2014-12-06_00025Che questi siano gli anni di TellTale ci pare un dato di fatto. Dopo aver confezionato il bellissimo The Walking Dead la società ha acquistato così tanto credito che finire nelle sue mire è diventata quasi una questione di pedigree. In un certo senso si può dire che TellTale viva di rendita delle proprietà intellettuali più interessanti in giro sul mercato e sappia più o meno sfruttarle a dovere. Il “più o meno”, nell’ottica di chi vi scrive, è un obbligo. Perché se è pur vero che TWD è un mezzo capolavoro, e che il recente The Wolf Among Us (basato anche’esso su di un popolare marchio fumettistico: Fables) sia godibile, ci sono altri lavori come “Ritorno al Futuro” che non si sono salvati nonostante l’altisonanza del loro nome. Eppure TellTale miete consensi e macina vendite, tant’è che osando molto di più che in passato ritorna sul mercato con ben due serie inedite in un solo mese: Tales from Borderlands (di cui presto vi parleremo) e il ben più atteso e desiderato Game of Thrones. Ce la siamo sentita di pagare immediatamente il piccolo prezzo del gioco? Assolutamente si! Ne siamo rimasti soddisfatti? Questa è un’altra questione…

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Non per tutti

game-of-thrones-episode-1-iron-from-ice-pc-CerseiPrima di cominciare è doveroso chiarire una cosa. Questo non è un prodotto per tutti e se pensavate di avvicinarvi a Game of Thrones attraverso questo videogame prenderete una cantonata di proporzione epiche. La serie prende infatti inizio in un momento cruciale della storia del Westeros che corrisponde più o meno alla metà della terza stagione televisiva. Sin da subito il gioco farà riferimenti a situazioni, nomi e fatti che al purista chiariranno immediatamente luogo e tempo, ma che per tutti gli altri saranno un’autentica sciarada. Il bello è che il prodotto non vi fornisce neanche alcun documento di supporto che possa aiutarvi a spicciolare certi nomi o luoghi e tutto quello che c’è nel piccolo “codex” sono i nomi e la storia (breve) della Casa che interpreterete: la Forrester.

Iron From Ice

Come aveva già fatto per The Walking Dead, TellTale opta quindi verso una scelta concettuale abbastanza scontata, ma non per questo sgradevole. Consci di non poter che marginalmente sfiorare dei personaggi che DEVONO stare al loro posto (ossia la consolidata traccia della serie tv), gli sviluppatori ci metteranno nei panni di personaggi marginali che, per dovere di cronaca, sono comunque presenti (seppur solo brevemente citati) nell’opera originale di Martin. La Casa Forrester, infatti, è ben nota per essere una delle Case devote agli Stark e, in quanto tale, si troverà ovviamente nel mezzo del caos nei difficili anni della lotta per il trono specialmente dopo gli arci noti fatti accaduti nel corso delle nozze di Robb Stark.

2014-12-02_00003E proprio col caos (e con un cospicuo spoiler per chi non era ancora pratico del serial e della saga di Martin in sé) che comincia quindi questo primo episodio chiamato Iron From Ice, atto a presentarci i personaggi della Casa Forrester (il cui motto è proprio “Iron From Ice”) ed a lanciare i primi spunti per la trama che ovviamente si evolverà con le uscite a seguire. I personaggi ad ora sono 3 e la tecnica di narrazione procede di pari passo a quella imbastita nel serial, saltando da un personaggio all’altro con una certa continuità ricalcando quella che è la consolidata struttura di successo del serial. Onde poi cercare di riallinearsi quanto più possibile a vicende e personaggi ben noti (che comunque compaiono e compariranno nella serie) si è evidentemente scelto di strutturare le avventure di Casa Forrester per ricordare in qualche modo quella che è la vicenda degli Stark tant’è che i primi personaggi che andiamo a conoscere hanno delle storie che, seppur con le dovute differenze, richiamano sin troppo bene alla memoria le vicende dei Lupi del Nord. C’è lo scudiero Garred che pur non essendo un Forrester viene trattato come un figlio fedele e che verrà poi spedito tra i Guardiani della Notte, c’è la giovane figlia Mira che si trova ad approdo del Re e dunque lontana dai fatti che direttamente stanno colpendo la famiglia, e infine il giovane rampollo terzogenito che si trova a dover guidare la Casa dopo la prematura scompara del padre, Ethan.

2014-12-02_00004 Il punto è che la vicenda, salvo alcuni momenti cruciali della storia di Ethan, si conclude con trovate spicciole e spesso noiose e non bastano i primi momenti infarciti di quick time event a confezionare un prodotto “dinamico”. Come prevedibile, Game of Thrones punta tutto sulla narrazione e su un complesso sistema di risposte multiple le cui scelte portano una conseguenza nell’economia dei rapporti sociali. In certe situazioni si ha davvero l’idea di essere parte di un gioco di potere in cui si pende sul filo del rasoio, ma vuoi la durata risicata, vuoi una narrazione priva del giusto mordente, vuoi il fatto che fondamentalmente i personaggi li si sia appena conosciuti, si finisce ad esaltarsi solo per la presenza di certi volti noti piuttosto che per l’oggettiva empatia nei confronti dei personaggi e della loro situazione tant’è che avere a che fare con alcune tra le prime guest star è forse la parte migliore dell’esperienza. Abbiamo fatto quindi la “conoscenza” di Cersei e Tyrion Lanniester, Margery Tyrell e il sanguinario Ramsay Snow ma in effetti salvo un momento con Cersei ed uno con Ramsey alla fine dell’episodio, tutto il resto dell’esperienza si è protratta con una certa noia. Non sottovalutiamo, poi, il fatto che il gioco sia INTERAMENTE in lingua inglese. Ciò è un bene se si vuole apprezzare l’ottimo lavoro di doppiaggio e recitazione che vanta, tra le altre cose, le voci originali del serial, ma risulta assolutamente demotivante per chi non sia almeno in grado di seguire i testi dei sottotitoli (angolofoni pure quelli ovviamente). In un titolo che fa dei botta e risposta a scelta multipla (e a tempo!) il suo centro nevralgico, si tagliano le gambe a tutti quelli che non hanno una seria dimestichezza della lingua inglese in cui, come immaginerete, non solo si incespicano termini spesso oscuri figli di una certa terminologia “medieval”, ma anche e soprattutto nomenclature, nomi e quant’altro sia direttamente figlio della narrativa della serie in lingua originale.

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The Game of Pongo

Anche dal punto di vista tecnico questo Game of Thrones si difende decisamente male. Il consiglio è quello di giocarlo su PC dove la qualità dei modelli è leggermente migliore, ma non aspettatevi miracoli perché siamo lontanissimi dallo stile e dalla classe di The Walking Dead. Il motore di gioco è vecchio, quasi anacronistico nella sua goffagine ed è accompagnato da un set di animazioni semplicemente ridicolo in cui le espressioni facciali (che, sinceramente, pensavamo sarebbero state eccezionali in un gioco del genere) sono spesso legnose e riciclate. Manca poi tutto quello che è il meraviglioso corredo di ambienti e atmosfere che ha così ben sancito il successo nel coinvolgimento dello spettatore nella serie tv. Darete uno sguardo al Nord e ad Approdo del Re, ma il colpo d’occhio sarà decisamente povero e poco appagante. Neanche gli interni, ad ora, si sono comportati meglio e sembrano tutti abbastanza spogli e anonimi.

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TellTale, inoltre, forse nella speranza di rendere tutto più “realistico” rispetto a quanto fatto con The Waking Dead, ha abbandonato la grafica in Cell Shading in favore di modelli più “plasticosi” che sembrano spesso fatti di pongo. Anche la colorazione è diversa e il vecchio tono da graphic novel lascia adesso il passo a una colorazione pennellata accompagnata da un certo effetto “blur” che aleggia attorno ai personaggi. Tale soluzione vorrebbe forse restituire un colpo d’occhio che richiami a quello di un dipinto, la qual cosa è anche abbastanza riuscita in certi frangenti di fermo immagine, ma che decisamente evidenzia ancor di più la generale pochezza tecnica dei modelli quando essi si muovono. La rifinitura dei modelli e la loro colorazione sono certamente una di questione di stile e non ci sentiamo di dire che essi siano brutti, ma semplicemente non li abbiamo trovati convincenti e sembrano favorire più i personaggi del serial che quelli originali che, salvo Ethan e qualche comprimario, ci sono anzi sembrati molto anonimi. Il sunto perfetto di questa pochezza tecnica è certamente la sigla del serial ricostruita col motore di gioco. Di una disarmante povertà.