Lotta per la sopravvivenza

Incubi spaventosi ossessionano la vita di Peter: scenari di guerra e di sterminio da parte di una razza aliena gli affollano la mente, impedendogli di vivere normalmente.
Col tempo l’uomo inizia a credere che i suoi non siano soltanto sogni, ma visioni di una terribile realtà. Questo è Extinction, film Netflix uscito il 27 luglio, diretto da Ben Young, con Michael Peña (Ant-Man, Chips) e Lizzy Caplan (Now You See Me 2, Mean girls).

 

 

Peter è un tipico padre di famiglia: una bella moglie, due figlie, un lavoro come tanti. Tuttavia, da diverso tempo, non riesce a dormire bene a causa di sogni sempre più frequenti che gli affollano la mente. Ben presto l’uomo inizierà a soffrire di narcolessia e le immagini dei suoi incubi inizieranno a farsi così vivide da fargli credere che non sia tutto soltanto frutto della sua immaginazione. Non ci vorrà molto prima di rendersi conto che la vita come la conosce potrebbe cambiare per sempre.

Questo film è un buon esempio di come, con una buona sceneggiatura, si possa godere appieno di un film, anche se non perfetto sia sul piano tecnico che registico. Extinction non brilla per la messa in scena, ma il suo punto forte sta in una buona storia, ben scritta e che sa approfittare dell’alone di mistero che nasce fin dai primi minuti di visione. Non vogliamo scendere troppo nei dettagli della trama perché l’elemento sorpresa è il vero pregio del film, ma ci sforzeremo di parlarvene senza scivolare nello spoiler.

Apice di Extinction è infatti un importante plot twist in grado di invertire la concezione della vicenda sviluppatasi fino a quel momento. Un colpo di scena che magari uno spettatore più attento potrebbe intuire, ma che funziona molto bene catturando di nuovo l’attenzione del pubblico prima del terzo atto.
La struttura narrativa ha una certa circolarità che andrà a chiudersi non appena si scoprirà la vera fonte delle “visioni” di Peter. Le domande che sorgono durante il film troveranno man mano risposta con lo svolgimento della vicenda, anche se, una volta svelati i misteri, tutto inizia a perdere un po’ di valore, e di questo ne risente soprattutto il finale, che potrebbe sembrare più una troncatura che una vera e propria conclusione.

Come già accennato, tecnicamente non mostra chissà quali meraviglie, sebbene registicamente si possano notare alcune accortezze, visibili in tagli d’inquadratura geometrici e svariati utilizzi di riprese dall’alto, specie nella parte iniziale del film. La scenografia ha alti e bassi – talvolta bassissimi – dove gli interni funzionano bene, gli esterni sono piuttosto brutti, in certi casi talmente finti da far credere di non trovarsi più sul pianeta Terra. Anche i costumi lasciano parecchio a desiderare, e i nemici sono stati resi maluccio, soprattutto perché il loro “esoscheletro” sembra oltremodo ingombrante, in maniera ingiustificata. Anche le armi sono tutto fuorché belle e credibili: sostanzialmente sembrano giocattoli.

Come detto, lo script è sostanzialmente efficace, pur se non mancano alcuni piccoli difetti, primo fra tutti la resa di un certo personaggio chiave, il quale avrebbe potuto essere molto più importante per lo sviluppo della trama se non addirittura una sorta di deus ex machina in grado di chiudere i buchi di trama (fortunatamente pochi e poco importanti). Sarebbe bastato qualche dialogo azzeccato in più per alzare il livello del film.

Interessante è però il messaggio che trapela dalla storia, proiettato interamente sul concetto di umanità che si manifesta soprattutto attraverso il nostro protagonista, pronto a tutto pur di salvare la sua famiglia. Peter non mostra di avere niente di speciale: lui non è un soldato, né un combattente esperto, tutto ciò che muove la sua volontà è proteggere coloro che ama. Un plauso va all’interpretazione di Michael Peña che ci aiuta ad immedesimarci nel protagonista.

Col senno di poi, il titolo potrebbe sembrare leggermente fuorviante, in quanto la parola chiave è, in realtà, “sopravvivenza”. Motore degli eventi è infatti la necessità di preservare la propria specie, cosa che si lega bene con il concetto di umanità, che può essere tanto labile quanto solido di fronte all’orrore della guerra.

extinction

Verdetto

Non la migliore creazione di Netflix, ma Extinction è sostanzialmente un buon prodotto. La storia coinvolgente aiuta a sorvolare sui (troppi) difetti tecnici; la narrazione fila bene e i personaggi sono credibili. Se volete passare una serata, senza pretese eccessive, all’insegna di invasioni aliene e futuri distopici, può essere una buona scelta.

 

Stay Nerd consiglia…

Se vi è piaciuto Extinction, vi consigliamo di dare uno sguardo anche a La fine, sempre disponibile su Netfilix. Se invece vi affascina il concetto di distopia, alzando l’asticella ed andando sul classico vi consigliamo un sempreverde Gattaca o Equilibrium, ed infine se amate i film con l’intelligenza artificiale allora vi proponiamo Io, robot, Ex Machina o Humandroid.

Erika Pezzato
Laureata in lettere, cinefila per vocazione e scrittrice a tempo perso. Appassionata di film cult, fumetti e videogiochi, con un amore spasmodico per la letteratura, in particolar modo per il genere fantastico. In costante attesa che uno stregone bussi all'uscio di casa per offrire una nuova avventura alla quale non si può rinunciare.