Nel segno della doppia (e della tripla e della quadrupla) “D”

Dylan Dog. Harlan Draka. L’Indagatore dell’incubo e il Dampyr. La creatura di Tiziano Sclavi e il figlio di Mauro Boselli & Maurizio Colombo. Un irripetibile successo editoriale nato nel 1986 e una solida conferma sbarcata nelle edicole all’alba del nuovo millennio. Da una parte, il seduttore incallito, l’eroe debole, nevrotico e spesso perdente, romantico e fuori tempo, dall’altro il combattente diviso tra la sua umanità e il proprio lato vampirico, un cacciatore di mostri dalla mira infallibile avversato da non si sa quanti nemici antichi e inarrestabili. A vederli, si direbbero due personaggi con ben poco in comune, frutto di poetiche diverse, di stili differenti e di epoche vicine ma anche così lontane. Eppure, hanno una grande cosa che li accomuna e che li rende perfettamente avvicinabili: l’orrore. In vesti non esattamente uguali, certo, tuttavia entrambi possono contare sul genere di riferimento, declinato tra le tante varianti possibili, attraverso l’amore degli autori per quella cultura horror che trasuda (ops, sanguina) dalle pagine delle loro testate. Una volta notato questo, ovvero che le serie di appartenenza nascono dalla stessa passione, verrebbe difficile non vedere questi due eroi insieme. Anzi, diventa quasi necessario, una svolta obbligata della loro esistenza cartacea. E poi, ci siamo dimenticati dell’altro grande punto in comune che hanno, quello più importante: li pubblica Sergio Bonelli Editore. Caratteristica da non sottovalutare, perché rende possibile il loro incontro, nel primo crossover propriamente detto della casa editrice milanese pubblicato a cavallo di luglio e agosto. Un crossover da ricordare, perché le potenzialità che dimostra e inaugura, nella sterminata epica dell’immaginario bonelliano, sono pressoché infinite.

Non è la prima volta che due personaggi della scuderia di Via Buonarotti fanno squadra per fronteggiare una minaccia inedita. Che ci crediate o no (ma non vediamo perché non dovreste farlo), SBE vanta un universo narrativo vastissimo, fatto di testate longeve e di sicura affidabilità, oltre che esperimenti narrativi, mondi alternativi, multi-versi, non c’è percorso della fantasia che non sia stato esplorato dagli autori in più di settant’anni di storie. In verità, non era mai stato apertamente dichiarato che tutte queste trame appartenevano alla stessa realtà, almeno fino a quanto i team-up non iniziarono a diventare sempre più frequenti. Il primo, il più celebre, vede sempre protagonita l’inquilino di Craven Road a fianco di un altro detective, residente al numero 3 d Washington Mews: Martin Mystère. I nostri, infatti, decisero di unire le forze per combattere un terribile pericolo nato nelle metropolitane di tutto il mondo in Utima fermata: l’incubo!, datato 1990. Un albo particolare, nato dall’idea di cercare nuove strade e soprattutto dall’amicizia che legava i due autori, Tiziano Sclavi e Alfredo Castelli. Un esperimento proficuo che ebbe un seguito diretto, La fine del mondo (1992), oltre a dare la prova definitiva che le varie testate Bonelli agivano nello stesso universo narrativo. Infatti, da quei fatidici anni in poi si moltiplicano le contaminazioni, che vedono specialmente Martin Mystère al centro di questi incontri. Come nel 1993, nello speciale numero 8 di Mistero No, Fuga da Skynet, o nel fuoriserie che vede il Dectetive dell’Impossibile far coppia con Nathan Never, in Prigioniero nel futuro, anche quello talmente fortunato da avere un sequel, Il segreto di Altrove.

Proprio l’agente Alfa dà una svolta a quest’usanza che piano piano si stava facendo largo in Bonelli. Infatti, Nathan Never opera in un mondo del futuro che è l’avvenire dichiarato di quello dove vivono Martin, Dylan e tutti gli altri personaggi della casa editrice. Questo è testimoniato fin dai primissimi numeri, dove Nathan incontrava niente meno che il discendente di Jerry Drake, il pilota amazzonico Mister No creato da Guido Nolitta, conoscenza avvenuta nell’albo 7, La zona proibita. In seguito, è un continuo profilarsi di camei, citazioni, prestiti di villain, ripresa di elementi, inside joke e easter egg, compresi gli ultimi più recenti tra Dragonero, Morgan Lost e Brendon. Ma non sono state solo le testate più recenti ad ospitare simili improvvisate, visto che lo hanno fatto perfino altre, forse meno propense, come Ken Parker, Il Comandante Mark e Zagor. Dunque, non si tratta esattamente di una novità assoluta l’incontro di quest’estate, almeno non nelle intenzioni, ma di sicuro lo è nella forma, dato che tutti quelli citati sopra sono team-up, one shot e storie speciali fuoriserie. Mancava ancora un crossover duro e puro, in senso tecnico, ovvero una trama che comincia su una testata e prosegue su un’altra. Fino ad oggi.

Un altro dubbio che poteva sorgere in previsione della chiacchierata da Dylan e Harlan era come riuscire ad unire la complessa saga del Dampyro, fatta da una mitologia ferrea e personaggi fissi, al canovaccio dylaniato, fatto di orrore metafisico, mostri da salvare più che sconfiggere e forti richiami alla contemporaneità. C’era il sospetto che entrambi avrebbero messo “in pausa” i loro problemi attuali per fare squadra in vista di una nuova minaccia. Niente di tutto questo. Il crossover si presenta fin dalla prima parte, pubblicata su Dylan Dog 371, come una tappa fondamentale sia per la continuity blanda in evoluzione di Dylan sia per quella forte di Harlan. Tornano infatti a farsi vedere John Ghost, l’enigmatico presidente della Ghost Enterprise visto nel numero 341 e nel celebrativo 361, e Lord Marsden, il Maestro della Notte ferito da Dampyr e compagni nel duecentesimo albo, durante la lunga notte, a cui i nostri stanno dando la caccia dopo che è fuggito con Sho-Huan. È dunque un momento importante per il presente di entrambi i personaggi, come testimoniato poi dal loro incontro e dal perché finora, nonostante siano due luminari dello stesso campo, tale incontro non sia mai avvenuto.

In questo senso, bisogna dare atto alle tre menti dietro la sceneggiatura, Roberto Recchioni, Giulio Antonio Gualtieri e Mauro Boselli, di non aver messo fuoriposto neanche una virgola, elaborando una vicenda armonica e coesa che tuttavia permette a ciascuna testata di non perdere il proprio tratto distintivo. Ospitare Harlan su Dylan Dog e Dylan su Dampyr non ha causato problemi dal punto di vista narrativo nè seccature di sorta, solo tanto di guadagnato e interessanti sviluppi nei rapporti tra i personaggi. Vedere i due protagonisti discutere e dialogare, come da buona consuetudine nei crossover, è un’autentica gioia composta da finezze stilistiche e sapiente dosatura dei dialoghi, assistere a Kurjak e Tesla che minacciano di impallinare Groucho se non si decide a stare zitto è pura esaltazione fumettara. È un’emozione vedere questi due eroi della fantasia collaborare, anche perché sembrano nati per fare squadra. Merito anche del nemico fronteggiato, non il solito villain con manie di grandezza ma un avversario pericoloso: Ragnar Lodbrok, il Maestro della Notte che nell’Alto Medioevo si divertiva a guidare i suoi vichinghi non-morti in giro a razziare l’Europa.

E non dimentichiamoci dei grandi pregi dei disegnatori: Daniele Bigliardo e Bruno Brindisi, entrambi a proprio agio col compito affidato loro. Due artisti diversi e dotati di differente esperienza con la materia, che però, nonostante stili personali e riconoscibili, possiedono anche qualcosa di simile, che contribuisce ad aumentare l’equlibrio di questa storia, che non sembra formata da due parti, bensì diretta da registi diversi ma con gli stessi attori, apprezzabili singolarmente e indissolubilmente collegati. Una storia corale dove ogni voce non spezza la sinfonia e contribuisce ad arricchirla, coronata da ben quattro copertine, due coppie di “componibili” per testate, siglate da Gigi Cavenago per Dylan e da Enea Riboldi per Harlan, che non fanno che aumentare l’entusiasmo generale, perché… beh, basta guardarle!

Insomma, questo crossover è a nostro parere un esperimento riuscitissimo e che, nel mondo fumettistico (e cinematografico) composito di oggi risultava ormai quasi obbligatorio, ma comunque non facile o scontato. Speriamo che questa prima volta non rimanga l’unica ancora a lungo. Anche perché, diciamocelo, quanti sarebbero entusiasti all’idea di una multi-trama dipanata su più testate contemporaneamente? Altri crossover come, ad esempio, un Dylan / Julia o un Martin / Harlan. Chi non gradirebbe vedere Tex combattere fianco a fianco con lo Spirito della Scure? Nathan Never con Lilith? Le possibilità sono illimitate e i lettori non possono far altro che iper-ventilare entusiasti all’idea, sperando che un giorno qualcuno di questi incontri possa realizzarsi davvero.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!