla celebre icona della prima PlayStation. La Trilogy trasuda amore da tutti i pori verso il platform ed il personaggio, ed è evidente il rispetto e l’ammirazione con il quale è stato gestito il franchise. Giocare alla N. Sane Trilogy è esattamente come giocare ai tre capitoli originali, ma su una PS4 e con una grafica che ha del miracoloso. Di contro però si poteva osare qualcosina in più, se non altro per svecchiare alcune meccaniche di gioco che alle volte mostrano tutti gli anni e gli acciacchi che si portano dietro, per non far trovare del tutto spiazzati i giocatori che si avvicinassero al brand per la prima volta. Tutto sommato però, visto il lavoro egregio fatto da Vicarious Vision, la N. Sane Trilogy è un acquisto obbligato, sia per i giocatori un po’ cresciutelli che hanno mosso i primi passi proprio con il marsupiale, sia per tutti gli appassionati che all’epoca non sono riusciti a goderselo.