Stay Nerd commenta Google Stadia

Google lancia la bomba: Stadia vuole arrivare nelle case di tutti per rivoluzionare il concetto stesso di gaming e renderlo non solo incredibilmente più accessibile a tutti (di fatto non esiste la necessità di un device dedicato), ma anche sempre più legato alla sfera social, che da qualche anno è una realtà indissolubilmente legata al mondo dei videogame. La parola chiave per rendere possibile tutto questo? Streming! Se volete leggere nello specifico di tutta la questione, abbiamo scritto un articolo per l’occasione qualche giorno fa.

Ma come tutti i grossi progetti, specie quelli che presentano molte incognite, ognuno la vede a modo suo e le prospettive possono essere anche controverse. Abbiamo quindi deciso di tornare sull’argomento con altri otto pareri dalla redazione di Stay Nerd.

 

Francesco Paternesi

A ore dal reveal, l’unico vero difetto di Google Stadia è un nome tutt’altro che altisonante. Il progetto del colosso di Mountain View è sulla carta una rivoluzione, naturale conseguenza di un mercato ormai proiettato sempre più su servizi di questo tipo. Il keynote ha poi avuto il pregio di essere rivolto non tanto ai videogiocatori quanto piuttosto agli sviluppatori: mossa forse ovvia vista la cornice della GDC, ma interessante anche per evidenziare i problemi di un’industria composta da decine di migliaia di persone con un lavoro che mette al centro la libertà, concetto che Google non ha esitato ad esaltare anche sotto il profilo tecnologico. Lo stesso dicasi per i creatori di contenuti, ai quali si aprono possibilità enormi di engagement tali da incutere timore anche alla roccaforte di TwitchUltimi ma non meno importanti, i giocatori: l’idea di poter giocare solo con un controller e un browser (o un Chromecast), senza più console e altro, farebbe sorridere chiunque. E vedremo se all’E3 sorrideremo di più.

 

Lorena Rao

Dopo l’annuncio di Stadia, è come se avessi due personalità. Da una parte c’è l’entusiasmo per avere assistito a una vera rivoluzione, perché il cloud streaming promosso da Google travalica il concetto di hardware d’appartenenza, quello che ha generato la secolare console war, per permettere di giocare senza alcun vincolo. Che piaccia o no, è una cosa epocale, che mi auguro darà importanza al crossplay, alla fine del fanboysmo, all’evoluzione del videogioco improntato sempre più sullo streaming e il digitale. Inoltre, la mancanza di un hardware specifico, permetterà agli sviluppatori di lavorare senza alcun vincolo di prestazioni.
Accanto all’entusiasmo vi è però un certo scetticismo, legato al concetto di videogioco come spettacolo social, con YouTube di nuovo roccaforte del gaming e degli influencer. Un trend sempre più preponderante nell’esperienza videoludica che a me non fa impazzire. Poi certo, mancano dettagli come il prezzo, il supporto effettivo delle terze parti, la fruizione in Italia. Ma c’è ancora l’E3 per avere alcune di queste conferme ed essere davvero felici di questa rivoluzione.

 

Mattia Alfani

Google ha sganciato una bomba nel mondo videoludico. Lo Stadia è davvero rivoluzionario per ciò che propone, tra l’abbattimento dei limiti hardware e l’integrazione di un mondo videoludico sempre più diviso dalle esclusive, dalle console war e dai cross-platform limitati. Il punto però è vedere se quello che hanno mostrato sulla carta poi funzionerà quando immesso su larga scala. Dopo la rivelazione di Google, si è parlato molto del fatto che se Stadia si rivelasse davvero così all’avanguardia, potrebbe “uccidere” qualsiasi tipo di concorrenza, e che Nintendo, Sony e Microsoft siano destinate ad integrarsi ad esso o a morire. Su questo non sono d’accordo, almeno per quanto riguarda il fronte delle due aziende giapponesi, che possono vantare grosse e importanti esclusive, oltre che su piani di riserva come il PlayStation Now, che altro non è che uno Stadia in miniatura, e la virata di Nintendo verso il mercato mobile, che sicuramente negli anni faranno compagnia allo Stadia senza subire grossi danni.

Mattia Portunato

Ieri sera avevo scritto una breve reazione al reveal di Stadia, evidenziando alcuni dubbi che la piattaforma di Google mi aveva lasciato. Ebbene le recentissime dichiarazioni di Yves Guillemot hanno confermato la mia visione: Stadia potrebbe davvero essere il gaming del futuro, ma è un futuro per il quale non siamo ancora pronti. La piattaforma infatti non ha intenzione di sostituire Console e PC ma di affiancarle in maniera complementare. E la cosa non può che rendermi lieto: ritengo che, soprattutto in un paese come l’Italia, un futuro “Only Streaming” sia veramente prematuro e vi sono troppi elementi dai quali preferisco non separarmi, come la possibilità di utilizzare mod, l’opzione per usare controller alternativi (Arcade stick, volanti, ecc) e soprattutto la sicurezza che riesce a dare l’acquisto di una licenza digitale e dunque il download diretto di un gioco, soprattutto in un mondo dove dei titoli possono sparire da un giorno all’altro dagli store online per i motivi più disparati. Una volta chiarita la questione prezzo, mi sento di poter dare una chance a Stadia, ma penso che ci vorranno anni prima che riesca a modificare le mie abitudini da videogiocatore vecchio dentro.

 

Giovanni Ormesi

Non sprecherò le poche di parole che ho a disposizione per per chiedermi se Stadia funzionerà con una connessione da 25 Mbit, se la latenza dei controlli consentirà di giocare a tutto (penso in particolare ai picchiaduro 2D), o quando sarà in grado di offrire una risoluzione a 8K. Non ne ho le competenze e non mi interessa. Mi interessa maggiormente un altro ordine di considerazioni: spariranno le console? Anche Sony e Microsoft si stanno muovendo nella stessa direzione di Google, con Project xCloud e PS Now, che consente di giocare anche su PC (Windows!); lasciamo da parte Nintendo, che da lustri ha preso la sua strada. La prossima generazione è fuori discussione: inizierà con tutta probabilità nel 2020 e ce la porteremo avanti, con tutta probabilità, fino almeno al 2026. Ma ce ne sarà un’altra dopo? Giusto ieri un mio amico docente mi ha raccontato che i suoi alunni lo canzonavano perché aveva un lettore MP3, un oggetto irrinunciabile fino a dieci anni fa, ma già caduto nel dimenticatoio…

 

Luca Marinelli Brambilla

I servizi di streaming non sono una novità assoluta, lo sappiamo tutto – nonostante il primo vero servizio sia arrivato da noi da pochissimi giorni. La differenza tra PS Now e quello che ha mostrato Google è però abissale, e non solo per la qualità video promessa. Quello che stupisce sono tutti i servizi accessori legati a YouTube. Premesso che personalmente non mi interessa granché di cosa succede su YouTube, sono d’altra parte molto molto incuriosito da quello che i creators (una volta detti youtuber) tireranno fuori da queste novità assolute nel mondo del gaming. È evidente come lo streaming sia ormai un elemento molto importante del settore, e non solo per quanto riguarda gli sport elettronici. Le novità messe sul piatto da Google potrebbero effettivamente far imporre di nuovo la società come leader dello streaming video, che in questo caso però gli porterebbe anche un ritorno in quanto proprietaria di una piattaforma di gioco. Insomma: prendo i pop corn e vedo che succede!

Gabriele Atero Di Biase

Accolgo Google Stadia con un certo scetticismo. Già troppe volte infatti abbiamo visto novità banali bollate come “Il futuro dei videogiochi”, e alcune idee di Stadia erano già state introdotte diversi anni fa. La possibilità di interrompere un gioco su un dispositivo e riprendere la stessa partita su un altro era già prevista su PSP, per dire. E anche il fatto di poter giocare su praticamente qualsiasi dispositivo non la vedo come una feature indispensabile. Quanti di voi hanno davvero intenzione di sfoderare lo smartphone e giocarsi il titolo della vita in 4K mentre aspettano l’autobus, piuttosto che aspettare di tornare a casa e giocarlo sul divano con schermo gigante e rutto libero? E quanti hanno intenzione di farsi file di ore per entrare nella partita dello YouTuber preferito? Insomma, non mi convince. C’è ancora tanto da svelare, prezzo compreso (e non è poco), per cui mi riservo e mi auguro di poter cambiare idea, anche perché sono totalmente a favore dell’avvento del digital-only. Per il momento però non sono convinto che il cloud gaming sia davvero “Il futuro dei videogiochi”.

 

Claudio Cugliandro

Non so esattamente cosa pensare di Stadia. Le informazioni sono ancora leggermente fumose, e le prove con mano sono sostanzialmente impossibili anche per la specialistica. Per ciò che sappiamo ad oggi, non parlerei di innovazione: le aggiunge di Stadia sono esattamente ciò che chiede il mercato da anni, e basta guardare vendite e trend, ed era ovvio che solo una compagnia esterna al settore avrebbe avuto la forza economica di andare contro le richieste degli appassionati per sposare in toto quanto già fatto da influencer e aziende videoludiche. Le mie paure maggiori riguardano la maggior implementazioni di microtransazioni, data la particolare infrastruttura di Stadia, e un ulteriore peggioramento delle condizioni del game design, sostituito da costruzioni di sistemi giocabili ed esperibili in blocco, senza un messaggio ben definito.

 

(Introduzione a cura di Davide Salvadori)