Dissolvenza in rosso (sangue)

L’annuncio, in occasione del Lucca Comics and Games 2017, ci aveva spiazzato. In pochi, infatti, si aspettavano una nuova storia a fumetti del Corvo di James O’Barr a 12 anni dall’ultimo film (Il corvo – La preghiera maledetta) e 7 da quella ultra definitiva.

Eppure, c’era da aspettarselo: con i rumors sempre più insistenti di un remake, previsto per il 2019, era naturale che la controparte cartacea della saga di Eric Draven sarebbe stata al centro di nuovi progetti. Certo, pochi avrebbero immaginato l’operazione che la nostrana Edizioni BD e l’americana IDW Publishing avevano in mente: una miniserie in quattro puntate con al centro un altro protagonista, un’altra ambientazione e un altro filo conduttore, nella prospettiva di una pubblicazione mensile tra Italia e USA. E ancora meno avrebbero potuto sospettare che il progetto avrebbe battuto bandiera tricolore, che sarebbe stato guidato da Roberto Recchioni (ai testi), Werther Dell’Edera (ai disegni) e Giovanna Niro (ai colori), ovvero il gotha del fumetto italiano degli ultimi anni, un tris d’assi con alle spalle decine di collaborazioni e un rapporto di stima reciproca, oltre che lavorativo.

Ma, specialmente, chi l’avrebbe mai detto che il protagonista di questa rivisitazione sarebbe stato un ragazzo romano di nome David, che la storia avrebbe avuto al centro Roma e che alle sue vicissitudini sarebbero seguiti racconti realizzati da altri nomi di pregio come Davide Furnò, Matteo Scalera, Daniele Serra, Micol Beltramini, Francesco Francavilla, Daniel De Filippis, Emanuele Ercolani e Moreno Dinisio? Francamente, anche il più ottimista avrebbe faticato ad aspettarsi una simile ricchezza concentrata in una pubblicazione di soli 4 numeri, che riuniva sotto un unico nome personalità famose dalle nostre parti come oltreoceano.
Un miracolo che solo Il Corvo poteva compiere.

Tuttavia, neanche la presenza di così tante star ha potuto tranquillizzare il pubblico riguardo a questo Memento Mori. Non si trattava di sfiducia, tutt’altro. Si trattava di quella sana paura che coglie i fan ogni volta che qualche buontempone decide di spremere denaro da idee morte e sepolte. Una paura che è costantemente dietro l’angolo e che è quasi sempre, diciamolo, giustificata. Anche perché, siamo onesti, in questi tempi peregrini di reboot, sequel e contro-reboot il rischio che una retrospettiva possa danneggiare l’opera originale è altissimo. Gli esempi, soprattutto negli anni recenti, si sprecano. E, in questo senso, non ci lasciano completamente tranquilli le notizie sul futuro remake con Jason Momoa, previsto per l’anno prossimo. Però, se il progetto verrà gestito con intelligenza e con rispetto (e il coinvolgimento dello stesso O’ Barr sembra una garanzia in proposito), non è detto che non possa riservarci delle sorprese. Magari, perché no, prendendo spunto proprio da questo Memento Mori, che in effetti è riuscito a stupirci sotto tutti i punti di vista e che ora arriva all’ultima uscita.

Nonostante i quasi trent’anni di vita editoriale, Il Corvo non smette di ammaliarci. Sarà per la sua storia quasi mitica, che scava nella natura primordiale e inarrestabile della vendetta, per i riferimenti letterari e per le influenze culturali, oppure per il dolore nudo e crudo che sanguina tra le pagine di O’ Barr… Non è facile dirlo. Ed è giusto che rimanga un po’ di mistero, come quasi sempre accade quando ci si trova davanti ad un successo di pubblico e di costume. Tuttavia, una cosa è certa: la sua influenza è incalcolabile. Ed è forse il dolore stesso, il motivo, un dolore che, oggi come a distanza di decenni, appare vero, tangibile e riconoscibile, perché scaturisce da una perdita vera patita dallo stesso autore e non da una ricostruzione fantasiosa, da una mimesi fittizia, bensì da una sofferenza realmente accaduta.

Il film, poi, insieme a tutte le leggende che sono circolate intorno alla morte di Brandon Lee, non ha fatto altro che accrescere la fama sinistra di questa storia fatta di morte e di violenza, ma anche di amore. Un segno del destino, un monito per i naviganti passati e futuri che ha trasformato Eric Draven in una metafora universale, chiara ed inequivocabile, della sofferenza e della sua insita semplicità. Alcuni parlerebbero di banalità, della banalità del male, quando invece è una linearità che arriva dritta al punto e annichilisce per la sua forza espressiva. Quello che O’Barr ha messo in atto, sia da un punto di vista testuale e grafico, è la natura stessa della vendetta, una vendetta che affonda le proprie radici in un epos mitico e letterario vecchio migliaia di anni e ne diventa, inevitabilmente, la summa, la vetta. È questo il grande significato della storia, perfettamente rappresentato nel suo sviluppo essenziale di morte, rinascita e rivalsa finale, un percorso catartico che avvelena e allo stesso tempo cura tutti i mali.

Uno schema che ha fatto la sempiterna fortuna del Corvo e che, tuttavia, è sempre stato il suo grande pregio e il suo grande difetto perché, se usato male, poteva tramutarsi in una gabbia capace di sopprimere ogni energia creativa. La medesima gabbia che ha finito per schiacciare i vari sequel, inchiodandoli al classico plot della vendetta che va servita fredda e poco più. Ed era questo il pericolo principale a cui andava in contro una possibile nuova versione a fumetti.

Invece, ci siamo trovati di fronte qualcosa di sorprendente. Memento Mori ha spiazzato i lettori scegliendo di concentrarsi sugli aspetti laterali dell’opera originale, seguendo la trama praticamente passo dopo passo ma lavorando su tutto ciò che ci sta intorno. Così, mentre seguiva fedelmente la struttura consolidata, ha esplorato, inventato e aggiunto riferimenti contemporanei, sfumature religiose prima assenti e trovato una nuova voce originale. Quello che Recchioni, Dell’Edera e Niro hanno fatto è stato raccontare la stessa storia del Corvo in un modo completamente diverso, adattando perfettamente l’archetipo di O’Barr al presente.

Quello che ci troviamo davanti è un lavoro fresco, intenso e meravigliosamente italiano, che si muove nel difficile spazio tra la devozione all’opera di partenza e il tentativo di rinnovarla. Quello che ne esce, dunque, è il remake perfetto, quello che ogni fan vorrebbe leggere.

il corvo memento mori

Uno spirito che è stato conservato anche in questo ultimo capitolo. Anzi, qui viene portato al suo massimo e trova la sua definitiva consacrazione. Recchioni stavolta si spinge oltre, concretizzando tutte quelle sfumature contemporanee che prima aveva solo sparso qua e là e scovando un significato drammaticamente attuale. Ma riesce perfino ad aggiungere un’altra chiave di lettura al capolavoro di O’Barr, attraverso un colpo di scena che mette in gioco tutto e permette, ancora una volta, di riflettere sul concetto di vendetta, il leitmotiv dell’intera epopea. Il curatore di Dylan Dog in questa miniserie è apparso in forma come non si vedeva da molto tempo, preso dalle sue nuove mansioni editoriali e manageriali che l’hanno portato ad allontanarsi progressivamente dalla scrittura. Il che è un peccato perché Recchioni, specialmente questo Recchioni, è capace di una narrazione serrata e piena che lo porta ad essere una meravigliosa sintesi tra le correnti più avanguardiste del fumetto americano e la solida tradizione di quello italiano, come abbiamo visto visto in Orfani. Stesso discorso per Werther Dell’Edera e Giovanna Niro, non a caso autori di una riconosciuta statura internazionale, in grado di farsi apprezzare ad ogni latitudine. La loro Roma oscura, pericolosa e gotica ci rimarrà negli occhi per un bel pezzo e sarà difficile, guardando dalle parti di Castel Sant’ Angelo, non immaginarsi David sul punto di piombare sopra la sua vittima…

Verdetto

L’atto conclusivo di Memento Mori, rivisitazione del Corvo di James O’Barr, è il degnissimo finale di una miniserie che ci ha sorpreso e spiazzato a discapito delle previsioni. Questa nuova versione di Eric Draven ha tutto per conquistare i fan e per proporsi come modello per tutti i successivi progetti di reboot. Si tratta, infatti, di un versione perfetta che permette di apprezzare tutti gli aspetti che, ai tempi, fecero la fortuna di questo capolavoro, riadattati in un contesto meravigliosamente attuale.

 

E, se vi è piaciuto…

Stay Nerd vi consiglia, ovviamente, di ripescare Il Corvo originale, di cui recentemente Edizioni BD ha pubblicato l’edizione definitiva e di guardare il film con il compianto Brandon Lee. O, magari, se vi interessano le storie di vendetta, non sarebbe male leggere Spawn, la creatura di Todd McFarlane.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!