Dato per finito diverse volte il Majokko rimane un genere amatissimo, con Magical Girl Spec-Ops Asuka però non è mai stato così crudo e violento… ma anche sexy

Che fossero sirene, maghette, streghette, il mondo dei manga e degli anime, per tutti gli anni 90 e la prima decade del 2000, è stato invaso dalle eroine dei Majokko. Fumetti nipponici realizzati per un pubblico femminile, spesso a tema sentimentale, ai quali veniva affiancato l’elemento magico.  Facilmente riconoscibili, visto la precisa reiterazione delle medesime strutture narrative che si riscontravano un po’ in tutti i titoli del genere con poche eccezioni.

Struttura narrativa dei Majokko

A una o più ragazzine veniva donato, spesso da un animaletto molto kawaii (gli indimenticabili Posi e Nega ne L’incantevole Creamy o la gattina Luna in Sailor Moon), uno o più oggetti magici che le faceva trasformare in esseri dotati di poteri soprannaturali. In quasi tutti i majokko è presente una o più altre dimensioni, in contatto con la Terra, spesso una apparteneva alle forze del bene e doveva essere protetta da un’altra che invece era abitata dalle forze del male.  Come il castello di Gaito, in Mermaid Melody, che insieme alle Dark Lovers e alle Black Beauty Sister vuole rapire le principesse dei sette regni dei corrispettivi mari. Altra particolarità del genere sono gli sgargianti vestiti che le protagoniste indossano, molto vistosi ma apparentemente inadatti per il combattimento, e qui è impossibile non citare i vestiti alla marinara delle guerriere sailor. Anche l’aspetto del conflitto poi viene molto edulcorato, non c’era mai contatto fisico. Le sirene di Marmaid Melody sconfiggevano i loro nemici grazie alla loro voce (in sostanza cantando).

Accanto a tutto ciò, come già detto, c’erano le storie delle relazioni romantiche e amicali delle protagoniste. L’amicizia è uno dei temi principali in Magica Doremi per esempio. Alla fine della prima stagione  le streghette protagoniste, pur avendo  perso i loro poteri magici, capiscono che grazie alle loro avventure avevano trovato una cosa ancora più preziosa: l’amicizia che le legava l’una all’altra. Per quanto riguarda il romanticismo indimenticabili restano le scene comiche tra Ataru e Lamù, oppure il rapporto tra Yu e Toshio ne L’incantevole Creamy. Il quale invece di ricambiare l’amore della ragazza era innamorato di Creamy, la cantante in cui Yu si trasformava grazie ai suoi poteri magici.

majokko

Dopo gli anni d’oro, il majokko ha visto un notevole calo di interesse. Tanto da essere stato bollato da tanti come ormai morto e sepolto. Il perché di tale destino è facile comprenderlo visto che ha riguardato anche altri generi che, in passato, hanno conosciuto anni di successo strepitoso. Primo tra i tanti i mecha (in Italia chiamato simpaticamente “i robottoni”), di cui il dio indiscusso rimane il maestro Go Nagai. I suoi super robot, come Mazinger, Goldrake, Jeeg, sono entrati nell’immaginario collettivo di tutti, anche di chi non ha mai letto un manga o visto un anime in vita sua. Ai suoi colossi metallici, si affiancarono tanti altri, troppi da citarli tutti.

Ma comunque indimenticabili restano Golion della Toei Animation o Daitan 3 di Yoshiyuki Tomino, (autore anche di Gundam, sul quale però si dovrebbe fare un discorso a parte. Visto che tale titolo sopravvive tutt’oggi grazie a una fanbase su scala mondiale che continua a supportarlo. Il suo essere di nicchia in pratica lo ha reso immortale).

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Il motivo del tramonto dei majokko, o dei mecha, è la saturazione che a un certo punto si è venuta a creare nel portare titoli troppo simili l’uno all’altro. In poche parole la gente prima o poi si stanca e cerca altro. Nei mecha però è arrivato Neo Genesis Evangelion, anime ormai cult  che ha saputo rilanciare un genere. Ragionando sugli elementi e le innovazioni che la serie diretta da  Hideaki Anno ha portato a metà anni 90, possiamo distinguerne diversi. Per prima cosa il genere è stato indirizzato a un pubblico più maturo, in base alle tematiche (principalmente nell’introspezione psicologica dei personaggi) e alla crudezza dello scontro. Così da poter contemporaneamente imporsi sia a un pubblico di nicchia, che ai nostalgici dei mecha storici.

Alla trama sono stati aggiunti mistero, colpi di scena e, principalmente, sono stai tolti tutti quegli elementi poco logici che negli anni divennero veri e propri meme. Quante volte ci siamo chiesti, guardando i “robottoni”, per quale motivo i cattivi attaccavano sempre la città del protagonista. E perché pur disponendo di infiniti mostri ne mandavano sulla terra uno per volta (inviandone una decina tutti insieme avrebbero vinto facilmente). Ecco Evangelion dà una risposta queste domande, legando gli attacchi alieni a una profezia contenuta nei Rotoli del Mar Morto. Insomma viene messa più attenzione al realismo logico della trama che, anche in ambientazioni fantasy o fantascientifiche, rimane importante.

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Nel 2011 anche  il majokko ha avuto un suo rilancio, con Madoka Magica. Un anime prodotto da Shaft e Aniplex che inizialmente introduce lo spettatore nella confortevole struttura narrativa del majokko, anche perché a quel target voleva rivolgersi. E quindi troviamo un animaletto Kawaii che offre alla protagonista, Madoka, un oggetto magico per ottenere poteri soprannaturali e combattere il male (in questo caso rappresentato dalle streghe, alle quali le maghe si contrappongono). La giovane trova anche nuove amiche con cui poter iniziare a combattere le entità malvagie. Andando avanti con la trama però il fruitore si trova sempre più spaesato.

Niente va nel verso giusto, i confini tra bene e male sembrano sempre più opachi. Gli aiutanti magici diventano mano a mano inquietanti e ambigui, così come l’amicizia tra le maghe. Madoka non sa quale strada prendere e di chi si possa fidare. Non sa se diventare una maga o restare se stessa. Rimane spaesata come lo spettatore. Senza svelare altro di una serie che va assolutamente vista, possiamo vedere punti in comune con il tentativo di rilancio del genere mecha perpetrato da Evangelion.

Anche qui c’è la ricerca di un pubblico più maturo, la caratterizzazione dei personaggi è meno stereotipata e viene problematizzato ciò che nei titoli storici del majokko spesso viene dato per scontato. Primo tra tutti l’accettazione automatica dei poteri magici da parte della protagonista. Insomma in un contesto più realistico, Bunny (Sailor Moon) avrebbe potuto dire a Luna: “ma perché proprio io devo diventare la paladina della giustizia? Perché dovrei mettere a rischio la mia vita per salvare tutti quanti? Perché non ti rivolgi all’esercito? Dove c’è gente sicuramente più addestrata e competente di me”.

Arrivano le magical girl!!!

Il rilancio del genere Majokko è in procinto di compiere un ulteriore passo avanti. Sta per arrivare nelle fumetterie italiane infatti Magical Girl Spec-Ops Asuka, che vede alla sceneggiatura Makoto Fukami e ai disegni  Seigo Tokiya. In patria il manga viene pubblicato dal 2015 sulla rivista Monthly Gangan, edita dalla Square Enix. In questo titolo il Majokko da sottogenere dello shojo passa al seinen (manga per un pubblico adulto) , potendo quindi avere una maggiore libertà per quanto riguarda i temi trattati, la violenza e l’erotismo. Come in Madoka Magica anche qui all’inizio gli autori ci mettono davanti subito a elementi familiari al genere.

Soprattutto quando vediamo la prima trasformazione della protagonista Asuka (nome in codice Rapture), nel corso della quale delle fasce luminose si stringono attorno al suo corpo formando un costume sgargiante (da maid) apparentemente poco adatto al combattimento. Una citazione di Sailor Moon che difficilmente può passare inosservata.

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Anche qui troviamo altre dimensioni che interagiscono con la terra. Quello dei dias, entità malvagie che vogliono invadere la terra per prendere dagli umani l’energia vitale di cui hanno bisogno, e il Mondo degli Spiriti, entità benigne che arrivano in soccorso dei terrestri donandogli le armi per contrastare i dias. Tali armi sono le magical girl, giovani e belle ragazze che grazie a oggetti magici riescono a trasformarsi in potenti guerriere dotate di letali armi bianche e da fuoco.

Qualcosa di simile avevamo letto in Sailor Moon, dove i Dark Kingdom, con a capo la Queen Beryl e quattro generali, voleva invadere la terra per rubare agli umani l’energia vitale. Ma la guerra contro i dias è solo un preambolo in Spec-Ops Asuka, visto che la storia vera e propria inizia tre anni dopo. Quando le cinque magical girl leggendarie, a cui l’umanità deve la sopravvivenza, erano tornate nei rispettivi eserciti dei loro paesi.

La principale differenza con i titoli che hanno preceduto questo nuovo majokko sta proprio in questo. Le guerriere non agiscono nell’ombra, gli esseri umani sono coscienti della loro esistenza e della minaccia che incombe sul loro pianeta. Un po’ come succede con i super eroi americani o negli shonen My hero Academia e One-Punch Man (che in parte al fumetto supereroistico americano si ispirano)

Le Magical Girl sono inoltre, in tutto e per tutto, soldati che prendono ordini dalle istituzioni. Asuka fa parte dell’Unità per lo sviluppo delle operazioni delle magical girl, Squadra M. Di cui oltre a lei fa parte anche l’amica nonché magical girl Kurumi (nome in codice War Nurse) e alcuni umani muniti di armi adatte a contrastare la magia. Le istituzioni non vengono certo viste sotto un’ottica positiva, alcune volte sembrano paralizzate da burocrazia e corruzione.  In alcuni casi sembra di rivivere le scene tragicomiche della politica giapponese descritta in Shin Godzilla, film diretto da Hideaki Anno. In cui tra codardia e burocrazia, si perde tempo permettendo al mostro di evolversi e divenire invincibile. Oppure possono venire in mente gli scenari apocalittici di Akira, il manga capolavoro di Katsuhiro Otomo, in cui neanche a un passo dal collasso totale si ferma l’ingordigia della corruzione di Neo-Tokyo.

Personaggio tra i più carismatici è quello del capo della squadra M, nonché tutore di Asuka, Izuka.  Paterno con i suoi sottoposti, rappresenta l’uomo forte che si prende la responsabilità delle proprie azioni.

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A tratti quasi horror, in Spec-Ops Asuka vi sono pochi freni alla violenza. Il lettore assisterà a cruenti combattimenti, amputazioni e torture. Queste ultime perpetrate da tutte le parti in campo. Segno che la guerra viene descritta nel manga così come è, in tutta la sua ferocia e ingiustizia. Ci sono buoni e cattivi ma, nessuno si può permettere di essere troppo buono.

Dopo la prima guerra contro i dias, il nuovo nemico con cui le magical girl dovranno confrontarsi sarà un’oscura organizzazione terroristica i cui intenti rimangono oscuri. Così come avvolta nel mistero è l’identità di tale organizzazione. Anche il terrorismo internazionale, nel manga, viene descritto in modo tristemente realistico. Mentre i capi infatti rimangono nell’ombra, le pedine che vengono mandate in prima linea sono raccolte dagli strati più bassi della società. Gente che vegeta nella disperazione. Come un bambino soldato in Africa, abbandonato morente dai suoi compagni.

Oppure come kisato, costretta su una sedia a rotelle e sottomessa a un padre violento che voleva farla prostituire. Tali dinamiche purtroppo le leggiamo anche nella cronaca quotidiana. L’arruolamento, o comunque la fascinazione da parte di persone appartenenti agli strati più bassi della società alle folli ideologie del terrorismo è una realtà della nostra contemporaneità.

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Ad  Asuka e Kurumi si uniranno altre magical girl, che come loro hanno fatto parte delle leggendarie cinque. L’americana Mia (Juste Cause) e la russa Tamara (Phoenix), ognuna con stili di combattimento e armi diverse che entrano bene in combo durante gli scontri. È presente anche l’elemento romantico come in ogni majokko che si rispetti, anche se in questo sarà un romanticismo saffico.

Nonostante tutto la serie rimane piena di momenti comici e leggeri. Anche grazie all’avvenenza delle magical girl e al generoso fan service che gli autori donano ai lettori. Le protagoniste appaiono come guerriere dalle curve mozzafiato e gli abiti succinti, tanto da ricordare personaggi come Revy di Black Lagoon o le spadaccine di Akame ga Kill. Elementi questi indispensabili per alleggerire un manga, che altrimenti potrebbe risultare troppo cupo. Quindi ogni volta che leggerete scene troppo forti ricordate che presto le ragazze torneranno a rilassarsi in spiaggia.

Andrea Torrente
A 5 anni vidi una puntata di Doraemon sulla mitica Super3, incuriosito dalle strane usanze dei personaggi iniziai a fare mille domande sul Giappone ai miei genitori, che sentenziarono: "vedi come è curioso, ora ci tormenta col Giappone mentre domani se lo sarà già dimenticato". Sono passati veramente tanti anni e oggi mi ritrovo con un santuario shintoista in giardino, pratico lo Zen, vado in Giappone almeno una volta l'anno, divoro manga e anime manco fossero patatine. Grazie alla varietà di temi trattati dal fumetto giapponese, lentamente ho esteso le mie letture anche ai fumetti americani e italiani. Mi sono laureato tre volte con tre tesi rigorosamente sulla nona arte e so cucinare degli ottimi takoyaki