Scegli un veicolo, distruggi cose.

Quando mi hanno chiesto di recensire Hardware: Rivals la cosa non dico che mi entusiasmò, ma ero comunque contento. Quello dei combat racing è un genere paurosamente in declino, ma che a me bene o male ha sempre divertito. Non so inoltre in quanti si ricordano di Hardware: Online Arena, del 2002, che fu probabilmente il primo gioco online per PlayStation 2. Io all’epoca non ci giocai visto che la mia connessione internet era ancora alimentata dai proverbiali cricetini sulla ruota, ma si tratta di un gioco storico a suo modo.
“Vediamo che succede”, penso.

Succede che si tratta di un’occasione persa.

Hardware: Rivals non convince appieno in praticamente nessun aspetto. La grafica è sfiziosa e colorata, ma non lascia assolutamente gridare al miracolo. Non che ci fossero di queste pretese, ma insomma tant’è.

Le modalità di gioco provano ad essere varie (per quanto siano quelle classiche dei giochi online, dal deathmach a squadre alla modalità dominio), ma le mappe presenti sono poche e l’aggiunta di eventi speciali come battaglie con un solo tipo di power up, o per un solo tipo di veicolo, più che invogliare il giocatore a provare più tipi di sfide, non fanno che sottolineare la giocabilità tutt’altro che riuscita del titolo.

Not fast and not furious.

È lì infatti che il gioco mostra le lacune più evidenti: ci sono quattro veicoli tra cui scegliere, due buggy e due tank, da scegliere a seconda della strategia da utilizzare nell’arena. Le buggy infatti sono più agili e scattanti, ma di contro hanno meno potenza di fuoco e meno resistenza. I tank al contrario sacrificano la velocità in favore di un’arma primaria più forte ed una corazza invidiabile. Questo sulla carta può anche sembrare interessante, ma nella pratica è realizzata molto male. Il modello di guida è infatti abbastanza mediocre e si fatica a trovare il giusto feeling sia con le buggy (che non sono poi così reattive) ma soprattutto con i tank, che le parole non riescono a spiegare quanto siano inconcepibilmente lenti e macchinosi.

Per quanto riguarda le armi, c’è a disposizione un’arma principale dai colpi illimitati (nel caso del buggy è un mitra, mentre il tank utilizza un cannone) mentre le secondarie sono legate ai power-up da raccogliere all’interno delle arene. Anche questi purtroppo non convincono.

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Ci sono quelli forti in modo imbarazzante come i missili, che si agganciano al bersaglio e non lo mollano letteralmente più. L’unico modo per schivarli è provare ad entrare in un edificio, sperando che il missile si schianti contro di esso, perché di manovre di guida per eluderlo manco a parlarne. E poi ci sono power-up molto meno facili da utilizzare, o perché poco efficaci (mine, proiettili che disattivano le armi avversarie) o per la difficoltà nel mirare a causa del sistema di guida, che ancora una volta si rivela il difetto principale del gioco.

Ma allora sei scemo?

Come se non bastasse, le armi non si possono accumulare: se si raccoglie un power-up mentre già se ne possiede uno, quest’ultimo sarà sostituito. Ciò, oltre ad essere totalmente scemo, rende anche difficile pensare ad una strategia di gara, visto che oltre che cercare di mirare l’avversario con l’arma che si possiede, si deve stare attenti anche ad “evitare” i power-up sparsi nella mappa per non perdere il proprio.

Insomma non diverte, non convince e spesso risulta frustrante. Ed è un peccato perché io, come sono sicuro di tanti voi videogiocatori nostalgici, di un gioco del genere avevo davvero bisogno. In un mercato fatto di titoli che non mi riescono più ad entusiasmare, sedersi su un carro armato e far esplodere cose dovrebbe essere una cosa che ti riconcilia col mondo. Invece vi sfido a tenere acceso Hardware: Rivals per più di un quarto d’ora senza sbadigliare.

Gabriele Atero Di Biase
Diplomato al liceo classico e all'istituto alberghiero, giusto per non farsi mancare niente, Gabriele gioca ai videogiochi da quando Pac-Man era ancora single, e inizia a scriverne poco dopo. Si muove perfettamente a suo agio, nonostante l'imponente mole, anche in campi come serie TV, cinema, libri e musica, e collabora con importanti siti del settore. Mangia schifezze che lo fanno ingrassare, odia il caldo, ama girare per centri commerciali, secondo alcuni è in realtà il mostro di Stranger Things. Lui non conferma né smentisce. Ha un'inspiegabile simpatia per la Sampdoria.