Sonata al chiaro di luna

I manga a tema musicale sono sempre difficili da realizzare: i mangaka non possono ovviamente ricreare le melodie tra le pagine e perciò si limitano a mostrare al meglio le sensazioni che queste suscitano in chi suona e in chi ascolta. Tuttavia, una volta che un’opera di questo genere prende vita in un anime, è necessario far sì che la musica rispecchi a pieno ciò che l’autore voleva trasmettere.

Ad inserire della buona musica non ci vuole nulla, soprattutto se non si tratta di motivi originali ma di brani classici, ma far sì che essa si adatti perfettamente alla situazione e che sia altrettanto evocativa è tutt’altro discorso.
Questa è stata la sfida che hanno dovuto affrontare gli animatori dello studio Gainax nell’adattare il manga di Makoto Isshiki, riuscendo a creare un anime leggero ma allo stesso tempo profondo e ispiratore.

Un pianoforte, due realtà contrapposte

La storia ruota attorno a Kai Ichinose, un ragazzo proveniente da una famiglia povera il quale adora suonare un pianoforte abbandonato nella foresta, e a Shūhei Amamiya, un suo compagno di scuola nato in una famiglia benestante il cui obiettivo è diventare il miglior pianista del Giappone.
Le vicende prendono il via proprio grazie a questo particolare strumento: tutti, infatti, parlano di questo strano pianoforte in mezzo alla foresta, sostenendo sia rotto da anni, ma quando Kai porta l’amico a vederlo e lo suona di fronte a lui, lo strumento produce dalle sue mani un suono meraviglioso. Questo fenomeno inspiegabile rivelerà a Shūhei il talento innato dell’amico e lo porterà a considerare il ragazzo dai folti capelli biondi il suo più grande rivale.

Tutto l’anime si basa sul forte dualismo tra i due ragazzi: accomunati dal rispetto reciproco e dall’amicizia, ma mossi da situazioni e ideali profondamente diversi. Da un lato, Kai vive con sua madre, una donna bella e amorevole costretta però a lavorare in un night-club per mantenere entrambi. Il ragazzo trova conforto nel pianoforte della foresta ed è grazie a questo luogo dall’atmosfera quasi magica – che spesso egli richiamerà alla mente nei momenti di crisi – che Kai si appassiona sempre più alla musica, desideroso di imparare dai grandi artisti che hanno dato vita alle melodie che tanto adora, in particolare Chopin.

Dall’altro lato, troviamo invece Amamiya, figlio di un famoso pianista e cresciuto nel lusso. Egli appare inizialmente come un personaggio secondario ma si rivelerà essere quello caratterizzato più approfonditamente. Sin da bambino sogna di diventare un grande pianista ma, posto di fronte al talento di Kai, non riesce a darsi pace, dedicandosi anima e corpo allo studio del piano pur di dimostrarsi più bravo dell’amico, arrivando letteralmente a logorarsi l’anima a causa della frustrazione e della continua pressione che si autoimpone. Amamiya non sembra esser mosso da una vera e propria passione ma solo dal desiderio o, per meglio dire, dal bisogno di battere il suo rivale.

Per tutta la serie, composta da 12 episodi, l’approccio e la mentalità dei due ragazzi sarà sempre in forte opposizione: il talento di Kai contro l’abilità di Shūhei, il suonare per passione contro il suonare per raggiungere una vetta, il voler essere se stessi contro il voler essere perfetti. Tutti questi aspetti contraddistingueranno le loro scelte e “il loro piano”, come viene spesso definito da tutti i musicisti e i critici di musica presenti nella vicenda.

Naturalmente, la musica è l’altro elemento centrale dell’anime, a causa della quale l’approfondimento e la crescita dei personaggi vengono quasi messi in secondo piano. Vi sono alcuni personaggi, ad esempio il sensei Ajino, che risultano interessanti ma che vengono mostrati piuttosto superficialmente e messi da parte, o situazioni dei protagonisti che avremmo voluto vedere approfondite e che invece vengono solo citate e mai riprese. Per quanto riguarda l’evoluzione dei personaggi, se escludiamo un minimo di maturità dovuta al passare del tempo e l’aumento della paranoia di Amamiya, si può dire che questi non siano cambiati minimamente e che il focus di ogni loro azione si riduca semplicemente al desiderio di suonare il piano.

Tecnicamente l’anime è davvero piacevole. Si intuisce come funzioni, in parte, il mondo dei musicisti professionisti e che cosa sia necessario per diventarlo, mantenendo in questo modo una buona dose di realismo. Le musiche sono molto belle ed evocative, inoltre per ogni brano viene indicato il titolo e l’eventuale catalogazione (come avviene per i brani di Mozart, al quale Kai può essere facilmente associato).

La grafica si rivela abbastanza particolare, con sfondi maestosi e colorati alla perfezione. Questi risaltano ulteriormente se paragonati ai personaggi, creati in maniera piuttosto “povera” con tratti semplici e non particolarmente dettagliati, anche se i volti e le figure sono ben proporzionati e gradevoli. La riduzione al minimo dei dettagli è forse dovuta alla scelta di utilizzare la CGI, unica nota dolente del comparto audiovisivo. Nella maggior parte delle scene in cui i ragazzi suonano, infatti, si passa da disegno puro a computer grafica, probabilmente per realizzare meglio il movimento molto veloce delle dita sulla tastiera, che sarebbe risultato altrimenti difficile da disegnare o confuso.
Questa tecnica non è mal realizzata, anzi rende i movimenti al pianoforte decisamente precisi, tuttavia il suo accostamento al tipo di disegno presente nel resto dell’anime e la sua introduzione così istantanea e sporadica tende a creare un effetto non particolarmente piacevole da vedere.

il piano nella foresta

Verdetto

Il Piano nella Foresta, in originale Mori no Piano, è un’opera leggera e gradevole, intrisa dall’inizio alla fine di una dolce malinconia per un passato in cui era una passione comune a tenere insieme un’amicizia sincera, ora invece alimentata da una rivalità a senso unico. La trama non ha particolari risvolti né colpi di scena entusiasmanti, ma risulta comunque sufficientemente interessante fino all’ultimo, quando si arriva ad un finale aperto che lascia spazio all’immaginazione dello spettatore, esattamente come è in grado di fare la musica. Si tratta dunque di un anime da guardare per prendersi una pausa dai soliti scontri tra robottoni o dalle storie d’amore liceali, rilassante e di poche pretese ma non per questo privo di buoni contenuti.

Se ti piace Il piano nella Foresta…

Allora ti consigliamo Shigatsu wa Kimi no Uso (Your Lie in April), che è probabilmente il più alto esponente di questo genere, sia per il fattore musicale che per quello drammatico; un’alternativa altrettanto valida è la commedia musicale narrata in Nodame Cantabile, che affronta il tema con uno stile più allegro e spensierato ma comunque preciso e realistico.

Mirko Ferrari
Nasce in uno sperduto paesino della Lombardia, e sin da piccolo adora friggersi il cervello con videogiochi vari fin quando non scopre l’oscuro e dispendioso tunnel dal quale non uscirà mai: i fumetti. Accanito lettore e collezionista soprattutto di manga, scrive cercando di condividere la sua opinione su qualunque cosa gli passi fra le mani, anche quando nessuno la richiede. Quando non sta leggendo boiate o morendo su Bloodborne, si dedica alla sua passione per la musica (credendosi un chitarrista), alla scoperta di nuovi video di gattini nell'internet o alla ricerca dell' One Piece. Frequenta la facoltà di ingegneria, per lo meno fin quando non riuscirà ad avverare il suo sogno di conquistare il mondo.