Attenzione, l’articolo contiene spoiler sul secondo episodio dell’ultima stagione di Game of Thrones.

Qua il riassunto della prima puntata

Perché continuiamo a guardare Game of Thrones? Per puntate come questa.

Se qualcuno vi avesse detto, dopo la prima puntata della prima stagione, che sareste arrivati, otto anni e sessantotto episodi più tardi, a desiderare una vita migliore per Jaime Lannister, quanti di voi lo avrebbero creduto possibile? E invece eccoci qui, passati da l’unico Lannister buono è un Lannister morto a l’unico Lannister buono è quel beautiful cinnamon roll too good for this world, too pure di Jaime, che però deve ancora vedersela con la figlia dragomunita di quel king che ha (giustamente) slayerato tot anni fa, per non parlare del confronto con Bran Bellosguardo, sempre che si siano ricordati di riportarlo dentro dal cortile.

A rincarare la dose ci si mette anche Sansa e Jaime cerca di difendersi come può: senti, sono passate otto stagioni, sono cambiato, ho intrapreso il mio viaggio dell’eroe, la struttura in tre atti, dai su, sono cose che si imparano al primo anno al Dams, lasciatemi compiere la mia missione, in modo che il pubblico possa piangermi come mai avrebbero creduto possibile riflettendo sul significato di redenzione e onore.

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Tutto bello, tutto giusto, ma ecco che Swag Bran droppa la bomba, ricordando al defenestratore di bambini quelle parole – the things we do for love – che segnarono l’inizio della fine. E a proposito di amore, ecco che la presenza di Brienne al fianco di Jaime porta alla nostra attenzione la vera annosa questione da sciogliere in questa ultima stagione: vogliamo che Brienne coroni il suo sogno d’amore con Jaime o che Tormund faccia tanti bambini giganti con Brienne? La statistica ci viene in soccorso, ricordandoci che almeno uno di loro non sopravvivrà agli eventi. Per il momento Sansa decide di accogliere Jaime, non fosse altro che per fare un ennesimo sgarbo alla futura cognata.

Infatti, nel momento in cui Jon viene interpellato sull’argomento, si vede proprio lo sguardo di un uomo distrutto, di uno che vorrebbe essere a giocare a golf, a pescare saraghi, pure a trucidare non morti su un isolotto in mezzo al mare ghiacciato – tutto pur di non dover prendere una posizione a favore di sorella o di fidanziatina.

E mentre la regina minaccia tagli al personale, ecco che a ricordarci che l’amore non è bello se non è friccicarello, muscoloso, e sporco di fuliggine, arriva non la ship che meritiamo, ma quella di cui abbiamo bisogno, la nuova coppia del cuore di tutti noi, pure se Gendry ormai sembra la controfigura di Giorgio Mastrota con l’ossidiana al posto dell’acciaio inox 18/10.

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Ma vero grande mistero di questa stagione resteranno gli spostamenti di Bran: chi lo scarrozza in giro per il castello, spostandolo come si fa con i soprammobili quando si spolvera? In ogni caso, l’incontro con Jaime si risolve in un pippone esistenzialista degno delle migliori pagine di Milan Kundera, condito sempre da quell’ottimismo da My Chemical Romance di inizi anni 2000 che accompagna Bran nella sua ascesa al nirvana dello sticazzismo.

Ed ecco che il nostro cinnamon roll, dopo essere stato largamente bastonato dal fratellino per i suoi opinabili gusti in fatto di relazioni sentimentali, lancia un ottimo spunto di riflessione, riassumibile con: è una mia impressione o Danaerys sta seguendo la china di Lenin? Sappiamo benissimo che anche le rivoluzioni partite con le migliori intenzioni possono trasformarsi rapidamente in una giostra di confini in Siberia e barbecue di drago, e la nostra regina delle ginocchia piegate, colei che voleva spezzare la ruota, sembra sempre più vicina a rimanerci schiacciata sotto.

trono di spade

Sembra ovvio che questa sia la puntata piccoli problemi di cuore della stagione e dopo un momento Jaime/Brienne da incorniciare e riguardare nei momenti di sconforto, per contrappasso dobbiamo sorbirci un toccante e poetico intercorso in cui Jorah cerca di parlare di argomenti interessanti per fare colpo su Daenerys, nonostante i suoi occhi continuino a urlare prendi me, scegli me, ama me, come in una puntata di Grey’s Anatomy.

E come in una puntata di Grey’s Anatomy, ecco che mettiamo da parte guerra, carestia, interventi chirurgici per un sano e necessario momento di confronto tra le due donne di questa stagione (Cersei ormai è stata retrocessa a attrazione secondaria, con gli elefanti al circo): in un altro mondo, in un’altra vita, Daenerys sarebbe stata l’amica ideale per Sansa, ma qua il tempo stringe, nel medioevo fantasy di Martin il test di Bechdel ancora non esisteva e quindi vai col liscio, con le confessioni a fondo sentimentale e le battuttine sull’altezza di Jon per cementificare l’alleanza con l’unica, lì nei dintorni, con abbastanza cervello e potere per poter ostacolare la pazzia in ascesa di Queen D. Sì oh, tutto bello, ma questa è casa mia e qui comando io, risponde giustamente Sansa, e Daenerys decide di riprendersi il braccialetto dell’amicizia fatto a mano da lei con tanto amore che le aveva appena regalato.

Ser Davos è stato ricollocato come Cavaliere della zuppa di cipolle,  e in una scena totalmente inutile ai fini della narrazione ma così toccante e ben scritta da risultare comunque migliore di qualsiasi sequenza della prima puntata, si lascia andare al ricordo di Shireen, mentre anche Gilly gode dell’aria intellettuale di Winterfell, che sembra rendere tutti (tranne Dany) un po’ più assennati e svegli. Ma a proposito di gente sveglia, dov’è finito il grande assente di questa puntata, protettore degli indecisi e dei draghi guardoni, la cui utilità in questa puntata, fino a questo momento, si è limitata a essere placcato da Tormund in un’azione violenta anche per gli standard delle Sei Nazioni? Per quanto ancora pensa di sfuggire a Daenerys?

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Per stemperare la tensione prima della battaglia, il nostro non più Re del Nord sta giocando a Risiko, ma ha perso tutti i carrarmatini e la situazione non è delle più rosee, soprattutto perché Bran pensa ancora che stiano giocando a Cluedo e continua a ripetere: Il Night King, nel Parco degli Dei, con un rompighiaccio.

Ma ecco che all’improvviso tutto perde di significato: i siparietti romantici di Missandei e Greyworm, le storie di Papà Bran Castoro, le pene d’amor fuggevole degli incestuosi; tutto passa in secondo piano quando, nell’angolo in alto a sinistra dello schermo, compare Spettro, primo del suo nome, ultimo dei metalupi, sogno peloso di ogni amante dei cani. In primo piano, intanto, Jon e Sam cercano di capire quale sia il momento giusto per dire alla tua amata che in realtà è tua zia.

La riunione di famiglia Lannister prosegue alla grande, tra ricordi di quando la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole, andare a letto con i parenti e ubriacarsi, ma l’improvviso arrivo di Davos, Pod, Brienne, Tormund e il suo impellente bisogno di amore trasforma la reunion in una seduta degli AA per gente che sta per essere ammazzata da un’orda di non morti ghiacciati. La tensione tra Brienne, Tormund e Jaime è palpabile e a mio avviso spendere un’intera puntata delle quattro rimanenti solo seguendo loro tre sarebbe una decisione buona e giusta.

Non per fare l’uccello del malaugurio, ma quest’ultima stagione, vuoi perché tre quarti dei personaggi sono morti nel frattempo, vuoi perché le location si sono ridotte a due, somiglia pericolosamente al matrimonio di Barney e Robin nel finale di How I Met Your Mother: episodi di persone che parlano, per poi arrivare alle ultime due puntate e sparare a velocità tripla così tanti eventi da averne per un’altra stagione intera. Certo, in questo caso si tratta sicuramente della quiete prima della tempesta, e in ogni caso in questa seconda puntata si è iniziato a mettere carne sul fuoco per la battaglia della prossima settimana.

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A proposito di carne, debole e giovane, Gendry Mastrota e Arya trovano un materasso di pura lana merino su cui assaporare le delizie dell’ammmmore prima di morire male per mano del Re Ghiacciolo. Siamo tutti molto felici per lei, che si meritava quel bel pezzo di Baratheon.

La riunione degli AA continua con una riflessione dal titolo La famiglia Stark: com’è che alla fine sono quelli che ne sono usciti meglio? Finché Jaime, stanco delle provocazioni e degli sguardi languidi di Tormund, decide di scagliare l’attacco finale, spostando il drago bianco occhi blu in posizione di attacco e nominando Brienne cavaliere.

E niente, l’oggettività va a farsi benedire, questa è la miglior puntata di sempre di Game of Thrones, tutti in piedi ad applaudire come Tormund, oh dio, lo sappiamo tutti che il prezzo da pagare per questo momento di gioia sarà altissimo.

Subito prima che Jon confessi il suo segreto alla zia, che sembra più sconvolta di essere stata scavalcata nella corsa al trono che per l’incesto – priorità da Targaryen – il cerchio degli scout di Winterfell, prima di ritirarsi, decide di straziarci il cuore un’ultima volta con una canzone che non solo parla di morti, spiriti e ogni cosa è bella, ma che è stata anche incisa, per introdurci ancora di più nel mood lacrimoso in cui ci ritroveremo tutti qua, tra una settimana, da Florence + the Machine.

Preparate i fazzoletti, ci vediamo qui il prossimo lunedì.

Angela Bernardoni
Toscana emigrata a Torino, impara l'uso della locuzione "solo più" e si diploma in storytelling, realizzando il suo antico sogno di diventare una freelancer come il pifferaio di Hamelin. Si trova a suo agio ovunque ci sia qualcosa da leggere o da scrivere, o un cane da accarezzare. Amante dei dinosauri, divoratrice di mondi immaginari, resta in attesa dello sbarco su Marte, anche se ha paura di volare. Al momento vive a Parma, dove si lamenta del prosciutto troppo dolce e del pane troppo salato.