Lorenzo Mò: fumi di china, vapori colorati ed esalazioni di cartoni

Lorenzo Mò: fumi di china, vapori colorati ed esalazioni di cartoni

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Ripercorriamo insieme le tappe che hanno definito stile e carriera del fumettista piemontese: dai classici dell’animazione a Dungeons & Dragons

Lorenzo Mò – come molte altre e molti altri, nel fumetto italiano – viene spesso e volentieri accompagnato dalle parole “nuova” e “leva”. Ogni volta che leggo tal definizione per descrivere chi sta effettivamente portando qualcosa di nuovo e affermandosi in un medium o in un ambiente artistico storco il naso. Perché sento di fondo sempre quel gusto paternalista e quel “massì è giovane” che percepisco come ostracismo, quasi come se si sottintendesse che quella persona deve ancora farsi delle ipotetiche ossa anziché celebrarne il lavoro qui e ora. La retorica delle giovani promesse è stancante, svilente e spesso e volentieri poco utile.

Certo, non è possibile non considerare gli esordi e il loro valore nell’ecosistema di una forma d’arte. È altrettanto vero, però, che continuare a percepire come voci “da farsi” realtà e persone rischia di produrre un effetto ostacolante che di fatto non permetterà mai di integrarsi a ciò che invece ha avuto modo e luogo di radicarsi. Il fumettista piemontese Lorenzo Mò è uno dei tantissimi nomi che ha ricevuto e sta ricevendo consensi unanimi di critica e pubblico, partecipando a progetti editoriali e iniziative di vera caratura collateralmente al suo percorso personale. Un autore che quindi ha bisogno, come molte altre persone della scena nostrana, di ben più che l’unica considerazione di essere un volto (e un tratto) nuovo nella nona arte.

Classe 1988, Lorenzo Mò è un fumettista che ha fatto della sua passione per il cartooning e lo stile legato a quella tradizione (principalmente nella sua forma occidentale, ma senza disdegnare incursioni nipponiche) non solo una bandiera intellegibile ma anche, è banale a dirsi, un lavoro capace di renderlo distinguibile. Le ispirazioni dirette portano echi dell’animazione americana a tutto tondo: dalla Disney alla più demenziale Warner Bros, passando per momenti meno tipici come tutto ciò che ruota attorno a Matt Groening. L’esplorazione nell’universo animato e fumettistico che è compagno di generazioni e generazioni diventa stimolo per creare suggestioni proprie, non derivative ma anzi quasi dei remix personalizzati che partono da quelle basi e vengono intonati in relazione del vissuto (passato e presente) dell’autore.

Guardando anche solo distrattamente le tavole, le illustrazioni e le storie realizzate da questo fumettista ci si trova immediatamente catapultati in un modo vaporoso, dove il colore viene gestito come fosse fumo e l’inchiostro come il leggerissimo involucro atto a contenerlo. Il punto di partenza è ben chiaro ed evidente, ma viene gestito e rimasticato per non essere soltanto una citazione o indurre la lettura nelle persone in modo ammiccante. I lavori di Lorenzo Mò, al contrario, attraggono chi li legge per come si espandono in autonomia e mai come copie carbone delle cose che lui da bambino respirava quotidianamente.

A proposito di come Lorenzo Mò concretizzi questa idea su carta, l’esempio più calzante della sua opera lo possiamo ritrovare nel suo graphic novel Dogmadrome. Edito da Eris Edizioni nel 2019 – anno in cui l’autore ha ricevuto il Premio Bartoli al festival ARF! – il libro racconta contemporaneamente tanto le ispirazioni quanto il vissuto e la visione personale di chi lo ha creato. Come se fosse un piccolo bignami della crescita della persona che ci sta dietro, Dogmadrome fonda insieme i mezzi visivi tipici dell’animazione di metà ‘900 con le sconclusionate sessioni di gioco di ruolo adolescenziali elevando il tutto in uno schema e una dimensione che riflette l’età e i ragionamenti postumi di quando Mò ha concepito il tutto. Una sorta di autobiografia indiretta in bilico tra fantasy e metanarrativa, tra romanzo di formazione e comicità metafisica.

Caratteri, questi, che si possono trovare in tutte le pubblicazioni che hanno segnato la breve ma fortunata carriera di Lorenzo Mò. Che sia sulle pagine di Linus o in uno dei volumi dell’iniziativa Fumetti nei Musei di Coconino Press (serie di fumetti in cui diversi nomi del fumetto nostrano raccontano realtà museali del nostro paese) gli stilemi, la visione e le impronte visive dell’autore sono sempre lì a confermarne il valore e la lungimiranza. Respiratene il vortice fatto di contrasti tra saturazione e colore sbiadito, inalate le tracce che ricordano i cartoni della vostra infanzia e inebriatevi dei vapori che vi avvolgono tutto intorno: non ve ne pentirete.

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