Storia e gloria di Monster Allergy, il fumetto Disney che ci ha guidato nella crescita

Monster Allergy inizia così: “Questa è Bigburg, una di quelle città che non si fermano mai. La vita va talmente di fretta che anche il tempo è eternamente in ritardo. Ma se tutta questa gente provasse a rallentare il passo… Scoprirebbe quello che passa inosservato. Un altro mondo fatto di cose strane e preziose…”. Così parte una delle serie a fumetti più importanti degli ultimi decenni, che non potete non conoscere. Così, attraverso queste didascalie (magistralmente scritte da Francesco Artibani), si entra piano piano nel mondo di Bigburg. Così la sensazione che le cose siano molto più di quello che appaiono, che qualcosa si nasconda nell’ombra, comincia a farsi largo nei nostri cervelli. I disegni di Alessandro Barbucci completano il quadro mostrandoci prima l’intera metropoli dall’alto sfruttando una grande vignetta. Dopo, ci guidano per le strade seguendo le tribolazioni di un insetto mentre le inquadrature si restringono, quasi all’improvviso. Stiamo facendo il nostro ingresso in un altro mondo, adesso è evidente. Stiamo lasciando il nostro grigio mondo per sprofondare dentro quello di Monster Allergy.

Monster Allergy

Monster Allergy debutta ufficialmente il 13 ottobre del 2003 con la storia intitolata La casa dei mostri. A realizzarlo troviamo tutti i demiurghi del progetto: Francesco Artibani, Katja Centomo, Alessandro Barbucci e Barbara Canepa, per un albo che vuole essere fin da subito una dichiarazione d’intenti. Nelle primissime battute, come abbiamo visto, offre una riflessione per nulla scontata sulla frenesia della vita moderna (anzi, da “adulti”). Ci esorta a guardare oltre all’apparenza per scoprire la vera essenza delle cose, di prenderci il tempo necessario per scoprire ed apprendere. In poche parole: ci dice di crescere, ma senza avere fretta di farlo. Quale migliore messaggio per una serie che punta, esattamente come vogliono i suoi creatori, a rivolgersi ai pre-adolescenti e al pubblico più giovane, occupato ad affrontare i cambiamenti più drastici delle loro vite? Nessuno. E infatti il primo albo di Monster Allergy riesce a cogliere la sensibilità dei ragazzi in maniera non comune, affrontando un argomento delicato.

E non sarà certo l’unico. Nel corso di 29 esaltanti numeri, usciti dal 2003 al 2006, Monster Allergy tratta i temi più disparati. Il tutto con un solo obiettivo: offrire un fumetto di qualità  fatto per intrattenere, divertire ma soprattutto per essere una bussola, una guida per i suoi lettori.

Monster Allergy: andare oltre le apparenze

L’inizio, in questo caso, è ancora più emblematico: veniamo guidati del quartiere di Oldmill Village, il più antico di Bigburg, là dove “il passato non svanisce mai veramente” e seguiamo il trasloco di una nuova famiglia. Elena Patata ha 10 anni e si è appena trasferita lì con i suoi genitori: un padre affettuoso che dirige un supermercato e una madre brillante, in dolce attesa. Sta lì a leggere un fumetto in compagnia del suo gatto Sfruscio, quando suonano alla porta. Sono Patty e Tatty, due petulanti ragazzine della zona (un po’ pettegole, si dice) che sono venute a darle il benvenuto. La strana coppia si presenta con un vassoio di frittelle e qualche chiacchiera, tra cui c’è anche una lista del vicinato con le “Persone okay… quelle così così… e quelle decisamente da evitare!”. Peccato che sul foglietto delle persone da evitare ci sia un solo nome: Zick. “È un tipo svitato!”, “È davvero strano!” rispondono in coro Patty e Tatty. Elena, emozionata, replica con un secco “A me invece sembra un tipo interessante!”, provocando la reazione sdegnata delle due, che si allontanano a gambe levate.

Monster Allergy

Allora, Elena decide di conoscere “casualmente” Zick facendo incontrare il suo gatto con quello del vicino. Ovviamente non può sapere che quello non è un gatto, ma un tutore stellato che risponde al nome di Timothy-Moth. E non può sapere che il suo compito è quello di fare da guardia ad un gruppo di mostri invisibili esiliati dalla città sospesa di Bibbur-Si per dei crimini “orrendi”. Così come, naturalmente, non può sapere che lo stesso Zick è uno di loro, un mostro appartenente alla categoria dei Domatori, che si distinguono per le loro sembianze umane. Inoltre, possiedono degli incredibili poteri, come quello di controllare e inscatolare creature e vedere i Fantasmi. Elena non immagina neanche che quello sarà il gesto che cambierà per sempre la sua vita. E lo ha fatto senza esserne consapevole, solamente perché era intrigata all’idea di conoscere il ragazzo messo al bando dalla società, ritenuto “strano” e freak. Mette in atto, insomma, quello che Francesco Artibani si augura fin dall’inizio: andare oltre le apparenze, guardare là dove nessuno ha il tempo (o la voglia) di guardare e scoprire nuove realtà. Una lezione mica da ridere, che purtroppo non tutti sembrano aver imparato.

Un fumetto Disney ben poco Disney

“Andare oltre le apparenze” è probabilmente il significato più profondo della serie. La storia gioca costantemente sul dualismo tra quello che la gente vede in superficie e quello che ribolle al di sotto, non solo perché il mondo normale coesiste con quello “invisibile” dei mostri, ma anche a livello tematico. Capita così che in Monster Allergy un ragazzino malaticcio, sfigato e cupo scopra di avere straordinarie capacità e diventi il più coraggioso degli eroi, che un bulletto di quartiere sia in realtà un timido ragazzo balbuziente, che dietro la figura di un noto industriale si nasconda un mostro malvagio o che una zia benestante sia una strega con un registratore di cassa al posto del cuore. Aspetti, questi, che sembrano distanziare Monster Allergy non solo dalla maggior parte della concorrenza da edicola, ma specialmente dei prodotti a marchio Disney, di cui teoricamente è l’ideale prosecutore.

Fumetto DisneyMonster Allergy, come abbiamo detto, debutta ufficialmente nel 2003. Non si tratta tuttavia di un fulmine a ciel sereno, bensì di una pubblicazione perfettamente coerente col periodo editoriale in cui è stata ideata. Infatti, quelli sono gli “anni ruggenti” dei fumetti per pre-adolescenti che, principalmente sotto l’ombrello della Disney, aggrediscono il mercato italiano intercettando gli appetiti di una larga fetta di pubblico, composta da ragazzi e ragazze desiderosi di letture in grado di rivolgersi a loro da pari a pari. Sono gli anni di W.I.T.C.H., di Mickey Mouse Mistery Magazine, di X-Mickey a cui poi ne seguiranno altri come Kylion. Un’epoca in fermento, definita da molti un’epoca d’oro della Disney in Italia, finita forse troppo presto a forza di battaglia legali, imposizioni editoriali e interessi che poco hanno a vedere col fumetto. Un’epoca fatta da luci e ombre che però ha avuto un merito indiscutibile: educare un’intera generazione a leggere dandogli loro prodotti capaci di svicolare dai canoni dominanti e di andare incontro ai gusti di un pubblico nuovo.

Un periodo nato nel 1996 con quella che a conti fatti può essere considerata la prima pietra di una rivoluzione: l’esordio di PKNA, la serie dedicata a Paperinik/Pikappa, diventato un supereroe a tutti gli effetti e non uno scalcinato paladino di provincia. E, non a caso, proprio su PKNA si fanno notare Francesco Artbani e Alessandro Barbucci, due dei demiurghi di Monster Allergy.

Monster Allergy FumettoMonster Allergy è dunque figlio di una particolare stagione creativa, Disney in particolare, forse irripetibile, ma tra tutti è il prodotto più maturo, che ha avuto un’eredità ancora oggi viva e tangibile. Se infatti il successo di W.I.T.C.H. e delle altre iniziative è durato poco, oppure è sopravvissuto abbastanza per trasformarsi in qualcosa di completamente diverso, Monster Allergy ha avuto la fortuna di essere breve, indimenticabile e, fin da subito, diverso. Venne ideato dai già menzionati Artibani, Barbucci, Centomo e Canepa tramite la Red Whale, una società (fondata proprio da Artibani e Centomo) che doveva consentire agli autori di gestire autonomamente i diritti delle loro creazioni. Dunque la serie, che come W.I.T.C.H. voleva presentare personaggi e ambientazioni inedite da quelle Disney, nacque fin da subito sotto una stella più luminosa, con i creatori che ne gestivano ogni aspetto editoriale e percepivano i diritti delle vendite. Per la prima volta in Italia, i matti gestivano il manicomio e questo permise a Monster Allergy una libertà creativa straordinaria, un’autogestione che, unita ad una forte dose di sperimentazione e di improvvisazione, la fece apparire come qualcosa di unico.

A certificare questa sua natura diversa, Monster Allergy fu inizialmente gestita da Disney attraverso l’etichetta Buena Vista Comics, una branca della ben più nota Buena Vista International che fino al 2007 si è occupata di distribuire nel mondo i prodotti dell’azienda di Topolino.

Monster Allergy: un fumetto italiano moderno

Una prima conseguenza di questa libertà creativa fu quella di inserire nella seria tutta una serie di tematiche che fino ad allora non erano mai state trattate nei fumetti. Esattamente come in W.I.T.C.H., in Monster Allergy sono presenti elementi che difficilmente, per ragioni di canone ma non solo, avrebbero trovato spazio nelle pubblicazioni Disney. Ad esempio, fin da subito vediamo che la madre di Elena è incinta, cosa assolutamente rara nei prodotti per i più giovani, mentre quella di Zick è una vedova appena trentacinquenne sempre allegra e spiritosa, mentre del padre si sa che è andato disperso in una spedizione in Amazzonia. E non è finita: in Monster Allergy si parla tranquillamente della morte, i Fantasmi Bianchi e gli Spiriti Neri stanno lì a ricordarcelo continuamente, si menziona la crudeltà sugli animali (fin dal primo episodio), si mette in ridicolo la stupidità e l’invidia e si discute della solitudine, oltre che della difficoltà di accettare i cambiamenti della vita.

E, a volte, questi temi vengono affrontati con delle sfumature davvero poetiche, indimenticabili. Basti pensare alla vicenda legata a Charlie Schuster, l’amico di Elena che segue lei e Zick per un intero albo e alla fine si scopre essere un amico immaginario della piccola Patata, creato dalla sua fervida immaginazione e che Zick poteva vedere grazie ai suoi poteri.

Fumetto DisneyTutto queste scelte sono coerenti nell’idea di sintonizzarsi con la sensibilità dei ragazzi più giovani, di creare un mondo all’apparenza realistico in cui avrebbero potuto tranquillamente riconoscersi. All’apparenza, perché non dobbiamo dimenticarci che Monster Allergy ondeggia tra la realtà di ogni giorno e le avventure vissute in un mondo invisibile abitato da mostri, creature malvagie, antiche armerie, nemici terrificanti, draghi e tanto altro ancora. Elementi, questi, che a volte danno alla serie delle fortissime sfumature horror e altre volte contribuiscono ad un umorismo dilagante, altre ancora lo fanno somigliare ad una sorta di urban fantasy a fumetti in anticipo sulla moda che avrebbe visto, da lì a poco, questa forma narrativa primeggiare. In 29 numeri, tuttavia, Monster Allergy ha continuato nella sua missione, seppur con alti e bassi e nuovi cambi creativi, di fornire una bussola ai giovani lettori per affrontare le sfide della crescita.

Ed è per questo che gli stessi lettori non lo hanno dimenticato e hanno risposto presente quanto Tunuè ha scelto di pubblicare l’episodio conclusivo della serie, il famoso numero 30 mai realizzato (lo trovate qui, casomai ve lo siate perso). Non solo: Tunuè ha poi deciso di continuare la serie rinnovandola come prodotto pensato per la libreria. Si tratta di una nuova ripartenza a tutti gli effetti, chiamata “Monster Allergy: Evolution“. I protagonisti sono sempre Zick ed Elena ma, coerentemente con la loro storia, adesso sono cresciuti e frequentano l’università. Esattamente come i lettori di un tempo, adesso diventati grandi. Monster Allergy dunque, dopo averli guidati nell’adolescenza, ha scelto di fare la stessa cosa nella vita adulta.

Elia Munaò
Elia Munaò, nato (ahilui) in un paesino sconosciuto della periferia fiorentina, scrive per indole e maledizione dall'età di dodici anni, ossia dal giorno in cui ha scoperto che le penne non servono solo per grattarsi il naso. Lettore consumato di Topolino dalla prima giovinezza, cresciuto a pane e Pikappa, si autoproclama letterato di professione in mancanza di qualcosa di redditizio. Coltiva il sogno di sfondare nel mondo della parola stampata, ma per ora si limita a quella della carta igienica. Assiduo frequentatore di beceri luoghi come librerie e fumetterie, prega ogni giorno le divinità olimpiche di arrivare a fine giornata senza combinare disastri. Dottore in Lettere Moderne senza poter effettuare delle vere visite a domicilio, ondeggia tra uno stato esistenziale e l'altro manco fosse il gatto di Schrödinger. NIENTE PANICO!