Ombre e sangue

L’alba del profanatore di tombe ha ormai fatto il suo corso mentre le ombre si espandono su una Lara Croft sempre più spietata, violenta e pronta alla lotta. La giovane archeologa ha perso ogni briciolo di innocenza diventando un’inarrestabile macchina da guerra che non si fa nessun problema a sterminare chiunque oserà mettersi sul suo cammino. Shadow of the Tomb Raider – in uscita il prossimo settembre e uno dei fiori all’occhiello della conferenza Square Enix dell’E3 2018 si è mostrato con un nuovo trailer ricco di gameplay.
La nostra amata Lara è ormai diventata un misto tra lo Stallone di Rambo e lo Schwarzenegger di Predator, sporca di fango, acquattata nell’erba, armata di frecce avvelenate, si muove sinuosa tra la vegetazione boschiva, evidenziando un gameplay che non brilla di originalità, ma che lascia intuire una limatura nelle meccaniche, animazioni e dinamiche dei capitoli precedenti. Lara plana sui nemici e infierisce sui feriti senza pietà, e tra uno sgozzamento e l’altro ogni tanto trova anche qualche reliquia. Questo nuovo filone creato da Eidos e Crystal Dynamics segue ormai un sentiero completamente opposto al brand originale che può piacere o meno ma che decisamente funziona. E dato che funziona perché cambiare?

Il gioco è ambientato principalmente in America centrale e la nostra archeologa si troverà invischiata in profezie Maya che trattano una probabile fine del mondo. Dove nel capitolo precedente regnava la neve e il gelo in questa nuova avventura ad essere protagonista sembra essere l’acqua. Si nota infatti l’enorme lavoro che c’è stato per rimodellare questa variabile così ostica da animare e armonizzare con il resto del comparto grafico, ma  che qui sembra rivelarsi un elemento principe dell’avventura, la quale prevede anche svariate sessioni subacquee, ed effetti come pioggia e tsunami devastanti. Gli sviluppatori si mostrano essere particolarmente orgogliosi del game design, tuttavia non abbiamo visto una grande varietà di scenari, ma è anche vero che buona parte del fascino di questo gioco è il “fattore sorpresa” suscitato dai santuari da scoprire di volta in volta. Ciò che salta davvero all’occhio è però l’uso dei colori, con un buon utilizzo di luci e ombre, tanto che combattere nell’oscurità si rivela essere davvero un piacere. Si nota un certo calo di frame durante la fase di gioco ma niente di grave, nemmeno per i feticisti della grafica. Il gameplay vero e proprio non sembra mostrare grandi variazioni, abbiamo un enorme comparto stealth, sicuramente perfezionato da una più predominante verticalizzazione dello stesso, mentre i combattimenti mostrano una maggiore presenza di opzioni di attacco, alcune delle quali veramente crude anche sul piano scenografico.

A incuriosire di più restano però le sessioni sott’acqua, le quali sembrerebbero essere parecchie, e considerando che è solitamente difficile nei giochi studiare un sistema di nuoto intuitivo e comodo da utilizzare in lunghe immersioni, non vediamo l’ora di mettere le mani sul pad per vedere come se la cava la nostra eroina anche in queste situazioni. Da ciò che trapela dal gameplay non sembra esserci nessuna evoluzione vera e propria nella struttura di gioco, ma gli sviluppatori affermano un ampliamento dello sviluppo narrativo su più fronti, compresa una maggiore esplorazione della psiche del personaggio di Lara e della sua amicizia con Jonah. Di solito siamo abituati a vedere in Tomb Raider tanta azione e pochi fronzoli, saremmo quindi curiosi di vedere come e quanto abbiano inspessito la sceneggiatura questa volta.

Nonostante tutto, al momento le aspettative rimangono tiepide. Non si può certo dire che il gioco sembri brutto, tutt’altro, ma al momento per quel poco che si è visto non abbiamo notato nulla di cosi eclatante da solleticare più del dovuto la nostra curiosità. Piuttosto che la presentazione, sono le promesse degli sviluppatori a incuriosire. La nostra speranza risiede quindi in un qualche asso nella manica che verrà scoperto solo una volta che verrà giocato il titolo per intero.