Da MacGyver a BoJack Horseman: com’è cambiato negli anni l’eroe nelle serie TV

Il medium che oggi conosciamo come serie TV ha ormai alle spalle una storia lunga più di mezzo secolo, nel corso della quale molti aspetti sono cambiati profondamente. Si tratta di un percorso di crescente assunzione di dignità artistica e autoriale, in cui ciò che agli albori rappresentava solamente un prodotto come un altro utile a riempire i palinsesti è diventato un fenomeno mondiale, superando addirittura il cinema.

Tra le caratteristiche che hanno conosciuto un’evoluzione più evidente c’è senza dubbio l’eroe, la cui complessità è andata crescendo di pari passo con quella delle serie TV. Partiamo quindi per questo piccolo viaggio sul viale dei ricordi, alla scoperta delle differenze sostanziali tra gli eroi degli albori e quelli di oggi.

Come riconoscere l’eroe in una serie TV

Chi è l’eroe in una serie TV? In alcuni prodotti è facile riconoscerlo, dato che spesso il titolo coincide con il nome del protagonista. In altri, come Lost o Game of Thrones, la natura più corale potrebbe trarre in inganno lo spettatore. Esiste però un trucco per distinguere l’eroe dal resto dei personaggi, che fa parte dell’ABC della sceneggiatura: il protagonista è il portatore del conflitto più importante, ovvero colui che deve compiere le scelte più difficili nel corso della narrazione. Tenendo a mente questa regola basilare è ancora più semplice notare l’evoluzione degli eroi televisivi, che dagli anni Sessanta a oggi hanno rispecchiato le trasformazioni della società e inseguito i bisogni del pubblico.

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Evoluzione dell’eroe nelle serie TV: un po’ di storia

Gli anni Sessanta

Negli anni Sessanta fanno la propria comparsa le prime serie TV, popolate per lo più da personaggi capaci di indurre nello spettatore una sensazione di rilassamento e rassicurazione. L’eroe è sempre una personalità affabile e non cambia mai, né nell’atteggiamento né nell’approccio alle situazioni che si trova a dover affrontare. Sempre in completo controllo di sé e della vicenda, alla fine di ogni puntata esce vincitore e riporta il mondo narrativo all’ordine e all’armonia. La TV degli anni Sessanta è appannaggio di eroi quotidiani come il Tenente Colombo, mentre sul fronte della fantascienza spiccano Kirk e Spock di Star Trek, che provano a esorcizzare le paure del pubblico legate alle prime conquiste spaziali.

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Gli anni Settanta

I Settanta sono il decennio delle rivolte sociali e dei movimenti per i diritti, che portano anche le serie TV a un ampliamento degli orizzonti, anche nell’ambito della scelta dell’eroe. Le Charlie’s Angels sdoganano la donna come protagonista della narrazione, mentre temi come il razzismo e il degrado urbano vengono affrontati da personalità indimenticabili come George Jefferson (I Jefferson) e Steve Keller (Le strade di San Francisco).

Gli eroi degli anni Settanta sono ancora prevalentemente personaggi rassicuranti, ma iniziano a mostrare qualche piccola crepa nella propria interiorità: l’introspezione comincia infatti a mostrarsi, anche se funge solo da accessorio. La scrittura seriale predilige ancora la trama verticale, ovvero quella della puntata singola, limitando la possibilità di evoluzione del protagonista.

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Gli anni Ottanta

Il benessere e lo sviluppo economico donano all’uomo degli anni Ottanta nuove sicurezze, che si riflettono nella caratterizzazione dei personaggi delle serie TV. Il risultato è un eroe che possiede capacità praticamente sovrumane, sempre capace di uscire vincitore anche dalle situazioni più disperate. Non è un caso che questo sia il decennio delle grandi serie d’azione, come MacGyver, A-Team, Magnum P. I. e Miami Vice. Fisici imponenti, abilità da supereroi e testosterone popolano il piccolo schermo e gli eroi, per la prima volta in modo così evidente, si concedono piccole deviazioni dal retto cammino della legge.

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Anni Novanta

Gli anni Novanta sono un periodo di profonda mutazione per le serie TV, il cui successo porta diversi attori e registi del cinema a cimentarvisi. La produzione simbolo del decennio è Twin Peaks, diretta da David Lynch, che anticipa molte delle caratteristiche che andranno per la maggiore nei prodotti successivi. La trama orizzontale, ovvero quella che copre la totalità delle puntate di una stagione, prende il sopravvento su quella verticale, consentendo agli autori di esplorare maggiormente l’interiorità dei personaggi.

L’eroe della serie TV smette di essere senza macchia e lascia intravedere una certa doppiezza nel proprio carattere, qualche difetto o debolezza e talvolta persino qualcosa da nascondere. Nei Novanta l’uomo ha ormai perso le certezze del decennio precedente ed è molto più disorientato, tanto da tornare a provare paura nell’approcciarsi con la realtà, come X-Files e NYPD Blue dimostrano ampiamente.

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Evoluzione dell’eroe nelle serie TV: oggi

Nelle serie TV di oggi il protagonista si spoglia definitivamente dei panni dell’eroe, temine che non può più descrivere la complessità della condizione umana nel nuovo millennio. Il doppio la fa ormai da padrone e la narrazione, sempre prediligendo la trama orizzontale, si sposta quasi dall’esterno all’interno della mente dell’ex eroe. Se nel secolo scorso era la situazione a determinare le azioni del protagonista, oggi è lui che cerca sempre di plasmare il mondo a propria immagine. La caoticità di ciò che accade riflette quella dell’interiorità dell’eroe, che cerca invano di mantenere il controllo su tutto. Thomas Shelby di Peaky Blinders è un esempio di questa tendenza.

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Il doppio nelle serie TV: anni 2000-2020

La doppia personalità è il fattore che provoca l’esplosione definitiva della narrazione ed è declinata in modo diverso in ogni produzione. In Breaking Bad il tramonto di Walter White e la nascita di Heisenberg riflettono il desiderio di autoaffermazione di un uomo che ha passato tutta la vita a lasciarsi schiacciare dai bisogni degli altri. 

In True Detective Rust Cohle è un disincantato e cinico osservatore della realtà, che però nasconde una grande voglia di dimostrare a se stesso che si sbaglia e di scoprire il significato dell’esistenza. Elliot Alderson, protagonista di Mr Robot, è bipolare: la personalità rivoluzionaria e sovversiva ha le sembianze del padre, presente fisicamente in scena in stile Fight Club. Bojack Horseman, infine, vuole davvero cambiare, lasciarsi per sempre alle spalle dipendenze e tendenze autodistruttive, ma proprio quando è vicino al traguardo ci ricasca, come se le brutte abitudini fossero l’unico modo che conosce di vivere la vita.

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Dalla trama verticale a quella orizzontale. Dalla rassicurazione allo sconvolgimento. Dall’esterno all’interno. Dalla personalità granitica e immutabile al doppio. In questo e in molto altro consiste l’evoluzione dell’eroe nelle serie TV. E chissà dove ci porterà questo nuovo decennio appena iniziato!

 

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.