Continente che vai, videogiochi che trovi

Continua a far parlare di sé la produzione videoludica europea, con un numero sempre maggiore di progetti di rilievo che non accenna a calare. Dai nostrani Ubisoft Milan alle prese con il leggendario Mario di Nintendo per Mario + Rabbids Kingdom Battle, alla saga di The Witcher di CD Projekt, arriviamo dunque a parlare degli ucraini 4A Games. Lo studio, già al lavoro con un interessantissimo progetto di un FPS post-apocalittico in realtà virtuale annunciato come Arktika.1, è decisa a dimostrare tutte le potenzialità del nuovo capitolo della loro serie di punta: Metro Exodus, il seguito delle trasposizioni tratte dai romanzi dello scrittore russo Dmitrij Gluchovski.

Fuga da Mosca

La serie di Metro è calata in un setting tanto familiare quanto particolareggiato: in seguito a un conflitto nucleare, il nostro pianeta è stato corrotto dalle radiazioni che hanno reso impossibile la normale vita in superficie. I sopravvissuti all’olocausto si sono rifugiati nel sottosuolo delle rovine della città un tempo nota come Mosca, vivendo letteralmente tra i tunnel della metro della città. In questo nuovo capitolo il giocatore rivestirà i panni del protagonista dei precedenti: uno “spartan ranger” (nome dato alla divisione di combattenti addestrati all’esplorazione, per poter affrontare i pericoli in agguato in superficie) di nome Artyom che, dopo averne viste di cotte e di crude tra mostruosità dovute alla mutazione e battaglie intestine tra i sopravvissuti, in questo capitolo avrà il compito di affrontare un vero e proprio esodo alla ricerca di altre terre fertili dove vivere. Come possiamo vedere dal trailer di gioco presentato all’E3 di quest’anno però, camminare in superficie non è impresa per semplici esseri umani. Nel poco tempo offerto da un filmato di gameplay montato ad arte (non in real time) e accompagnato in sottofondo dalla splendida In a Heartbeat di John Murphy (resa famosa dall’horror 28 Giorni Dopo) infatti facciamo subito la conoscenza con famelici mutanti alti pressappoco quanto un umano, presumibilmente evoluti dai ratti, che inseguiranno il nostro protagonista per i cunicoli, fino a costringerlo ad uscire all’aria aperta.

Il gameplay è frenetico, con un look dalle tinte dark e sporche, coadiuvato da un motore grafico apparentemente di tutto rispetto, con effetti shader e di fumo volumetrico al limite del fotorealismo. Le armi sono grezze e rudimentali, come ad esempio un fucile a colpo singolo talmente vecchio da incepparsi durante la battaglia, o una letale balestra, della quale si possono recuperare le frecce scagliate, mostrando in breve come ogni risorsa vada risparmiata in Metro Exodus. Il trailer continua mostrando il nostro Artyom muoversi con circospezione tra le rovine di un piccolo villaggio, tra capanne crollate e carcasse di elicotteri militari, affrontando silenziosamente i mutanti presenti e presentando dunque la possibilità di affrontare il gioco in maniera più stealth, se necessario. O perlomeno, fino alla comparsa di un gigantesco e inarrestabile mutante, frutto della corruzione delle radiazioni su un orso, che schianta con estrema facilità uno spesso portone e attacca il nostro alter ego. L’essere ha una pelle troppo spessa per i mezzi rudimentali di cui Artyom è in possesso e l’unica possibilità è la fuga. Gettandosi a capofitto su di un cavo teso, il protagonista riuscirà a superare un enorme crepaccio, finendo col fuggire a bordo di un treno di passaggio.

Un’ambiziosa post-apocalisse

In questi quasi sei minuti di trailer possiamo notare come, per loro stessa ammissione, l’intento dei ragazzi di 4A Games sia quello di ampliare il concept di gioco dei precedenti capitoli, assicurando di mantenere il filo narrativo lineare che li contraddistingueva. Ma è bene render noto che quello di Metro Exodus non sarà un open world. Sempre secondo le parole degli sviluppatori infatti, il titolo conterrà una maggiore componente sandbox, permettendo al giocatore la scelta di diverse modalità di approccio all’interno di macro-aree e, di conseguenza, una minore sensazione di ripetitività per quanto riguarda il gameplay. Niente corridoi obbligati insomma, o un modo univoco per superare le sezioni di gioco. E soprattutto nemmeno l’ombra di un HUD su schermo che possa facilitare l’esplorazione: il giocatore è da solo in un ambiente ostile, dotato di equipaggiamento di davvero scarsa qualità come unico aiuto. Mappa e bussola, cosa volete di più?

Secondo quanto annunciato dal Creative Director Adriy Prokhorov, si tratta di un ambizioso tentativo di inserire le meccaniche di un altro survival post-apocalittico già ampliamente apprezzato su PC: parliamo della serie di S.T.A.L.K.E.R. della GSC Game World (anch’essa ucraina), che nel 2007 si differenziò all’interno del genere FPS inserendo meccaniche spiccatamente survival e di gioco di ruolo all’interno di un mondo aperto. Un notevole cambio di registro per una serie conosciuta soprattutto per la claustrofobia di fondo che le vicende offrivano, costringendo il giocatore a passare dall’esplorazione di bui e polverosi anfratti nel sottosuolo a rovine divorate dalla lussureggiante vegetazione e illuminate da un pallido sole. Notevole anche la scelta di ambientare le vicende lungo un intero anno, dando così la possibilità al giocatore di vivere tutte le variazioni climatiche che avverranno col passare dei giorni e delle stagioni, che, siamo sicuri, non mancheranno di mostrare bizzarrie causate delle radiazioni nell’atmosfera. Seppur la data di uscita sia fissata per un generico 2018 per PS4, Xbox One e PC, non si può non sperare nella riuscita di un ambizioso progetto che, assieme al nuovo Wolfenstein II: The New Colossus di MachineGames, promette di portare scintille nel genere dei first person shooter e nel mondo del gaming tutto, con ambientazioni interessanti, un impatto grafico spaccamascella e un gameplay di tutto rispetto.

Gianluca Boi
Recensore seriale, blogger, giocatore di ruolo decennale, hardcore gamer, groupie di Alan Moore. Amante dei Souls, di Castlevania e di Banjo-Kazooie e fanboy di Jet Set Radio. Ha visto Matrix almeno 42 volte, segue il wrestling ed è fissato con lo studio della musica tutta, con una piccola predilezione per gli Ulver, i Fair To Midland e le OST. Nasconde purtroppo un terribile segreto: non sa proprio come leggere gli orologi con le lancette (non scherzo).