Breve storia dell’emancipazione delle spalle dei supereroi, ovvero di quando Robin smise di essere Robin e divenne Batman.

Tutti prima o poi hanno bisogno di un aiuto, persino il più forte dei campioni, ed è proprio nel momento del bisogno che gli eroi possono contare su preziosi alleati, compagni che restano nell’ombra e li supportino nell’azione, che li accompagnino in avventure e disavventure, che si facciano carico di parte del peso che implica essere un protagonista senza mai assumerne il ruolo.

Per essere il più chiari possibili, possiamo affermare che senza Jesse Pinkman, Walter White non sarebbe mai diventato Heisenberg. Senza Han Solo che abbatte il TIE di Darth Vader, Luke Skywalker non sarebbe mai riuscito a distruggere la Morte Nera. Senza Groucho, Dylan scorderebbe sempre la pistola. Senza Sam, Frodo si sarebbe tenuto l’anello.


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La figura del co-protagonista, dell’aiutante, della spalla, del sidekick o in qualsiasi modo lo si voglia chiamare, ha origine con la nascita stessa della narrazione, ma oggi a noi interessa in particolare la figura di Robin, il ragazzo meraviglia, e il ruolo che esso ha ricoperto nell’evoluzione delle spalle dei supereroi, un ruolo di cruciale importanza che inizia già nel momento in cui viene soltanto pensato dalle menti degli autori.

Era il lontano 1940, quando Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson si ritrovarono di fronte ad un problema: le storie di Batman erano troppo cupe e violente, il personaggio infatti era solito fare uso di armi a fuoco e non si faceva troppi scrupoli nell’uccidere i suoi avversari. Inoltre, le vendite del fumetto erano buone, ma i giovani, uno dei target princiapli, non erano interessati alle vicende di un detective vestito da pipistrello gigante.

I tre ebbero quindi un idea destinata a fare la storia, e nel numero 38 di Detective Comics, introdussero Richard “Dick” Grayson, il primo Robin. A quei tempi molti supereroi avevano una spalla, qualcuno che li aiutasse nel difficile compito di salvare il mondo; Robin però era diverso da tutti loro, lui era un ragazzino di soli tredici anni che combatteva il crimine indossando una maschera, e senza paura si gettava in situazioni pericolose uscendone vincitore.

L’intuizione di creare un aiutante adolescente fu dovuta a molti fattori, uno su tutti quello di riportare sulle pagine di Detective Comics i giovani lettori, inserendo un personaggio con cui empatizzare e immedesimarsi. Robin serviva però anche come peso da aggiungere alla bilancia per equilibrare i toni della serie, ed è per questo che vennero scelti colori sgargianti che contrastassero con l’abbigliamento di Batman. La contrapposizione luce e ombra, il legame dei due personaggi accomunati dallo stesso triste fato e la sinergia nell’azione, l’adulto che insegna al ragazzino come fare l’eroe, tutti questi fattori portarono ben presto il Dinamico Duo al successo, e un riscontro così positivo fece gola a molti.

Batman e Robin lanciarono una specie di nuova moda all’interno dei vari universi supereroistici, da quel momento molti eroi avrebbero avuto un giovane partner al proprio fianco, ed è così che nacquero personaggi come Kid Flash, Bucky e tanti altri.

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Purtroppo, la fama non porta sempre a situazioni positive. Con l’aumento della popolarità dei supereroi, aumentarono anche le critiche mosse nei loro confronti, e in particolare, lo psichiatra Fredric Wertham pubblicò nel 1954, il saggio “La Seduzione Dell’Innocente”, testo che molti conoscono come la causa che portò al Comics Code Authority.
Nel libro, Wertham denunciava i contenuti violenti e scorretti all’interno dei fumetti, e dichiarava come questi contenuti influenzassero i giovani, che quindi si ritrovavano ad emulare tali comportamenti. Le accuse erano rivolte tanto ai fumetti in generale quanto a testate specifiche, e in particolare in una sezione del saggio, lo pischiatra formulò una teoria secondo la quale il rapporto che intercorreva tra Batman e Robin non fosse quello di mentore-allievo o padre-figlio che i fumetti volevano farci credere, bensì i due eroi vennero accusati di essere amanti.

Immaginate lo scandalo che ne conseguì: in una società fortemente bigotta arriva un personaggio popolare, addirittura un medico, che inizia a dire ai genitori che i loro figli leggono un fumetto dove un adulto e un minorenne, entrambi uomini, fanno… quello che fanno. Dopo la pubblicazione de La seduzione Dell’Innocente, i fumetti videro una drastica diminuzione delle vendite, e molti personaggi scomparvero, alcuni finirono nell’oblio, altri vennero ripresi soltanto anni dopo.

Questo evento colpì maggiormente i sidekick, che sicuramente erano personaggi meno popolari rispetto agli eroi che supportavano. Robin anche accusò il colpo, ma la popolarità del ragazzo meraviglia era tale da resistere alle critiche. In molte occasioni si ritrovò addirittura ad oscurare la figura di Batman all’interno dei suoi fumetti e arrivò anche ad ottenere storie in solitaria sulla rivista a antologica Star-Spangled Comics, dove Batman faceva soltanto qualche cameo su alcuni volumi.
Nella grande ciclo della vita, ogni persona prima è destinata a separarsi dal grembo materno e trovare la sua strada e così il ragazzo meraviglia decide di dimostrare al mondo che lui può farcela anche senza Batman, e al fianco di Aqualad e Kid Flash, anche loro ex-spalle, fonda i Giovani Titani.

L’idea alla base dei Giovani Titani, o Teen Titans, era quella di formare un supergruppo di eroi per dare ancora più risalto ai lettori più giovani, in un mondo in cui il fumetto supereroistico è dominato da figure di adulti in calzamaglia. Questi giovani eroi devono approcciarsi al mondo dei grandi, mostrare che posso essere degni della definizione di supereroe, devono affrontare scontri e battaglie che li portano crescere e maturare per trovare infine il loro posto nel mondo.

Per molti eroi infatti, quello dei Teen Titans è stato una sorta di tirocinio, basti pensare a Cyborg, che ora milita all’interno della Justice League di cui ha addirittura assunto il comando per un certo periodo, oppure agli ex-ragazzini che non sono riusciti, o non hanno voluto, entrare nella Lega della Giustizia e che divenuti troppo grandi per l’apellativo “Teen”, hanno formato i Titans. Come abbiamo detto sopra, l’introduzione di un giovane eroe fu rivoluzionaria per il mondo del fumetto, e ancora di più lo fu la sua emancipazione. I giovani non erano più considerati ruote di scorta o bambini da proteggere. Anche loro potevano essere degli eroi. Fu grazie a questo cambio di mentalità che nacquero moltissimi supereroi adolescenti, uno su tutti Spider-Man.

Tornando a Robin invece, sappiamo bene come il tempo all’interno dei fumetti scorra in modo strano, e così ci ritroviamo ben presto difronte ad un Dick Grayson non più adolescente, che frequenta il college e che ormai si è lasciato Batman completamente alle spalle.
Per sancire la definita separazione dal suo mentore, Dick appende il mantello da Robin al chiodo per un costume decisamente più pratico ed assume l’identità di Nightwing. Il suo ruolo di sidekick verrà occupato da un nuovo Robin, Jason Todd. In seguito, per rafforzare il concetto che Dick Grayson ormai è un eroe a tutti gli effetti, interverrà il ciclo Figliol Prodigo, seguito diretto di Knightfall in cui Bane spezza la schiena a Bruce Wayne, e dove per proteggere Gotham, Dick Grayson indosserà mantello nero e elmetto da pipistrello divenendo il nuovo Batman.

Nightwing non è ovviamente l’unico eroe ad aver preso, seppure temporaneamente, il ruolo dell’eroe che lo ha cresciuto, ma il suo è sicuramente il percorso più lungo ed iconico tra tutti coloro che hanno fatto strada nel competitivo mondo del supereroismo.Nonostante tutto questo successo in passato, facendo oggi un giro per le fumetterie e sfogliando i più disparati volumi dedicati agli universi supereroistici, non troveremo mai, con le rarissime e dovute eccezioni, la figura del sidekick.

Nella Golden Age del fumetto, il ruolo del sidekick serviva per introdurre nelle storie quei personaggi che difficilmente sarebbero stati accettati come protagonisti. Parliamo in generale delle minoranze, come personaggi di colore, stranieri o femminili. Come cambia la società, così cambia il modo di intendere il fumetto, e mentre con il passare del tempo le minoranze fanno sempre più capolino sulle copertine, così il ruolo di spalla viene superato e rimpiazzato, in favore di quello che, supereroisticamente parlando, oggi chiameremo Team-Up, dove due personaggi interagiscono e si aiutano a vicenda in un rapporto paritario, senza che nessuno prevalga sull’altro.

Mattia Alfani
Nato a Pescara nel'94 e diplomato in sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics, dice di essere un grande appassionato di fumetti, videogiochi, cinema e serie tv, ma in realtà adora tutto ciò che è in grado di raccontare una storia, anche un semplice sasso. Ancora meglio poi se queste storie sono fantasy, horror o supereroistiche. Attualmente è alla ricerca della sua strada, saltando tra un università e l'altra, e nel frattempo da sfogo alle sue passioni scrivendone e condividendole su internet. Il suo modello di riferimento è il Dottore. Critico di natura ma non di professione, vorrebbe un mondo tutto suo, ma per ora si accontenta di quelli nei fumetti.