Un sequel che non riesce a correggere gli errori del passato

Nel 2013 (2011 in Giappone), in quell’ultimo periodo eccezionale di Playstation 3, Level-5 pubblicava Ni No Kuni: La Minaccia della Strega Cinerea. Il gioco era realizzato in collaborazione con Studio Ghibli, mica pizza e fichi, e lo Studio mise faccia e cervelli a disposizione di Level-5 per trasporre in videogioco la sua peculiare poetica. Il risultato, nonostante il successo che ebbe, fu un prodotto assolutamente incredibile sotto il punto di vista audiovisivo, ma claudicante sotto il profilo ludico, mettendo in scena una storia dimenticabile e un gameplay non particolarmente brillante. Ni No Kuni 2: Il Destino di un Regno, soffre per sommi capi degli stessi problemi, portando però un sistema di combattimento meno tedioso grazie alla sua rapidità, ma perdendo d’altra parte quell’effetto “Wow” che aveva avuto il primo episodio grazie ad un aspetto grafico che, per la prima volta, lo faceva effettivamente sembrare un cartone animato in movimento. Ni No Kuni 2, peraltro, perde anche la collaborazione di Studio Ghibli, nonostante siano rimasti in partita Joe Hisaishi, storico compositore di Miyazaki (ma anche di Kitano, tanto per citare un altro big) e  Yoshiyuki Momose, animatore Ghibli; Ni No Kuni 2 perde quindi l’ufficialità del supporto da parte di Studio Ghibli, ma non perde tutti i talenti del mondo dell’animazione che avevano partecipato al primo episodio. Basterà a renderlo un capolavoro? (spoiler: no).

Roland è il presidente di uno stato a noi contemporaneo che si sta dirigendo a un incontro diplomatico. Durante il tragitto rimane vittima di un attacco missilistico, e si trova misteriosamente trasportato in un mondo parallelo, quello dove il gioco è ambientato, alla corte di Evan, di un giovane sovrano. Proprio nel momento dell’arrivo di Roland si sta consumando un colpo di stato, che vedrà Evan deposto dal suo trono all’inizio, e poco dopo fondatore di un nuovo regno. La storia di Ni No Kuni 2 è molto schematica: Evan non vuole indietro il suo trono, ma vuole firmare un trattato con tutti i regni del suo mondo per portare la pace e l’armonia tra le varie razze, in modo che ognuno possa sorridere ed essere felice. Detto così suona come una cosa bambinesca, e di fatto lo è. Dipendentemente dalla sensibilità di ognuno, potete trovare questo tipo di storie poco impegnate, ricche di buoni sentimenti e di eroi puri di cuore più o meno fastidiose, o magari apprezzarle come un bel tuffo nel passato, un ritorno a quei JRPG “sinceri” e in qualche modo spensierati. Io le trovo normalmente fastidiose, e anche molto, perché preferisco qualcosa di un po’ più denso degli sproloqui sulla bontà e l’amore universale tipici di questo tipo di JRPG. Beh, il più grande merito di Ni No Kuni 2 è proprio questo: non far pesare al giocatore più intollerante rispetto a questa valle di sdolcinatezze, luoghi comuni e dialoghi infantili l’impostazione bambinesca di tutta l’opera. Il tono fiabesco e la leggerezza riescono a far soprassedere spesso e volentieri alla pochezza e la superficialità di discorsi che teoricamente dovrebbe avere come contenuto la “politica”, i rapporti tra stati, ma che nella pratica hanno una profondità nulla, come se effettivamente stessimo ascoltando un bambino parlare della guida di un regno. Che poi è la trama del gioco, in effetti. Certo, questo non vuol dire che a volte non cadranno le braccia, ma in linea generale l’impostazione da fiaba di Ni No Kuni 2 vi farà accettare le banalizzazioni e i discorsi da quinta elementare.

Non è certo tutto oro quello che luccica, perché se da una parte il gioco riesce a farci passare sopra ai discorsi infantili, dall’altra parte troviamo dei personaggi stereotipati al limite, colpi di scena prevedibili e citofonati e, complessivamente, una storia che saprete benissimo come si evolverà dopo pochissime ore gioco. Riguardo i personaggi, il lavoro svolto è quantomeno pessimo. Passi lo stereotipo, che siamo purtroppo abituati a vedere in qualsiasi JRPG che non punti un pochino più in alto, ma in Ni No Kuni 2 non solo manca l’approfondimento e la caratterizzazione, manca proprio lo spazio necessario che deve essere lasciato ai comprimari. Quelli che potremmo dire i protagonisti, Roland e Evan, non sono a loro volta approfonditi, ma il fatto di vederceli sempre davanti agli occhi quantomeno fa ricordare che esistono. C’è stato un momento, intorno all’ottavo capitolo del gioco, in cui è tornato a schermo un personaggio che, teoricamente, dovrebbe essere fondamentale, e ho pensato “Ah è vero, si era unito al gruppo anche lui”. Lo avevo semplicemente dimenticato, tanto poco peso aveva nell’economia del gioco, nonostante il suo ruolo teorico non fosse così di poco conto. Il problema dei personaggi, mi ripeto, non è che siano dei cliché, così come non è che hanno la profondità di una buca nella sabbia. Non voglio dire che debbano bucare lo schermo, ma che almeno non siano totalmente indifferenti al giocatore sembrerebbe il minimo. Vanno bene le storie che non vanno da nessuna parte, vanno bene gli eroi sempre con il sorriso totalmente sconnessi dalla gravità delle situazioni, e va bene anche un cast che fa discorsi banali su argomenti che in realtà sarebbero ben più spessi se trattati, non dico come meriterebbero, ma almeno permetteteci di affezionarci a qualcuno. Perché in Ni No Kuni 2 questo non succede, e come vi hanno detto quando qualcuno vi ha fatto un torto o il vostro partner vi ha tradito, l’indifferenza è peggio dell’odio.

Ora che vi ho raccontato dei punti di forza e debolezza dell’aspetto narrativo di Ni No Kuni 2, è arrivato il momento di parlare di come si gioca l’ultimo lavoro di Level-5, e anche qui le luci non riescono a dissipare bene tutte le ombre. Ni No Kuni 2 è un JRPG con combattimenti piuttosto action, che ricordano gli ultimi Tales Of… Si aggiungono a queste fasi canoniche delle battaglie campali e la gestione del regno. Le due cose sommate non possono che riportare alla mente Suikoden, per i più vecchi di noi. Quello che sembra aver voluto fare Level-5, complessivamente, è realizzare un JRPG estremamente classico nell’esplorazione, tanto che vediamo il ritorno di una world map che tanto ricorda quella dei vecchi Final Fantasy, con tanto di personaggi chibi, che fa da raccordo a città e dungeon, con nemici visibili su schermo e materiali raccoglibili in giro per la mappa. L’esplorazione dei dungeon è a sua volta molto old school, non fosse per i nemici visibili e ingaggiabili in battaglia senza alcuna schermata di caricamento, affrontabili nel posto esatto dove sono stati incontrati. Questo mi porta a parlarvi proprio del battle system, in potenza interessante, ma in atto massacrato da un livello di difficoltà che definire inesistente è eufemistico.

Il giocatore è in controllo di uno solo dei tre personaggi attivi, e può passare da uno all’altro con la pressione di un tasto. Ognuno di questi ha abilità e armi peculiari, e le armi equipaggiate possono essere cambiate in qualsiasi momento per caricarle e renderle più potenti. Sempre molto agevole è il sistema di attacchi speciali, richiamabili tramite la pressione del grilletto destro. Sul campo ci sono poi i cioffi, delle buffe entità elementali che possono essere portate in battaglia e che hanno delle abilità che vanno attivate avvicinandosi a loro sul campo. A questo si somma la possibilità di parare e schivare, e un sistema di attacco leggero/attacco pesante che permette di costruire combo. Bene, direte voi, ce n’è di carne al fuoco, ed è vero. Peccato che avete già mangiato. Ni No Kuni 2 non vi chiede mai di sfruttare tutte queste cose in favore della pressione casuale dei tasti di attacco fino alla comparsa della scritta vittoria, perché tutto è estremamente facile. Per darvi un’idea, utilizzando bene il sistema di combattimento, sono riuscito ad abbattere boss di 20 livelli superiori rispetto al mio party. In uno di questi scontri, favorevole l’ampia zona di combattimento, mi sono ritrovato con un solo personaggio ancora in piedi e zero oggetti di cura, ma qual è il problema, se ci sono i cioffi che basta attivare e continuano a fare danni? Un gran peccato, perché il potenziale c’era, con un sistema di combattimento estremamente più rapido e potenzialmente più soddisfacente rispetto a quello del primo episodio.  Peccato che alla teoria non sia seguita adeguatamente la pratica.

Passiamo quindi agli altri due aspetti caratteristici di Ni No Kuni 2, ovvero la gestione del regno e le battaglie campali, iniziando dalla seconda voce per questioni di brevità: si tratta di combattimenti che, nelle intenzioni, vorrebbero essere strategici, ma di fatto soffrono dello stesso problema dei combattimenti canonici del gioco. Sulla world map saremo in controllo di Evan, circondato da quattro gruppi di soldati. Ognuno di questi è equipaggiato con un’arma, sia essa da mischia o a lungo raggio, incasellate in un sistema di forze e debolezze à la “sasso/carta/forbice”. Gli scontri, nonostante esistano roccaforti da conquistare e altri punti di interesse, di fatto si risolvono avanzando contro il nemico mettendogli di fronte unità con equipaggiamento vantaggioso, ritirandosi quando si è in difficoltà per potersi curare, e spendendo al momento giusto le abilità speciali. Come per i combattimenti canonici, niente di particolarmente strutturato o complesso, nonostante l’ottimo potenziale. Quello che invece è un po’ più interessante è la gestione del regno, che funziona in modo similare agli indie game gestionali per smartphone. Il nuovo regno di Evan ha una quantità finita di caselle su cui possono essere costruite delle strutture fisse. Costruite le strutture, il regno produce materiali e denaro, che deve essere reinvestito per costruire nuovi edifici, potenziare quelli vecchi o il regno stesso, o sviluppare ricerche grazie alle quali si ottengono dei benefici durante lo svolgimento dell’avventura, siano essi passivi come un maggior accumulo d’esperienza, che attivi come la possibilità di acquistare miglior equipaggiamento o potenziare le magie e i cioffi. In questo sistema si innesta quello dei talenti, individui peculiari reclutabili tramite sidequest, e necessari a portare avanti il livello del regno, ma anche per poter condurre determinate ricerche. Se da una parte questo aspetto gestionale di Ni No Kuni 2 si dimostra particolarmente interessante e piacevole, data anche la velocità con la quale è possibile tenere tutto sotto controllo anche per chi non è un fanatico di Europa Universalis, d’altra parte le subquest necessarie per ottenere i talenti necessari anche solo al proseguimento della storia sono veramente noiose. La cosa positiva è che spesso, se si esplora bene il mondo negli spostamenti necessari alla main quest, gli oggetti che ci vengono chiesti dagli NPC sono già in nostro possesso, risolvendo la quest in maniera automatica. Quelle che però non si sono risolte da sole, richiedono sempre di svolgere le stesse poche cose (raccogliere/consegnare oggetti e uccidere qualche mostro, o vincere una battaglia campale), diventando alla fine piuttosto noiose, soprattutto perché non viene aggiunto praticamente nulla alla narrazione. Insomma, la solita questione, c’era il potenziale ma si son persi in un bicchier d’acqua.

Chiudiamo la recensione con l’aspetto tecnico di Ni No Kuni 2, che ha il non piccolo fardello di dare seguito alla magnificenza che il primo episodio portava su Playstation 3 sotto il profilo visivo. Chiaramente Ni No Kuni 2 è tecnicamente migliore, e sembra anche stupido dirlo. D’altra parte però quel grande impatto è andato perso, nonostante la direzione artistica rimanga di altissimo livello e molti dettagli, anche piccoli, siano curate in modo non trascurabile. Oltre ai personaggi che sembrano dei cartoni animati in nostro controllo, tutto il mondo di gioco risulta tratteggiato e caratterizzato ottimamente, nonostante le città siano un po’ morte per via del comportamento degli NPC che le abitano. Dettagli, in realtà, perché Ni No Kuni 2 si comporta brillantemente, e anche su Playstation 4 standard ci sono veramente poche critiche da fare all’impianto audiovisivo del gioco, sia per resa che per prestazioni (i cali di framerate sono rari, ininfluenti e soprattutto non eccessivamente gravi), ma anche per quanto riguarda la colonna sonora originale, che è firmata da Hisaishi, una garanzia per chiunque conosca la sua opera.

Verdetto 

Ni No Kuni 2: Il destino di un regno, si comporta bene o male come il primo episodio: buono per passare il tempo, esteticamente e musicalmente molto bello, ma senz’altro da dire, con una storia sempliciotta, dialoghi decisamente non memorabili e un gameplay poco soddisfacente. Se vi piace lo stile di Studio Ghibli, o di Level-5, e volete un JRPG leggero che non vi metta di fronte ad una sfida ostica, Ni No Kuni 2 è il gioco che fa per voi. Se cercate qualcosa di più appassionante, in cui affezionarvi ai personaggi, con qualcosa da dire e un livello di sfida degno di questo nome (e magari anche con subquest non copia incollate), passate tranquillamente oltre: di JRPG più spessi ce ne sono molti.

 

 

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.