Oh, Ellie, dovrebbero essere terrorizzati da te.”

La paura è alla base di ogni survival horror, la paura e la volontà di sopravvivere. Nel 2013, con l’uscita di The Last of Us, di Naughty Dog, capolavoro acclamato della ludica e della narrativa multimediale, paura e volontà di sopravvivere, come un virus fungino, si sono trasferite ai videogiocatori. Chiunque abbia vissuto l’avventura di Joel e Ellie non può non aver provato, dopo, la volontà che una storia del genere sopravvivesse, che continuasse. Ma, accanto a quel desiderio, c’era anche la paura, il terrore che un seguito non all’altezza potesse obnubilare la purezza di un cristallo tanto luminoso.

Si potrebbe stare ore e ore ad elencare sequel di capolavori, tutti non all’altezza con poche, rarissime eccezioni (L’Impero colpisce ancora è la preferita di chi scrive). Ironico, quanto più è bello un primo capitolo, tanto più difficile ne risulta il compito del successore, sia pure soltanto spirituale. Figuriamoci un seguito in tutto e per tutto, dalla storia alle meccaniche di gioco. Ebbene, il seguito di The Last of Us è stato chiacchierato per 3 anni, fino al reveal trailer del dicembre 2016, al PlayStation Experience. Da allora, volenti o nolenti, speranzosi o pessimisti, The Last of Us II è realtà. La volontà di sopravvivere è stata accontentata. Ora, non ci resta che paura.

 

In seguito ad un E3 davvero ricco di sorprese, conferme e, ahinoi, qualche delusione, possiamo dire che quella paura si è fatta un tantino meno opprimente. Perché il nuovo trailer rilasciato da Naughty Dog, 12 lunghi minuti tra cutscene e gameplay (per fortuna, visto quanto spesso si tralascia il secondo), è assolutamente incredibile. La scena si apre su un momento di relax, musica country, note di banjo, un ballo, luci calde e tante persone, insieme. Ci viene comunicato, forte e chiaro, un senso di comunità e sicurezza agognate a lungo, persino da una Ellie cresciuta, intorno ai suoi 20 anni. La stessa Ellie, però, ai margini del “dancefloor”, è combattuta, ne intuiamo bene il perché: la sicurezza, lo abbiamo imparato insieme a lei, è un’illusione.

Da notare ancora una volta l’attenzione registica dei creatori della saga di Uncharted, i dialoghi sono asciutti e ficcanti, la caratterizzazione dei personaggi perfetta. Senza contare il grande assente, Joel, solo nominato come “old man”, abbiamo visto pochissimo degli altri e già ci sembra di conoscerli: il rigoroso Jessie, incaricato di organizzare le ronde, e Dina, l’estroversa anima della festa, che invita a ballare proprio Ellie, per poi abbracciarla e, teneramente, baciarla. Una sequenza tanto dolce da inserirsi con naturalezza nella storia della narrazione videoludica (e non?) per nient’altro che l’emozione che racconta, di un’autenticità disarmante, senza precedenti, quasi “sacra” e, quindi, esente da polemiche di sorta. Scorgiamo sin d’ora l’informe paura dei nostri cuori nascondersi dietro agli occhi della protagonista, e sciogliersi nell’abbraccio vagamente imbarazzato di due paia di labbra.

Ma il trailer non finisce mica qui. Seguono circa 8 minuti di gameplay che vedono la nostra Ellie alle prese con una banda di persone armate. Il montaggio analogico, da Oscar, trasforma l’abbraccio tra le due ragazze in uno tra la protagonista e il suo nemico, stretto in una presa di morte. Siamo nascosti, tra la fuga e l’esplorazione di una foresta buia, nei toni del blu, con archi a sottolineare il cambio d’atmosfera, ancora di fronte a un’Umanità violenta e ostile (senza bisogno di zombie).

Paradossalmente, proprio quando Neil Druckmann annuncia che The Last of Us II non avrà data d’uscita fino a poco tempo dal rilascio, la nostra paura meta-ludica, sulle sue potenzialità, cala vertiginosamente. Perché?

Perché Ellie concatena una serie di manovre impressionanti, di interazione con l’enorme ambiente, prima boscoso, poi urbano esterno e infine interno, barcamenandosi tra combattimenti, fughe, nascondigli, uccisioni e schivate (novità non da poco), tutto in tempo reale. La speranza è che quanto visto rispecchi l’effettiva eterogeneità di un gioco che, a questo punto, mostra una mimica impareggiabile di animazioni realistiche e relatività al contesto.

e3 2018 the last of us 2 anteprima

Si può sgusciare sotto un’auto abbandonata, si può sbattere la testa dell’avversario contro il bancone, usare la sua arma contro di lui, usarlo come scudo umano, raccogliere una bottiglia vuota lasciata per terra e lanciargliela contro. Si può saltare per un’inedita, e gradita, dimensione di verticalità. Sembra di poter fare ogni cosa, ammesso di riuscirci, e con estrema dovizia di particolari: un respiro, una mano poggiata sul nostro riparo, un’imprecazione. Insomma, The Last of Us II è più reale che mai.