Le scarpe magiche di Mr McCarthy

Proprio quando pensi che stai per vedere il solito film con Adam Sandler, la bottega si dimostra davvero magica e lo trasforma in una pellicola diversa dal solito, persino piacevole da guardare.

Ma facciamo un dietrofront. Scopriamo che Mr. Cobbler è uscito negli Stati Uniti due anni fa, e che non era ancora arrivato in Italia, perché l’incredibile flop di incassi ottenuto al box office americano ha presumibilmente indotto i distributori nostrani a non puntare sul prodotto, nonostante qui siamo spesso propensi a degustare qualità scadente.

Allora perché proporlo proprio adesso? La risposta sta nel cast tecnico. Continuando la nostra analisi, ci accorgiamo infatti che il regista (ed anche sceneggiatore) di questa pellicola altri non è che il premio Oscar de Il caso Spotlight, ovvero Thomas McCarthy.
Sì, avete capito bene, proprio lui.
Quindi ecco che scopriamo anche perché questo film non ci dispiace.
Ma come si fa a passare improvvisamente da opere discrete e senza troppe pretese, come questa o come le precedenti, a scrivere e dirigere uno dei più grandi capolavori degli ultimi anni, come Spotlight?
Non è questa la sede adatta per addentrarci in simili questioni, ma vale la pena senza dubbio porci la domanda. La risposta resta un mistero: è anche questo il bello del cinema.

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Mr Cobbler e la bottega magica è una dark comedy leggera, in cui il protagonista, Max Simkin (Adam Sandler) è un calzolaio che ha ereditato il negozio del padre, proseguendo una dinastia che mantiene la professione da 4 generazioni. Max è un uomo depresso e frustrato, che vive solo con la madre, la quale ormai è andata persino fuori di testa poiché il marito li ha abbandonati, sparendo nel nulla da diversi anni. Improvvisamente, in questa grigia esistenza, si accende una luce. Max scopre di avere nel suo magazzino la vecchia cucitrice di famiglia, strumento che si rivela magico. Quando un paio di scarpe viene riparato da questo macchinario, chiunque le indossi si trasforma nel proprietario delle stesse. Questa incredibile rivelazione stravolgerà ovviamente la vita del protagonista.

L’idea ci piace, e solletica la nostra fantasia.
Inizialmente non sappiamo quale piega possa prendere la vicenda, ma il regista è abile nel seminare indizi possibili e rivelatisi poi illusori, in modo da fornirci una serie di percorsi verso i quali il nostro istinto di spettatore ci trascina, senza necessariamente imboccare il sentiero giusto.
Il trucco è tutto qui. Per rendere godibile ed interessante una pellicola leggera sono necessari, oltre allo spunto avvincente, come nel caso della cucitrice magica, una serie di diversivi che ingannino il pubblico. La bottega di Mr. Cobbler ne è piena, soprattutto nelle prime fasi del film, pur senza affidarsi agli imbrogli. Il personaggio di Max Simkin è così impersonale e poco affascinante, da risultare ambiguo ed indecifrabile. Non sappiamo dove possa andare a parare, perché conosciamo talmente poco di lui che ci risulta difficile prevedere come abbia intenzione di sfruttare questo improvviso superpotere.
Ovviamente non si tratta di un thriller e non c’è suspense, per cui McCarthy inizierà ben presto ad alleggerire questo aspetto e a fornirci una visione completa di ciò che sarà Mr Cobbler e la bottega magica, pur riservandoci un finale inatteso.

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E’ proprio quando il plot inizia a delinearsi, che il terreno comincia a scricchiolare. Adam Sandler non si dimostra abile nel saper gestire il carico di un film sopra gli standard a cui ormai è abituato, e l’impaccio con i quali Simkin è costretto a fare i conti nella vita quotidiana, fa il paio con quello dell’attore in vesti evidentemente così pesanti da impedirgli i giusti movimenti.
La trama si snocciola in maniera dilettevole pur se a tratti confusionaria, e la cucitrice di McCarthy prova a rattopparla alla bell’e meglio, così alla fine il prodotto calza; magari la misura è un po’ troppo larga, ma quantomeno può camminare senza fastidi.

Insomma, Mr. Cobbler convince a metà, assestandosi come un film da sabato pomeriggio, o poco più. Non vi aspettate grandi risate, perché se è vero che con Sandler di solito non si ride nemmeno quando si dovrebbe, stavolta i denti stretti non sono neppure previsti dal copione.
Alla fine restiamo con un grosso dubbio: di quale regista erano le scarpe indossate da McCarthy mentre girava Il caso Spotlight?

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.