Istruzioni per godersi appieno la magia

Non importa se siete giocatori attempati, giovincelli alle prime armi o amanti del VR, tutti avete almeno una volta nella vita sentito parlare di Kingdom Hearts. Anzi, negli anni questa epopea videoludica, nonostante la sua lunghissima vita, è rimasta nella memoria collettiva di diverse generazioni di players. I motivi di un simile successo, longevo e duraturo, sono semplici e vanno ricercati soprattutto nell’impatto che questa amatissima saga ha avuto nel corso dei decenni. Le avventure di Sora, Paperino, Pippo, Riku, Kairi e il Re Topolino (orchestrate dal grande Tetsuya Nomura) ci hanno accompagnato durante il nostro percorso di crescita, facendoci sognare con la sua particolarissima commistione tra Disney e Final Fantasy. Anche se, negli ultimi tempi, Kingdom Hearts è passata di bocca in bocca per i motivi sbagliati, come la decennale attesa del terzo capitolo, la crisi d’astinenza degli appassionati e le sempre più rumorose fanteories (in alcuni casi diventate autentiche leggende metropolitane). Chiunque l’abbia mai giocata anche solo una volta sa di cosa stiamo parlando. E ora, che ci crediate o no, ci siamo: Kingdom Hearts 3 sta arrivando davvero. Questa non è un’esercitazione, il mondo non sta finendo, è tutto vero e la data prevista per il lancio globale è quella del 29 gennaio 2019. In occasione di un simile evento epocale, Stay Nerd vi offre una lista di titoli imprescindibili della saga da giocare (o rigiocare) per arrivare preparati.

Kingdom Hearts 

“La paura è l’oscura prigione della luce. Il coraggio è la chiave.”

Non potevamo non cominciare questo starter pack che dall’inizio di tutto, col primo indimenticabile atto dell’intera serie. Ve ne avevamo già ampiamente parlato nello speciale che trovate qui, ma quelli di voi che avessero passato gli ultime decenni fuori dal mondo conosciuto, questo fondamentale gioco uscì nel 2002 diventando istantaneamente uno dei classici della storia della Playstation 2, vendendo 750 mila copie solo in Giappone e scalando le classifiche in giro per il globo. Un successo inaspettato, dovuto al DNA di questa pietra miliare che metteva in scena elementi appartenenti al mondo Disney con quelli della galassia di Final Fantasy, trovando una straordinaria armonia e coesione interna. Senza trascurare i combattimenti dinamici (dovuti ad una fortunatissima svolta al RPG prima che andasse di moda), le battaglie al cardiopalma e i cattivi carismatici, come Ursula, Capitan Uncino, Jafar, Malefica e Ansem. E, a rendere il tutto ancora più perfetto, la ciliegina sulla torta: la colonna sonora quasi magica (ispirato a quelli dei film Disney) arrangiata da Yōko Shimomura e il brano Simple and Clean di Utada Hikaru, che hanno marchiato a fuoco la memoria di un’intera generazione. Una generazione che qui ha fatto la conoscenza di gran parte dei personaggi cardine della saga: Sora, il novello Custode del Keyblade dal numero di scarpe mastodontico, Riku, Kairi, Paperino, Pippo, il Re Topolino e i primi, terrificanti nemici: gli Heartless, creature che vivono nell’ombra e che si cibano dei cuori delle persone. Inoltre, Kingdom Hearts è la stata la definitiva consacrazione per Tetsuya Nomura, che da giovane di belle speranza è diventato uno degli uomini di riferimento della Square.

Kingdom Hearts: Chain of memories 

“In questo posto, trovare è perdere e perdere è trovare.”

Di due anni più tardi è quello che può essere considerato il sequel ufficiale di KH: Chain of Memories. Inaugurando quello che poi diventerà un modus operandi tipico dell’azienda (come vedremo in seguito) all’epoca la Square (diventata in seguito con la fusione Square Enix), decise di svilupparlo per Game Boy Advance. Tuttavia, sebbene questo cambio di console potesse far pensare ad un titolo minore, non fu così: Chain of Memories è il vero primo turning point di Kingdom Hearts, che proprio qui vedrà i suo orizzonti allargarsi grazie all’inserimento di nuovi personaggi, nuovi avversari e nuove ambientazioni. Di fatto, è il ponte ideale che mette le basi per il secondo capitolo. Risulta dunque uno step fondamentale per apprezzare al meglio il complesso mosaico della serie, inoltre si è guadagnato uno spazio nel cuore (guarda caso…) degli appassionati per il suo insolito sistema di combattimento basato sulle carte. Ormai è un po’ difficile da rintracciare nella sua versione originale, ma di recente è stato portato nella sua versione rimasterizzata per PS2 all’interno della raccolta Kingdom Hearts 1.5 Remix

Kingdom Hearts 2 

“Frammenti di sogno che sembrano ricordi lontani. Ricordi lontani che sembrano frammenti di sogno. Voglio allineare i pezzi. I tuoi e i miei.”

Uscito nel 2005 in Giappone e nel 2006 nel resto del mondo, Kingdom Hearts 2 è forse la prova di maturità dell’intera saga, il momento in cui ha cominciato a mettere in campo tutte le sue ambizioni. Ambientato un anno dopo gli eventi di Chain of Memories, riprende i tanti punti lasciati in sospeso nel primo capitolo e sviluppa ulteriormente le idee seminate nell’intermezzo per Game Boy. Ha poi il merito di aver introdotto alcune delle figure più iconiche della storia di Kingdom Hearts: i Nessuno e l‘Organizzazione XIII, probabilmente i villain più amati e apprezzati non solo dai fan ma anche dalla nostra cultura popolare, come dimostra il grande quantitativo di tributi, video e meme dedicati che è possibile rintracciare a cadenza fissa in rete o sulla home di Facebook. Tuttavia, KH 2 è molto più di questo: segna anche una forte evoluzione per quanto riguarda i temi e la profondità, visto che si distacca molto da quella prevalentemente disneyana per imboccare una strada autonoma, tant’è che può essere considerato un prodotto più consapevole rispetto al suo sperimentale predecessore. Non a caso, la storia si eleva ulteriormente e si aggiungono sfumature epiche che traghettano la saga verso una maturità gloriosa e tangibile. Un’evoluzione confermata anche dal gameplay, diventato molto più frenetico, dinamico e appagante e capace di assicurare una certa longevità dell’esperienza.

Kingdom Hearts 358/2 Days 

“Ehi, Roxas. Scommetto che non sai perché il tramonto è rosso. La luce è formata da molti colori, e il rosso è quello in grado di arrivare più lontano. “

Direttamente collegato al 2, seppur posteriore di 4 anni, è 358/2 Days. Si tratta di uno spin-off realizzato per Nintendo DS che funge da ulteriore ponte di collegamento tra Kingdom Hearts 1 e 2, seguendo dunque le orme di quello che fece ai tempi Chain of Memories. In realtà, tra i due giochi esiste una sostanziale differenza: se il primo poneva le basi per il passaggio di consegne tra passato e futuro, 358/2 Days si propone invece l’obiettivo di trattare alcuni dei punti oscuri della serie. Infatti, esplora la storia di tanti personaggi secondari, uno su tutti Roxas e l’Organizzazione XIII, rendendo questi character ancora più memorabili. A volte l’aspetto che separa un videogioco dall’essere definito un capolavoro è la trama, la capacità di creare una storia ricca in grado di coinvolgere completamente il giocatore. 358/2 Days è forse la prova lampante di questa visione e la sua sceneggiatura, struggente e fortemente drammatica, viene da molti considerata la migliore mai scritta all’interno del vasto mosaico della saga.

Kingdom Hearts: Birth by Sleep 

“L’Oscurità non può essere distrutta, può essere solo controllata.”

A proposito di storie appassionanti, anche Birth by Sleep non scherza. Continuando la tradizione di titoli “cerniera” tra i vari atti principali, anche questo è stato realizzato per una console portatile (la PSP), ma il suo compito, rispetto agli altri che lo hanno preceduto, è ben diverso. Mentre infatti Chains of Memories e 358/2 Days fungevano da punti di collegamento o da approfondimenti, Birth by Sleep si pone invece come un autentico prequel della serie. La storia si svolge infatti 10 anni prima di Kingdom Hearts 1 e vede al centro 3 giovani apprendisti Custodi del Keyblade: Terra, Aqua e Ventus (detto Ven), le cui vicende si intrecciano inevitabilmente nel climax finale trasformandosi nel motore degli eventi. La missione di questo titolo, difficilissima, è stata quella di retrodatare le fondamenta della vastissima trama della saga, arricchendone la mitologia e forgiando le basi per un universo ancora più enorme. Anche questo è diventato abbastanza complesso da trovare, ma potete giocarlo recuperando la raccolta per  PS4, 1.5 Remix e 2.5 Remix

Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance 

“I sogni custodiscono i nostri ricordi. Il sonno custodisce i nostri sogni. E l’Oscurità… Custodisce il nostro sonno.”

L’ultimo titolo che dovreste giocare, per prepararvi all’arrivo di Kingdom Hearts 3, è quello che lo anticipa in tutto e per tutto e risolve alcune questioni in sospeso: Kingdom Hearts Dream Drop Distance. Seguendo la medesima prassi che abbiamo visto più volte, questo gioco è uscito nel 2012 per Nintendo 3DS e riporta finalmente sulla scena i protagonisti della saga dopo una lunga assenza. Riprendendo le fila di moltissime trame e sottotrame, KH 3D costruisce i presupposti per Kingdom Hearts 3 aggiungendo nuovi mondi, dettagli e sfumature prima inedite. Inoltre, ha il pregio di rinfrescare l’intera serie e di traghettarla nella nuova era videoludica, svecchiando certi paradigmi ormai obsoleti e proponendo formule innovative di gameplay (come il Fluimoto). La sua conclusione, inaspettata, opta per una forte svolta drammatica che rimette insieme dieci anni di storie e titoli, preparando il terreno per il gran finale. Un finale sempre più vicino, dopo poco più di un decennio di attesa.

E voi? Qual è il vostro gioco preferito della saga? Fatecelo sapere nei commenti!

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!