Ci sono due cose che ti vengono in mente la prima volta che interagisci con questo gioco. La prima è “Che figata!”, la seconda è “Come mai ci hanno messo così tanto?”. Lego Worlds è infatti l’idea più semplice ed al contempo l’evoluzione più naturale dei videogiochi che recano il marchio della celebre casa danese, che arriva dopo ben due anni di “early access” e dopo innumerevoli prodotti videoludici dedicati ai vari franchise di cui l’azienda detiene i diritti, ma di cui nel gioco, un po’ a sorpresa, non c’è traccia.

Si tratta di un sandbox puro, che fornisce al giocatore tutti gli strumenti e la conoscenza per poter giocare con dei mondi mattoncinosi generati proceduralmente e modificarli a suo piacimento, o addirittura crearne di nuovi da zero una volta che si è proseguiti abbastanza nel gioco, e che cerca di staccarsi da quell’etichetta di “Minecraft coi Lego” che gli si è appiccicata addosso fin da subito.

Un mondo… di mondi

Il primo impatto con Lego Worlds è molto divertente, sebbene il pretesto sia abbastanza banale: siamo degli esploratori spaziali a cui la navicella è andata in avaria e siamo atterrati sul pianeta più vicino. Una volta personalizzato il nostro personaggio (all’inizio avremo solamente l’astronauta ed un personaggio femminile, poi durante il gioco si acquisiranno sempre più personaggi ed accessori tra cui scegliere), la nostra prima missione, nonchè in seguito il leit-motiv del gioco, sarà quella di raccogliere tre mattoncini d’oro per riparare l’astronave.

Tali mattoncini d’oro si ottengono portando a compimento delle quest assegnatevi dai personaggi che popolano il mondo che siamo andati ad esplorare, nella fattispecie quello dei pirati, il livello iniziale del gioco. La prima cosa da fare sarà andare a recuperare lo strumento copia, le cui funzionalità ci saranno spiegate dall’ispirata voce narrante di Claudio Moneta. Sostanzialmente, grazie a questo aggeggio potremmo copiare praticamente tutto ciò che è presente sul mondo di gioco (costruzioni, veicoli, ma anche personaggi ed animali una volta completate le quest che ognuno di loro ci assegnerà) per poi ricrearlo ogni volta che vogliamo. Ma, come dicevamo, il tema portante del gioco è la ricerca dei mattoncini dorati. Andando ad interagire con i vari personaggi presenti, ci verranno assegnate alcune quest piuttosto semplici, che nel primo livello consisteranno semplicemente nella ricerca di alcuni oggetti da replicare grazie allo strumento copia.

Una volta ottenuti i tre mattoncini si parte verso il secondo mondo, quello della preistoria, dove otterremo il secondo strumento fondamentale del gioco: quello per modificare il paesaggio. Le tre quest del secondo mondo consisteranno quindi nel liberare alcuni personaggi andando a cambiare le caratteristiche dell’ambiente: alzare un terreno per far uscire un personaggio da una buca, o livellarlo per distruggere un promontorio da cui qualcuno non riusciva a scendere et cetera. E via verso il terzo mondo, quello dei dolci, dove raccoglieremo lo strumento per costruire e dipingere e completeremo altre brevi quest che ci insegneranno ad usare le funzionalità di quest’ultimi item.

“Ed ora vai, figliolo, e rendimi fiero!”

Ed è proprio in questo momento che arrivano le prime perplessità: perché il gioco, che ci aveva imboccato col cucchiaino fino a quel momento, una volta datoci gli strumenti, abbandona completamente qualsiasi forma di tutorial e qualsiasi parvenza di storia. È come se ti dicesse “Ti ho dato tutti gli strumenti, ora vai e fai il cacchio che ti pare”. Che di base non è neanche del tutto sbagliato, solo che la sensazione è quella di uno stacco troppo netto tra i primi passi ed il gioco vero e proprio, quasi spiazzante, e ti viene subito da chiederti “Adesso che si fa?”.

Semplice: si esplora la galassia. La nostra fidata astronave ci porterà su sempre nuovi mondi… più o meno. Perché finchè non si ottiene la giusta quantità di mattoncini d’oro per sbloccare nuovi paesaggi, i mondi di gioco restano più o meno gli stessi, e dunque si finisce per visitare all’incirca gli stessi luoghi, eseguendo delle quest per gli stessi personaggi, ma in pianeti dalla forma differente. Anche le stesse quest un pelino di amarezza la lasciano: parlando con lo sviluppatore del gioco Chris Rose (trovate l’intervista qui), ci fu detto che il gioco comprendeva anche una grande quantità di missioni proprio per evitare che il giocatore si annoiasse tra un viaggio e l’altro. Purtroppo però si tratta di obiettivi praticamente tutti identici: trova l’oggetto X e dallo al personaggio Y in cambio di Z. Un’altra richiesta che vi verrà fatta sarà ad esempio quella di aiutare un personaggio a costruire qualcosa, ma in questo caso oltre alla ripetitività si nota un pizzico l’assenza di furbizia da parte degli sviluppatori: nella maggior parte dei casi infatti il personaggio che ci darà la quest si accontenterà che piazziate un certo numero di mattoncini in una certa area. Non dovrete dunque nemmeno costruire un vero e proprio edificio, ma semplicemente buttare alla rinfusa qualche mattoncino qua e là per completare la missione, che perde dunque di senso e logica.

È a questo punto che abbiamo deciso di fare quello che per la prima volta un gioco Lego ci ha permesso di fare, dopo Lego Digital Designer (con il quale a proposito, se utilizzate la versione PC, potrete anche interagire importando nel gioco i modelli che avete costruito col programma e viceversa), ossia costruire liberamente con i mattoncini. Quella, ragazzi, è una figata. Una volta abituatisi ai controlli un po’ scomodi, si può davvero costruire quello che si vuole utilizzando gli strumenti e i mattoncini che il gioco ci mette a disposizione (inizialmente limitati, ma si possono sbloccare inseguendo e placcando delle dispettose creaturine che appariranno casualmente durante il gioco, che trasportano per l’appunto dei mattoncini speciali).

Picture yourself in a boat on a river, with tangerine trees and marmalade skies

Ed è questo probabilmente il maggior pregio di Lego Worlds: aver reso realtà quella frase che solitamente è pura retorica: “l’unico limite è la tua fantasia”. A questo punto della recensione potremmo raccontarvi tutte le cose incredibili che abbiamo fatto nel gioco: costruito un recinto per delfini su una nuvola di cioccolato, esplorato i fondali marini vestiti da omino di pan di zenzero, o ancora regalato ad uno yeti un igloo blucerchiato per lui ed il suo orso polare… Ma il bello sta nel farvi scoprire da soli le infinite potenzialità del gioco, che tra l’altro ha forse la miglior grafica mai vista in un titolo Lego.

È un peccato che le ali della fantasia siano un po’ tarpate da alcuni fastidiosi problemi tecnici, come le telecamere che ogni tanto semplicemente impazziscono, e che soprattutto nelle sezioni di gioco sotterranee diventano veramente fastidiose da gestire. Anche la lentezza del gioco nei caricamenti tra un mondo e l’altro, ma soprattutto nel caricare dettagli all’interno dello stesso mondo, certe volte è esasperante. Non ha senso che il gioco mi permetta di costruire tutti i veicoli che voglio, ma poi quando li uso per muovermi nel mondo di gioco sono troppo veloce rispetto alla velocità di caricamento, e finisco per sbattere su di un muro invisibile perché non è stato ancora caricato il pezzo successivo dello scenario. Insomma, certe limitazioni tecniche, soprattutto per un gioco che viene da due anni di accesso anticipato, lasciano veramente basiti. Desta inoltre perplessità l’assenza di mondi dedicati ai vari marchi di cui Lego, vera e propria azienda maestra nel co-branding, detiene i diritti, Fosse anche solo per un qualunque supereroe Marvel o DC, che avrebbe contribuito a trainare un po’ le vendite del gioco. Ma non è detto che la questione non venga risolta in futuro, magari attraverso eventuali DLC.

Tutto sommato, però, Lego Worlds non è un gioco a cui si può volere male. È un titolo che non ha pretese eccessive: non è il gioco dell’anno, sa di non esserlo e non vuole esserlo. Lego Worlds aspira a farci tornare bambini, vuole farci divertire come quando giocavamo con le costruzioni e mettevamo in piedi improbabili edifici e veicoli mischiando ere geologiche e personaggi con un senso che esisteva solo nella nostra testa. Poterlo fare a distanza di anni in un videogame è un sogno che diventa realtà e, francamente, tanto ci basta.

Verdetto

È difficile sintetizzare Lego Worlds con un voto e poche righe. Si tratta di un sandbox che si rivolge palesemente ad un pubblico più giovane, e soprattutto agli amanti del genere e dei prodotti Lego, ma che paradossalmente potrebbe piacervi anche se non possedete i requisiti appena descritti. È un gioco che dà una libertà infinita, sia nell’approccio al gameplay, dove potrete dedicarvi a vostro piacimento alle quest o all’esplorazione pura e semplice, sia nel vero senso della parola “libertà”, perché potrete rivoltare i mondi di gioco come un calzino e modellarli a vostro piacimento. Ma è anche un prodotto con evidenti difetti tecnici e che, soprattutto se il genere dei sandbox proprio non vi va giù, potrebbe venirvi a noia dopo una decina di minuti. Dalla sua ha però un prezzo accattivante ed una longevità praticamente infinita. Oh, ed il fatto che ti permette di cavalcare dei maiali… e sì, c’è anche un achievement per questo.