Hunter x Hunter: a un passo dall’Olimpo dei manga…

Hunter x Hunter: la storia di un’ascesa inaspettata e di un triste declino. Così si potrebbe riassumere la vita del manga, iniziato nel 1998. Nato dalla penna di Yoshihiro Togashi, già autore del celebre Yu degli spettri, opera pubblicata sulla rivista Shōnen Jump e che ha riscosso un enorme successo in patria.

Il successo dell’opera in patria non è comunque derivato solo dal precedente lavoro di Togashi. Vi è anche un incredibile sforzo alla base dell’opera. Almeno fino a un certo punto. Al successo di Hunter x Hunter è seguito un declino inesorabile, che ha portato il manga negli abissi.

In occasione della ripresa della pubblicazione dopo una pausa iniziata a settembre scorso, analizziamo insieme gli aspetti positivi e negativi di questo manga. E quelli del suo stesso autore.

Una licenza per l’avventura

La storia segue le vicende di Gon, figlio del famoso Hunter Jin Freecss. Il ragazzo, cresciuto dalla zia, intraprende un viaggio per sottoporsi all’esame e ottenere anche lui la licenza, sperando così di avvicinarsi al genitore perduto. Gli Hunter sono incredibili avventurieri che, una volta passato il test di ammissione, possono dedicarsi alle loro ricerche per il mondo e specializzarsi nei campi più disparati.

Durante la sua avventura incontrerà diversi personaggi che lo accompagneranno, tra cui Leorio, Kurapika e Killua, con quest’ultimo che diventerà presto il suo migliore amico.

L’opera, in superficie, si presenta come un classico battle-shonen, con personaggi pittoreschi e tematiche un po’ diverse dal solito. In realtà possiamo dire tutto di Hunter x Hunter, tranne che sia un prodotto semplice.

Si tratta infatti di un manga articolato e ricco di tematiche, talvolta con contenuti piuttosto crudi. Eccezion fatta per Gon, unico personaggio “puro” dell’opera, Hunter x Hunter è un calderone di spietati assassini, uomini corrotti e personaggi ambivalenti ed ambigui, dove nessuno apparirà del tutto buono o cattivo. Ogni Hunter, ogni compagno, ogni nemico incontrato agirà unicamente per il proprio interesse al fine di raggiungere ciò che reputa davvero importante, che si tratti di una vendetta, della ricchezza o del mero divertimento. Non vi sarà mai il personaggio guidato dall’amore per il prossimo o il villain privo del giusto approfondimento psicologico. Ogni soggetto assumerà diverse sfaccettature, capaci di contraddistinguerlo e renderlo a suo modo unico.

L’Hunter sta nei dettagli

Questo manga porta in dote una qualità non da poco (sfortunatamente via via sempre meno presente nel proseguimento dell’opera): un’eccezionale cura dei dettagli. Ogni aspetto viene spiegato e illustrato minuziosamente, dagli ambienti alle leggi che li regolano, alle caratteristiche dei personaggi, ai poteri ed il loro funzionamento. Non ci sono situazioni fumose e criptiche o tecniche campate per aria. Togashi vuole che il suo mondo e la sua opera siano chiari, per cui descrive ogni elemento con dovizia di particolari, quasi come se le tecniche dei protagonisti fossero davvero utilizzabili.

L’autore usa questa scrupolosità e ricchezza di particolari non solo nelle sfide, ma anche per i ragionamenti dei suoi personaggi, per la descrizione delle città, per i clan e per la stessa caratterizzazione dei protagonisti, sviscerando ogni elemento in maniera completa per farlo sembrare maggiormente plausibile ed appassionante. Dove questa cura “maniacale” raggiunge l’apice è tuttavia negli scontri.

Proprio per quanto riguarda le tecniche di lotta, in Hunter x Hunter vi è un interessante sistema di combattimento: il Nen. Così viene chiamata l’aura sprigionata dagli esseri viventi, capace di diventare un’arma incredibile se controllata a dovere. Il mangaka non si limita alla creazione di un combat system che possa portare a scontri apprezzabili. Come ogni altro dettaglio del suo manga anche questo viene delineato in maniera precisa e minuziosa.

Quest’abilità è infatti divisa in categorie, ognuna delle quali ha le sue caratteristiche, un preciso funzionamento e particolari metodi di sviluppo. Per dar poi ulteriore profondità a questo sistema, che caratterizzerà il resto del manga a partire dalla sua introduzione, vengono anche mostrati passo dopo passo gli allenamenti che i protagonisti dovranno compiere per arrivare a padroneggiarne l’enorme potere, creando quindi un quadro completo di tale tecnica di combattimento. Tuttavia la cosa più apprezzabile è che, nonostante la potenza degli utilizzatori del Nen, i duelli non siano mai risolti solo in base alla forza bruta. Nel corso dell’opera saranno molto più strategici e complessi di quanto possano dare a vedere.

Una storia altalenante

Sfortunatamente, ciò che rende in un primo momento Hunter x Hunter un manga unico ed estremamente apprezzabile, va piano piano svanendo fino a giungere al declino e alla realtà di oggi. Un’accozzaglia di disegni tremolanti e senza sfondo che portano i fan a dividersi fra chi desidera vederne la fine sperando in un miglioramento e chi invece reputa l’opera già virtualmente conclusa col numero 32.

Togashi inizia a serializzare l’opera il 3 marzo del 1998 sulla rivista Shonen Jump e, nonostante un inizio “tranquillo” da parte del manga, l’accoglienza ricevuta è ottima. Le avventure di Gon e degli Hunter riscuotono ben presto un enorme successo, portando il manga a essere considerato uno dei capisaldi della rivista insieme a One Piece, Bleach e Naruto.

La pubblicazione però si dilunga, un prolungamento dovuto soprattutto alle continue pause del mangaka. A partire dal 2006, Hunter x Hunter si è fermato innumerevoli volte, per piccoli periodi di alcune settimane, fino a una pausa di più d’un anno.

Anche l’anime non ha una storia meno travagliata. Dal fumetto sono state tratte due serie animate ed una serie OAV. La prima di queste è iniziata nel ’99, prodotta da Nippon Animation e giunta poi in Italia nel 2007 (essendo stata presa da Mediaset potete immaginare il quantitativo di inutili tagli e censure di scene reputate “inappropriate”). Con un totale di 62 episodi, l’anime si conclude durante la saga di York Shin City, con gran delusione dei fan che, dopo aver protestato, ottennero la produzione – sempre da parte dello stesso studio d’animazione – di una serie di OAV. In una trentina di episodi l’opera concludeva la saga in sospeso di Greed Island.

Anni dopo (nel 2011) la Madhouse ripropone Hunter x Hunter con un nuovo adattamento animato, decidendo di creare un vero e proprio reboot, narrando di nuovo tutta la storia dai suoi inizi e proseguendo oltre le vicende mostrate nella prima, stavolta rimanendo fedeli all’opera cartacea.

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Un piccolo ma enorme difetto

Per le sue premesse questo manga avrebbe potuto ambire a essere fra i migliori mai realizzati, se non fosse per un unico problema: l’autore!

Il vero difetto di Hunter x Hunter è lo stesso Togashi. Il soprannome “re delle pause” è un caso. Indolente e ipocondriaco, Yoshihiro-san sembra quasi perder interesse per la sua stessa opera. Il che è un vero peccato, perché getta alle ortiche un lavoro che potenzialmente gli avrebbe garantito un posto nell’Olimpo dei mangaka!

È ormai impossibile tenere conto delle pause avvenute durante la pubblicazione del manga. Molte sono “ufficialmente” dovute a problemi di salute, tuttavia sembra non siano state sempre quelle le motivazioni. Per esempio, si dice che quella del 2012 fosse dovuta a una mania per Dragon Quest X. Già durante la pubblicazione di Yu degli spettri Togashi sembrò perdere gradualmente entusiasmo per questo lavoro. Eppure dopo l’inizio scoppiettante avuto con Hunter x Hunter si era pensato a un ritrovato interesse per l’arte del fumetto.

Non fu così. Ben presto il mangaka è ricaduto nei suoi soliti errori. Disegni tremolanti e mal realizzati. Sfondi asettici o completamente assenti. Questi sono solo alcuni degli aspetti discutibili che si riscontrano nell’opera dopo qualche saga, senza ovviamente citare le continue interruzioni.

Insomma Hunter x Hunter è sicuramente un’occasione mancata, un manga che può imputare il suo declino al suo stesso creatore. Togashi si è sempre dimostrato un autore brillante e capace. Ha per esempio inserito innumerevoli riferimenti ad altri manga famosi tipo Dragonball di Toriyama e Sailor Moon di sua  moglie Naoko Takeuchi, facendolo sempre in maniera velata ed intelligente. Tuttavia le sue continue soste e la sua ormai manifesta svogliatezza nel lavoro hanno avuto questo effetto. Hanno reso una piccola perla del fumetto giapponese un manga sì di ottima qualità, ma stracolmo di difetti evitabili.

Mirko Ferrari
Nasce in uno sperduto paesino della Lombardia, e sin da piccolo adora friggersi il cervello con videogiochi vari fin quando non scopre l’oscuro e dispendioso tunnel dal quale non uscirà mai: i fumetti. Accanito lettore e collezionista soprattutto di manga, scrive cercando di condividere la sua opinione su qualunque cosa gli passi fra le mani, anche quando nessuno la richiede. Quando non sta leggendo boiate o morendo su Bloodborne, si dedica alla sua passione per la musica (credendosi un chitarrista), alla scoperta di nuovi video di gattini nell'internet o alla ricerca dell' One Piece. Frequenta la facoltà di ingegneria, per lo meno fin quando non riuscirà ad avverare il suo sogno di conquistare il mondo.