“Caravaggio ha una luce totalmente diversa dagli altri artisti, riconosci le sue opere anche con un fugace sguardo”

Dopo quattro anni, il Maestro Milo Manara, torna a raccontarci tramite graphic novel, la burrascosa vita del pittore milanese Michelangelo Merisi, meglio conosciuto come Caravaggio. Dopo aver sfogliato il suo ultimo e meraviglioso lavoro, abbiamo avuto modo di poter scambiare qualche battuta in privato con il Maestro, cercando di scoprire l’evoluzione della sua opera ed il legame che lo unisce con lo storico artista.

Maestro Manara, come mai per la realizzazione di questo secondo volume sono stati necessari 4 anni? Perché un tempo di gestazione così prolungato?

Prevalentemente perché nel 2012 sono stati resi pubblici dei documenti molto importanti a Malta riguardanti il Merisi. In passato erano illeggibili perché brucati, ma l’università del luogo è riuscita, dopo anni, a trovare un modo per comprenderne e decifrare il testo.

In questi scritti veniva raccontato lo scontro tra Caravaggio ed uno dei cavalieri della croce di Malta che gli fece perdere la carica nell’ordine e, successivamente, allontanare in maniera definitiva la Grazia che stava quasi per ottenere. Il risvolto fondamentale della ricerca è stato che, rispetto a quello che sapevamo, Caravaggio ebbe l’ardire di sfidare in un duello all’ultimo sangue un cavaliere di rango superiore, nonostante il tassativo divieto stabilito dall’ordine, per via di un dissidio nato ad una cena.
La narrazione fino a quel momento era che un cavaliere ignoto di dubbia provenienza avesse duellato con Caravaggio, con quest’ultimo macchiatosi di viltà, ma questo è tutto falso.
I documenti parlano di una serata di festeggiamenti in casa tra i cavalieri e civili. Il pittore ed un suo amico decisero di entrare in questa dimora seppur non fossero stati invitati, e per questo, dopo uno scontro verbale animato, si arrivò all’uso delle armi, con un cavaliere che venne ferito da un colpo di pistola partito proprio dall’amico di Caravaggio. Da qui derivò la successiva sfida a duello che sancì l’imprigionamento dell’artista.
Tutto ciò fu ovviamente di intralcio ai lavori che si stavano realizzando nella cappella della chiesa del luogo, visto che la decorazione era stata affidata, per volontà del Gran Maestro dell’ordine, a Caravaggio, dopo che quest’ultimo aveva già realizzato la pala che ritraeva il martirio di Giovanni Battista, santo dell’ordine. Con un successivo intreccio di eventi inaspettati.
Per questo, dopo queste scoperte e i nuovi studi, ed essendo questo passaggio il fulcro di questo secondo capitolo, il tempo di lavoro necessario per lo sviluppo dell’opera si è prolungato sempre di più, seppur in Francia sia stato già pubblicato a Novembre 2018.

Perché ha scelto proprio Caravaggio? C’è una similitudine tra il pittore e Manara? E congedandosi da questo lavoro cosa le ha lasciato la figura del Merisi?

Purtroppo oltre alle iniziali non abbiamo molto in comune [ride]. Ho comunque provato ad omaggiarlo costantemente visto che le opere del Merisi, in entrambi i volumi, sono state realizzate da me, senza mai l’utilizzo del computer. Proprio per questo, ridisegnando le pitture di Caravaggio, seppur l’avessi già studiato approfonditamente, ho scoperto nuovissime cose inerenti al personaggio.
Basti pensare al quadro di cui stavamo parlando prima. Nell’opera originale il boia estrae un coltello per finire di recidere la testa del santo, e molti l’avevano identificato con la Grazia, un’arma adoperata dai soldati per finire i nemici, ma non è così. Studiando da più vicino il dipinto si può vedere chiaramente che l’arma usata è un coltellaccio, proprio perché il pittore voleva rimarcare la crudeltà potente dell’ambientazione e del carnefice che finisce il lavoro come un macellaio privo di pietà.
Questo è un piccolo dettaglio che permette di decifrare Caravaggio sotto un’altra ottica, permettendoti di comprendere ancora di più il suo pensiero.

 

Dopo Caravaggio c’è un’altra figura della nostra tradizione artistica che desidererebbe riportare in vita tramite graphic novel?

Sì assolutamente, e sempre un’artista dalla vita turbolenta: Benvenuto Cellini.
Basti dire che durante il famoso Sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi, è stato il Cellini a sparare la cannonata che uccise l’Imperatore.

Infatti lui, essendo orafo, era un esperto di infusioni, leghe metalliche e soprattutto cannoni. Pertanto, durante l’assalto, venne messo dal Papa a capo della divisione di artiglieria a difesa di Castel Sant’Angelo.
Ebbene, durante il Sacco, ci racconta lo stesso Cellini, personalmente sparò il colpo fatale per l’Imperatore.
Ma prima di trattare la vita di quest’altro artista, ho pensato di chiudere questa trilogia con un’opera che racconti la figura di Caravaggio tramite gli occhi di una figura diversa, quale Artemisia Gentileschi, la più grande pittrice della sua epoca e, probabilmente, della storia. Uno stratagemma utile per rendere maggiormente gloria al Merisi.

Dopo l’intima chiacchierata, il Maestro Manara è stato fagocitato dalla curiosa platea che ha iniziato a porre ulteriori domande:

Caravaggio rompe l’usanza della grande pittura che era stata sempre evocativa, lui contrariamente gli altri narra, riportando le figure epiche alla loro natura umana. Cosa ne pensa al riguardo? Trova delle similitudini con il fumetto?

Sì è vero, lui tra tutti quanti gli istanti possibili fissa quello più simbolico, fondamentale per narrare. Ciò ha delle similitudini con il mondo del fumetto.
Questo accadeva perché Caravaggio non credeva nello Spirito e non voleva elevare niente, a lui interessava solo il terreno, e proprio per questo i suoi rapporti con la Chiesa si erano logorati con il tempo. Lui cercava la verità, anche a costo di raccontare qualcosa di scomodo.
Persino durante la realizzazione della morte della Madonna, lui la rappresenta vestita di rosso in posizione orizzontale, con gli angeli piangenti, eliminando qualsiasi possibilità di ascensione.

Ha quasi sempre lavorato in bianco e nero, mentre in questi due volumi il colore è studiato da lei personalmente, con una palette che varia molto rispetto a sue opere storiche. Come mai?

Il problema principale del colore è che i coloristi cambiano da nazione a nazione. Ad esempio negli Stati Uniti adoperano delle gradazioni totalmente diverse. L’unica eccezione, durante la mia carriera, avvenne quando lavorai per DC, sui testi di Neil Gaiman, lì scelsi io il colore, seppur le pagine che mi vennero fornite, come con Marvel, fossero veramente scomode, perché già con le gabbie impostate.
In questo caso invece ho scelto accuratamente il colore, perché il Caravaggio, tranne in alcune situazioni, adopera sempre colori scuri, cupi, con una quasi totale assenza del celeste e delle tonalità varie di blu, proprio per rimarcare la crudità della vita. I colori in queste opere sono copiati sempre tramite computer per riproporre fedelmente la tavolozza caravaggesca. Gli stessi quadri del Merisi che ho ridisegnato presentano dei colori clonati.

Nell’opera è presente una delle grandi firme artistiche di Milo Manara, quali la sensualità delle donne. Potresti raccontare cosa ne pensi dell’erotismo e della sensualità al giorno d’oggi?

Un tempo, da bravo sessantottino, mi battevo assieme ai miei compagni di corso nella lotta per i diritti delle donne, sia attraverso le manifestazioni che tramite la quotidianità, combattendo contro gli stereotipi dell’epoca. Ad esempio venni espulso perché andai al liceo artistico con i blue jeans, che all’epoca erano ricollegati ai criminali. Oggi purtroppo, tramite il web, è presente una grandissima quantità di materiale erotico e pornografico che ha contribuito a svilire la sensualità della donna e la relativa emancipazione, rendendo vane le lotte dei nostri anni.

 

 

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.